THE BREEDERS
LAST SPLASH – 30TH ANNIVERSARY ORIGINAL ANALOG EDITION
4AD
****
FOLK IMPLOSION
MUSIC FROM “KIDS”
DOMINO
***½
Seppero prendersi una bella rivincita Kim Deal e Lou Barlow quando abbandonarono le rispettive band, i Pixies la prima, i Dinosaur Jr il secondo, per intraprendere delle avventure musicali in cui potersi esprimere liberamente senza dover sottostare al giogo dittatoriale di personaggi quali, sempre rispettivamente, Black Francis e J Mascis.
Kim raggiunse un successo strepitoso col secondo album di The Breeders, quel Last Splash del quale qui recensiamo la ristampa in occasione del suo trentesimo anniversario; Lou guadagnò immenso credito come songwriter sia coi Sebadoh, che come solista, che infine con i Folk Implosion, i quali un grande hit lo ebbero soprattutto con la Natural One consegnata a Larry Clark per la colonna sonora del suo celeberrimo film “Kids”, pellicola di cui curarono l’intera colonna sonora, che qui viene ristampata con le differenze che andremo a segnalare.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalla 30th Anniversary Original Analog Editiondi Last Splash: il nome lo si deve al fatto che il disco è stato rimasterizzato partendo dai nastri analogici originali, creduti persi e invece di recente recuperati. La “rispolveratura” dona al disco il dinamismo e la brillantezza che gli compete, dando lustro a un album che non ha perso un’oncia della sua freschezza e della sua forza.
Parliamo di un autentico classico degli anni 90, disco di platino sia in Inghilterra che negli Stati Uniti, soprattutto grazie a un singolo iconico quale Cannonball, brano che all’epoca spopolò sui canali TV musicali e nelle radio, mettendo un punto fermo su quello che nel decennio sarà considerato indie rock.
Registrato dalla formazione classica della band, quella che a Kim aggiungeva la sorella Kelley Deal, Josephine Wiggs e Jim Macpherson, tutto Last Splash è un concentrato d’idee brillanti, canzoni che coniugano melodie pop e rumore chitarristico, in cui veniva messo a punto una sorta di riammodernamento delle musiche dei girl groups aggiungendovi echi velvettiani (la ballata narcotica Mad Lucas), striature country (Drivin’ On 9) e tutta l’iconoclastia della musica del dopo punk che dagli anni 80 in poi aveva iniziato a cambiare faccia al rock (con canzoni strepitose come New Year, Invisible Man, Divine Hammer, la bellissima Saints, per dirna qualcuna).
Aggiustando quel tanto che bastava le idee del loro primo album, Pod, The Breeders davano alle stampe un classico destinato a diventare purtroppo anche il loro epitaffio, con storie di droga che portarono a una dissoluzione superata solo anni dopo, quando l’avventura venne ripresa.
La ristampa viene pubblicata in doppio 12” a 45 giri, a cui si aggiunge un terzo 12” con i due inediti di prammatica – la bella Go Man Go, indie rock con stop & go nel loro più classico stile e Divine Mascis, ovvero una versione alternativa di Divine Hammer cantata da J Mascis – che se nulla spostano in fatto d’importanza dell’opera, di certo sono molto piacevoli. Leggermente diversa la copertina, visto che l’originale di Vaughan Oliver è qui reimmaginata dal suo vecchio collaboratore Chris Bigg.
Se Last Splash è il disco simbolo di The Breeders, Music From “Kids” non è per i Folk Implosion il suo analogo. Certo, dentro, come dicevamo, c’è il pezzo più noto della band di Lou Barlow e John Davis, quella Natural One qui posta in apertura che, con il suo andamento ipnotico, le chitarre acide e il bordone che la sorregge, ancora oggi è un singolo pressoché perfetto, ma non so se questo basta a farne un titolo adatto a chi voglia approcciare la band per la prima volta (io gli consiglierei uno degli album veri e propri).
Detto ciò, Music From “Kids” non è precisamente una ristampa della colonna sonora originale del film uscita all’epoca: se infatti lì c’erano anche brani di altre band, qui sono raccolti solamente i pezzi che Barlow e Davis scrissero per l’occasione, ovvero, Natural One a parte, diversi strumentali super groovati, memori della fascinazione subita da Barlow all’epoca per l’hip hop e l’r&b, ma anche qualche ficcante canzone come la beckiana Nothing Gonna Stop: la fascinosa Wet Stuff, disegnata dal beat e da un fraseggio di piano; l’hardcore fulminante Crash.
La scaletta qui è completata da alcuni bei pezzi che stavano sul di poco seguente album della band, Dare To Be Surprised (Insinuation, Burning Paper, Checking In, Wide Web, Park Dub), che onestamente non ricordo se comparivano nel film, a cui si aggiungono un paio di remix (di Natural One a opera degli UNKLE e di Insinuation fatto dai Dust Brothers), più una versione strumentale di Nothing Gonna Stop. Tutta roba più che buona.