THE ROLLING STONES
From The Vault – Live In Leeds 1982
Eagle 2CD+DVD
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Adesso che si sono aperti i rubinetti capita di avere più documenti di uno stesso tour quando abbiamo dovuto attendere anni per avere un live come si deve. E non sempre quello che veniva messo a disposizione (vedi Still Life, Flashpoint e Live Licks) era all’altezza della grandeur dei Rolling Stones dal vivo. Poi sono cominciati i Box a rendere giustizia ai concerti delle Pietre, memorabili anche se specchio di tempi recenti, Four Flicks e The Biggest Bang e memorabile il DVD del concerto di Hyde Park del 2013 (Sweet Summer Sun), ma a riportare in auge gli anni gloriosi della band dal vivo ci hanno pensato una serie di bootleg ufficiali estratti dagli archivi e resi disponibili in rete.
Quei bootleg sono stati ora ufficializzati con CD e DVD e così, contemporaneamente all’ottimo Live At The Tokyo Dome (1990) recensito su queste pagine, esce l’altrettanto eccellente Live In Leeds 1982 cronaca del concerto tenuto nella città inglese il 25 luglio di quell’anno, nell’ultimo show del tour di supporto all’album Tattoo You, tour iniziato in terra americana l’anno prima. Quel tour venne a suo tempo documentato con lo striminzito e deludente Still Life, ben poca cosa rispetto a quanto è stato fatto recentemente con lo splendido Hampton Coliseum (Live 1981) per la parte americana del tour e Live In Leeds per l’appendice europea, 32 shows tra il maggio e il luglio del 1982 in stadi e parchi (ad eccezione della “prima” al Capitol Theatre di Aberdeen), tra cui il famoso concerto allo stadio di Torino nello stesso giorno della vittoria italiana nella coppa del mondo, prevista da Jagger sul palco.
Al Rounday Park di Leeds di fronte a 80mila spettatori gli Stones, ancora con Ian Stewart al pianoforte, salgono sul palco dopo le note di Take The A Train di Duke Ellington, una entreè simile a quelle usate da Mink DeVille quando aveva come intro standard del jazz come Harlem Nocturne o Goodbye Pork Pie Hat, e subito a ridosso di tale delicatezza da intenditori contrappongono due pezzi macho e sado come Under My Thumb e When The Whip Comes Down e le allusioni sessuali di Let’s Spend The Night Together, oltre alla lasciva e funky Shattered. Non c’è che dire, siamo solo nel 1982, gli Stones sono ancora giovani e spregiudicati, non pentiti delle sregolatezze delle loro esistenze anche se Richards è fuori dal tunnel e Jagger si è lasciato alle spalle le notti dello Studio 54 e fa jogging sul palco abbigliato come un colorato giullare medioevale ad una partita di football americano.
Il palco è immenso, ma nulla rispetto a quelli che verranno in seguito a partire dallo Steel Wheels Tour, soprattutto le pedane laterali consentono a Jagger di correre da una parte all’altra con grande dispendio di energia senza per questo mancare al suo ruolo di cantante e performer, sovrastato dalla enorme coreografia disegnata dall’artista giapponese Kazuhide Yamazaki. Al centro del palco sta la band, Keith Richards, giubba nera, jeans e collanina d’oro con la foglia di marijuana, Ron Wood con perenne sigaretta tra le labbra vestito di bianco e rosso, sono gli anni ottanta e risplendono colori di ogni tipo, non sempre coordinati, Bill Wyman sorprendentemente sorridente, paradossalmente bello tanto da essere il più ripreso dal cameraman, Charlie Watts in t-shirt e i due tastieristi, Stewart e Chuck Leavell, prima volta in tour con gli Stones dopo la sua militanza nella Allman Brothers Band. Sono gli unici due ad essere vestiti come potrebbero esserlo anche oggi, sobri con maglietta e jeans. E’ l’ultimo tour di Ian Stewart e il suo tocco si sente perché nei tanti brani rock n’roll della scaletta, da Twenty Flight Rock di Eddie Cochran a Going To A Go Go, da Let Me Go a Hang Fire, pur coadiuvato dallo stesso Leavell, il sound pulsa di honky-tonk e di una ritmica travolgente alla Jerry Lee Lewis.
E’ un po’ la peculiarità di questo concerto e in generale di tutto il tour, da una parte uno scoppiettante rock n’roll, frutto di Tattoo You, con la nervosa Neighbours, la rilassata Black Limousine, l’arrembante Start Me Up e la maliziosa Little T&A cantata da Richards, dall’altra il soffiare incandescente dei due sassofoni, Bobby Keys, ritornato a tempo pieno nella band e Gene Borge, una vera forza della natura, capace di passare da un rovente R&B a sfumature jazzy come fa sentire nella sensuale Beast Of Burden e nella lunga escalation di You Can’t Always Get What You Want, (le mani sul pianoforte qui le mette Chuck Leavell) due dei brani che da soli motivano l’acquisto di questo CD/DVD.
Trovi l’articolo completo su Buscadero n. 384 / Dicembre 2015.