Magnifica serata in quel di Sesto San Giovanni. Sotto un tendone da circo, Vinicio Capossela e il suo gruppo hanno dato un saggio della loro bravura interpretando le festività natalizie con fantasia, calore (ce n’era bisogno perché sotto il tendone faceva freddo) e senso dello spettacolo, passando dall’allegria sfrenata all’introspezione melanconica.
Ma andiamo con ordine. Il concerto è aperto dall’esibizione del mago Christopher Wonder – ovvero Escape Artist, Chicken Hypnotizer, Platespinner, Bad Ventriloquist, mica bruscolini – che si esibisce come giocoliere, prestigiatore, ipnotizzatore di galline e altre meraviglie che incantano il pubblico. Dopo l’intro circense irrompono Vinicio e la sua band. I musicisti sono vestiti con completi colorati – «come i pastelli Carioca Junior» – e oltre ai fiati, sax e trombone, vestiti rispettivamente in giallo e verde, riconosciamo il batterista con un bellissimo vestito blu e nell’ombra Alessandro Asso Stefana, chitarrista, fidato collaboratore e produttore dell’album Sciusten Fest n.1965. Capossela si esibirà per tutto il concerto con cappelli, turbanti ed occhiali sempre diversi, gestendo con abilità e mestiere non solo la parte musicale ma anche quella coreografica, studiata, as usual, nei minimi dettagli.
Il concerto si si apre con una versione sparata a mille di Vodoo Mambo, un brano del suo ultimo album, che si trasformerà in E allora mambo e poi ancora in Mambo Italiano; in tutte queste mambo-variazioni i fiati giocano un ruolo fondamentale e al pubblico è richiesta una collaborazione spontanea nei cori. Sono sufficienti pochi minuti perché l’ambiente si riscaldi e il pubblico, come per il potere ipnotico del Mago Wonder, rimanga stupito e ammaliato.
Ora, Vinicio, con in volto la maschera di una scimmia interpreta Voglio essere come te, tratta dalla colonna sonora del film Il libro della giungla, un brano che nella versione originale era interpretato da Louis Prima, personaggio che viene omaggiato poi con la riproposizione italo-americano di Angelina Zooma Zooma: una della vette di questo concerto.
L’atmosfera festosa cambia completamente quando Vinicio, avvicinandosi al piano interpreta un brano di Tom Waits dal titolo A Christmas Card From The Hooker In Minneapolis, diventata nella sua traduzione semplicemente Charlie, ovvero il destinatario della lettera natalizia scritta da una donna devastata dalla vita. Considerazioni a briglia sciolta: Tom Waits e Louis Prina sono due artisti che hanno giocato un ruolo importante nell’evoluzione artistica di Capossela. Spunto due: è meravigliosa la capacità di Vinicio di portare il pubblico dall’eccitazione estrema con i fiati e le percussioni e poi, trasportarlo nei meandri più nascosti della bassezza umana, come nel brano di Waits, dove la disperazione è palpabile.
Ma la festa continua, Vinicio ricorda la sua infanzia in Germania – lui è nato ad Hannover e le festività natalizie tra canti e birra se le ricorda bene – con l’atmosfera ben delineata nel brano Sciusten Feste. E così mentre la band non si risparmia, il Wonder Mago e una ballerina intervengono per meglio sottolineare lo spirito natalizio nei brani che l’artista riprende a suo modo, ovvero Santa Claus Is Coming To Town e Campanelle, italica versione di Jingle Bells .
Per dimostrare la varietà dello spettacolo va sottolineata, nella sequenza dei brani, la riproposizione della La danza delle fate tratta da Lo Schiaccianoci di Pyotr Ilyich Tchaikovsky con ballerina, a cui segue Maraja, e l’atmosfera ritorna festante e rumorosa. Il Vinicio confidenziale riprende un vecchio brano come Danke Schoen – un successo internazionale scritto da Bert Kaempfert nel 1962 che ricordo interpretato da Connie Francis – riuscendo nell’impresa di far cantare tutto il pubblico mentre degli enormi palloni colorati sono lanciati in platea. Capossela e la band si accomiatano ma sono richiamati in pista dalle rumorose richieste del pubblico. E qui inizia un altro concerto in cui Vinicio riprende Christmas Song, un brano inciso nel 1990 nel suo primo album All’una e trentacinque circa, per approdare poi a Il Tempo Dei Regali e coinvolgere ancora il pubblico tra canti e palloni gonfiati gettati sugli spalti. Il concerto termina dopo circa due ore con uno dei brani più belli scritti da Capossela, Ovunque Proteggi e l’interpretazione di questa canzone vede in scena anche Gobbi, un giovane artista (Cesena, 1997) che ha recentemente diviso con Vinicio alcune date in Germania durante il tour di Sciusten Fest.
Ah dimenticavo, Capossela nelle vesti di Sante Nicola, prima che gli americani lo trasformassero in Santa Claus, descrive, in dialetto pugliese, la situazione internazionale in cui ci troviamo, e così tra guerre, scandali e pseudo-deportazioni in Albania, Vinicio dimostra di essere un artista con un occhio attento ai problemi reali.
Richiamato ancora una volta dal pubblico, il concerto si chiude definitivamente con Il Friscaletto (Uhè cumpari), un modo per presentare la band, il mago, la ballerina e tutto il personale che ha prodotto questo bellissimo concerto.
Vinicio si conferma sempre uno degli artisti italiani più interessanti e, senza dubbio, più imprevedibili del nostro panorama musicale.