Non si può non definirlo un evento il recente passaggio delle Breeders in Italia: intanto perché, a mia memoria, non credo fossero mai passate dal nostro paese, poi perché il loro ultimo e ancora recentissimo album è davvero un ottimo disco, a distanza di qualche mese ancora uno degli ascolti più piacevoli dell’annata in corso. All Nerve ha visto la band americana tornare in scena con la loro formazione più classica, quella del celeberrimo Last Splash per intenderci, quella che alle voci e alle chitarre delle gemelle Deal vede sfilare il basso (e a volte la chitarra) di Josephine Wiggs e i tamburi di Jim MacPherson, line up che su disco non si vedeva appunto dal lontano 1994, ma che dal vivo era tornata ad esibirsi già dal 2012.
Stessa formazione – a parte un paio di brani in cui si sono aggiunti un chitarrista e un tastierista – che si è presentata sulle assi del palco di un Santeria Social Club pieno, ma non quanto era lecito aspettarsi per un appuntamento di questo genere. In compenso, il pubblico accorso, nelle cui fila preponderanti erano coloro che erano giovani negli anni ’90, ha fatto sentire alla band tutto il suo calore fin dalle primissime battute, instaurando un feedback elettrizzante tra musicisti e audience. Non c’è nessuno spazio per il glamour o per i lustrini in un concerto delle Breeders: a parte qualche semplice visual alle loro spalle, che riprendono la grafica di copertina dell’ultimo album, il loro atteggiamento sul palco è improntato alla più assoluta naturalezza e semplicità e il sound è ancora quello diretto, elettrico, eppur sempre melodico, per i quali sono riconosciuti maestri.
Indie-rock anni ’90 di quello più facilmente riconoscibile come tale, un tipo di musica che ha ancora oggi un’energia e una forza che paiono inscalfibili (e che a un vecchio come me non pare vero che non riesca più ad avere l’appeal che aveva ai tempi presso le nuove generazioni, misteriosamente sempre più disaffezionate al suono delle chitarre). La materia le Breeders la conoscono a menadito e del resto è la storia a parlare per loro: questi sono suoni di cui loro sono indiscutibilmente tra i più grandi.
Qui lo hanno dimostrato attraverso ventiquattro brani tutti invariabilmente memorabili, ventiquattro canzoni nelle quali le voci e le chitarre di Kim e Kelley Deal si sono incrociate fra loro dando vita a un susseguirsi di emozioni miste a divertimento. Kim ha ormai l’aspetto di una sorellona maggiore sempre pronta a farti scoppiare in una risata; Kelley, si spera ormai per sempre lontana dai suoi problemi con l’eroina (in una recente intervista ha dichiarato di essere pulita da più di otto anni), sempre sorridente e qui e là intenta a battibeccare con la sorella; Josephine impassibile e fintamente serissima, ma molto puntuale sul suo strumento; Jim, infine, un batterista potentissimo e vero motore che tutto tiene in piedi e in movimento. I dischi più saccheggiati sono stati ovviamente All Nerve e Last Splash – inevitabile una Cannonball che ha acceso non poco gli animi, ma anche i nuovi pezzi hanno esaltato non poco – ma se devo segnalare il momento che forse più ha sorpreso me e i presenti è stato quando hanno tirato fuori dal cilindro Gigantic, pezzo che, di certo lo saprete, Kim scrisse quando stava nei Pixies e che rimane sempre e comunque un intramontabile classico e una bellissima canzone. Con quella hanno chiuso il loro set, prima di tornare sul palco e offrire altri tre pezzi in grado di sugellare un’ora e mezza di musica assolutamente perfetta. E non solo per i nostalgici.