Raduniamo qui le recensioni di tre interessanti box antologici veicolati dalla sempre benemerita Cherry Red e dalle sue etichette collegate. Buona lettura e buon ascolto!
A.A.V.V.
HAVING A RAVE-UP! – THE BRITISH R&B SOUNDS OF 1964
GRAPEFRUIT RECORDS/CHERRY RED
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Il pensiero angosciante di aver sprecato la mia giovinezza che mi assale quando ascolto i 3 Cds di Ha- ving A Rave-Up! – The British R&B Sounds Of 1964, che racchiudono e compendiano quanto la fredda Albione ha partorito di musica che trasudava da tutti i suoi pori una negritudine R & B, Soul o semplicemente Rock, arrivata dalle sponde lontane di un Atlantico, non ancora colonizzato dalla British Invasion. Eppure il 1964 fu per me l’anno in cui mi si aprirono gli occhi e le orecchie al nuovo rock degli Stones, profumato di blues e al beat-pop più edulcorato (ma allora rivoluzionario) dei Beatles! Però, al di là dei pochi 45 giri della Decca e della Parlophone, dovetti aspettare parecchi anni perché qui in Italia cominciasse ad arrivare il Soul e il R & B rimbalzati dall’UK. E invece lassù ci stava davvero un mondo di suoni caldi, ritmati, selvaggi, con i fiati in evidenza, con reminiscenze dei basilari insegnamenti del jazz che ai fiati univano le sonorità ritmiche dell’R & B.
Ciryl Davis e Alexis Korner furono, con la loro band la Blues Incorporated, veri catalizzatori per la scena dei musicisti della generazione dei baby-boomers: Eric Clapton, Rod Stewart, Paul Jones, Long John Baldry, Eric Burdon che si fece 600 miglia in autostop da Newcastle-upon-Tyne per cercare di entrare nella loro band. Ma furono gli stessi Rolling Stones ad esserne influenzati, con il loro proto-punk intriso di blues, mentre sulle sponde del Mersey a Liverpool nasceva quel Merseybeat (giunto a noi, attraverso i Beatles), la cui influenza sul sound del pop-beat UK fu fondamentale. Fu proprio il 1964 l’anno fondamentale di questo nuovo movimento; fu l’anno in cui i Rolling Stones, The Animals, Manfred Mann, Them, Pretty Things raggiunsero le parti altre delle classifiche dei singoli.
Purtroppo per motivi di copyright né Rolling Stones, né Them sono rappresentati in questo prezioso cofanetto Having A Rave-Up! – The British R&B Sounds Of 1964, ma quello che è incluso, The Yardbirds, The Spencer Davis Group, Graham Bond, The Primitives, Manfred Mann, The Pirates, The Zombies, John Mayall & The Blues Breakers, The Animals, The Graham Bond Organisation, The Hollies, The Kinks, Georgie Fame, Long John Baldry, The Merseybeats basta per capire l’importanza di quell’anno che, pure per me in forma ridotta, fu davvero mitico.
Il tutto con una miriade di foto in B/N, e notizie accurate su ogni brano riportate nel libretto che viene incluso; così potrete scoprire pure altre chicche sconosciute nelle nostre lande desolate di un tempo: i Blues By Five della scuderia di John Meek, con una bella cover di Boom Boom di Hooker, The Sorrows con un brano di Sonny Boy Williamson Don’t start MeTalkin’, The Soul Agents la backing band di Rod Stewart, The Tridents (con Jeff Beck) in un brano inedito tratto dalla BBC, The High Numbers (che molto più tardi avrei saputo essere gli embrionali Who), The Birds con il giovanissimo Ronnie Wood, The Paramounts con Gary Brooker alle tastiere, The Hoochie Coochie Men con Rod Stewart. Mi fermo qui ma vi assicuro che di scoperte eccellenti ne farete ancora parecchie ascoltando le 91 canzoni qui incluse, come ricorda Phil May dei Pretty Things: “Quando successe l’esplosione del R&B, eravamo sotto shock”. Buon ascolto e buone scoperte!
A.A.V.V.
