Andy Dale Petty

Recensioni

Tom Brosseau, Andy Dale Petty, Darren Hayman e i loro nuovi dischi

TOM BROSSEAU
Perfect Abandon
Tin Angel ***

ANDY DALE PETTY
Frick’s Lament
Voodoo Rhythm/Goodfellas ***

DARREN HAYMAN
Chants For Socialists
Wiaiwya/Goodfellas ***

tom-brosseauTre dischi cantautorali, il cui unico legame è quello di guardare, ciascuno a proprio modo, al passato. Di Tom Brosseau, folksinger del North Dakota, abbiamo scritto diverse volte su Buscadero. Anche se nei suoi album, ormai ben otto con quest’ultimo, ha esplorato le diverse possibilità della canzone d’autore – a volte facendosi più indie, altre più rock o persino pop – la sua cifra stilistica più forte è quella legata al folk delle coffee houses, al mondo evocato da un film come “Inside Llewyn Davis”, giusto colorato con qualche accenno di country. In questo senso, il nuovo Perfect Abandon è esemplare fin dal suo incipit, visto che è aperto dalla narrazione accompagnata da una chitarra acustica di Hard Lucky Boy, un pezzo che pare gettare un cono di luce sul palco di un polveroso locale del Village, con al centro un solitario storyteller. Prodotto e registrato a Bristol da John Parish e Ali Chant, un po’ tutto l’album si muove sulle coordinate di un cantautorato folk intimo e dolce, capace di dare lustro al falsetto vibrato di Tom. Su questo fronte ricordiamo la bella Tell Me Lord, l’incantevole Goodbye, Empire Builder, la ballata al chiaro di luna The Wholesome Pillars. Quando a dargli man forte c’è poi un piccolo combo di musicisti, vengono fuori suggestioni country a là Johnny Cash (Roll Along With Me), brani dal fluviale tocco dylaniano (Landlord Jackie) o pezzi dal più sostanziale respiro rock (My Sweetest Friend). Niente male insomma.

61yVmJgG1aL._SL500_AA280_Anche Andy Dale Petty sembra provenire da uno strappo tra le pieghe del tempo. Nato a metà degli anni ’80 in Georgia, ha preso a vagabondare in lungo ed in largo per Stati Uniti ed Europa come un vero hobo, armato di chitarra e banjo, con l’idea di suonare per le strade del mondo. Un primo disco l’aveva pubblicato nel 2009, seguito da un secondo nel 2012, a cui ora aggiunge il fresco di stampa Frick’s Lament. Coacervo di old time music, bluegrass e folk, la musica di Andy Dale Petty si serve giusto di una chitarra a 12 corde, di un banjo, di un’armonica, di una sezione ritmica assolutamente basica ed ovviamente della voce del titolare. La battente title-track messa in apertura dà il via alle danze, con un programma che vede in lista un traditional del 1927 quale Train On The Island, una revisione di brani di Sylvester Weaver ed Elizabeth Cotten in Steel Guitar Rag/Shake Sugaree ed un pugno di originali decisamente in linea con questi pezzi. Rustiche e pimpanti, canzoni come Early Modern Times, la più rockata Meteor Shower e strumentali come Keraxa Lu e Augostine’s First Return, faranno la gioia di appassionati del genere o di quanti avevano apprezzato il primo Langhorne Slim (del quale però non eguaglia il talento).

wialp035-sleeve-detail-CMYKCompletamente diverso il modo di guardarsi alle spalle di Darren Hayman, un po’ perché sono diverse le sue radici – è inglese – un po’ perché anche il suo background musicale è differente – probabilmente lo ricorderete a capo degli indie-rockers Hefner. Il contenuto, quantomeno tematico, di Chants For Socialists, oltre che dal titolo stesso, è ben spiegato dal suo sottotitolo: The political lyrics of William Morris adapted and set to music by Darren Hayman. William Morris fu un importante artista, poeta e scrittore britannico, vissuto nella seconda metà dell’Ottocento ed uno tra i più grandi attivisti socialisti inglesi (con la figlia May collaborò con gli stessi Marx ed Engels). Ovviamente, Hayman deve credere che le parole qui musicate abbiano un senso anche oggi e basta questo a fare del suo un disco molto meno nostalgico e passatista dei due che abbiamo citato sopra. Anche i riferimenti musicali sono ben più moderni, diciamo in bilico tra indie-folk, power pop a là Big Star ed un inglesità marcatissima che viene fuori soprattutto nella Awake London Lads a cappella ed in una Down Among The Dead Men che avrebbero forse potuto cantare anche certi Kinks. La voce particolare e sempre leggermente out of tune di Hayman ci guida così in un disco orientato alla ballata elettroacustica, spesso arricchita da interventi corali femminili. Il power pop di May Day 1894, la March Of The Workers costruita attorno al piano, il folk melodico di The Day Is Coming, le trame acustiche di All For The Cause e la bella chiusa lirica di No Master High Or Low, alcuni esempi della forza di quest’album. Un gioiellino che, anche visti i tempi, una sua ragion d’essere ce l’ha di sicuro.

https://www.youtube.com/watch?v=uauAcHPPclc&spfreload=10

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