RING THE BELLS AND SING – PROGRESSIVE SOUNDS OF 1975
ESOTERIC RECORDINGS/CHERRY RED
***1/2
La Esoteric prosegue nella sua sequenza annuale sui Progressive Sounds, questa volta presentandoci il 1975, con questo cofanetto Ring The Bells And Sing che riepiloga esaustivamente un anno che vede il Prog giungere alla sua maturazione, in cui si cominciano a vedere i segni della futura decadenza che il Punk contribuirà ad accelerare. Ormai questo tipo di musica, giunto al suo Top, vede il totale abbandono del 45 giri in quanto questo tipo di musica sofisticato e dedicato al pubblico adulto dei teatri e giovanile, ma delle Università, ormai aveva sancito, come ben ricorda l’attento curatore Mark Powell, l’uso del solo Lp come mezzo di diffusione di una musica che trovò nella trasmissione BBC The Old Grey Whistle Test un eccellente amplificatore. Come sempre le note sono accuratissime e delineano, per ogni artista/band presentati, un dettagliato profilo che non si limita all’anno in corso (di cui viene presentato l’album da cui sono tratte le selezioni), ma che racchiude le notizie più interessanti delineandone l’excursus storico.
Nel Box troviamo l’inclusione di 2 brani della Barclays James Harvest tratti da Time Honured Ghosts, tra cui l’eccellente In My Life che è tuttora nel repertorio della band e, per rimanere nell’ambito della musica classicheggiante, ecco i Renaissance con 2 brani tratti da Scheherazade & Other Stories; ci stanno derive del Canterbury Sound con due brani tratti dall’ultimo album Decca dei Caravan, tra cui la suite The Dubsong Conshirto e, per me uno dei loro brani migliori con il suo sviluppo in 6 parti per ben 18 minuti di musica; con Hatfield & The North, nati da una costola dei Caravan che poi si sarebbero trasformati in National Health; ci stanno pure i Soft Machine che, orfani di Wyatt, propongono il loro jazz-rock (ormai riempito da transfughi dei Nucleus) con i quasi 10 minuti Hazard Profile Part. 1, tratto dal non indimenticabile Bundles. Sul versante più decisamente Prog segnalo il brano Lucky Seven di Chris Squire degli Yes tratto dal suo disco solista Fish Out Of Water a cui partecipano: Bill Bruford e Mel Collins; altro primo album solista fu l’eccellente Voyage Of The Acolyte di Steve Hackett (Peter Gabriel aveva lasciato i Genesis) con partecipazione dei vecchi pard Mike Rutherford e Peter Collins che canta nella bella Star Of Sirius, l’altra canzone è Shadow Of The Hierophant; i Gentle Giant con canzoni tratte da Free Hand; i Camel catturati nel fulgido momento di Music Inspired By The Snow Goose; e, a sorpresa, la PFM (al tempo accasata alla Manticore) con ben 2 brani tratti da Chocolate Kings che fotografano la breve presenza del vocalist Bernardo Lanzetti.
Ma dentro ci sono pure i Procol Harum, i Be Bop Deluxe, i sottovalutati Nektar costretti ad emigrare in Germania, i Gallesi Man, ovviamente non potevano mancare i Van Der Graaf Generator di Goldbluff, il cui leader Peter Hammill aveva nel frattempo inciso un suo disco solista premonitore dell’ondata pu Nadir’s Big Chance. Ma tra i circa 50 brani contenuti nel 4 Cds del boxset ci stanno molti altri artisti che forse non hanno raggiunto la popolarità di quelli segnalati ma che meritano una riscoperta.
A.A.V.V.
ROOTS ROCK REBELS – WHEN PUNK MET REGGAE 1975-1982
CHERRY RED RECORDS
***1/2
Ci fu un momento preciso nella storia del rock Made in UK in cui la furia selvaggia e iconoclasta del punk giovanile di Camden incontrò i ritmi in levare e le canzoni politicizzate dei rasta, magari nelle versioni dub suonate dai sound systems di Brixton. Tra i responsabili di questo mix musical-culturale ci fu di certo il DJ e produttore Don Letts aka The Rebel Dread, estensore delle note di introduzione di questo cofanetto che in 3 Cds per 54 brani riesce a dare un quadro abbastanza esauriente di un movimento nato quasi per caso. Infatti pare che i djs dei locali punk, quando avevano esaurito i dischi punk da suonare, passassero dei brani reggae, magari in versioni dub, facendo così entrare nelle vene dei giovani bianchi arrabbiati anche la istanze di rivolta delle giovani generazioni giamaicane Inglesi.
Come ricorda Don Letts furono i Clash a fungere da apripista per incanalare queste duplici istanze di rivolta; la loro vena anarchica incanalava le frustrazioni e la rabbia dei tempi in un sound sporco, selvaggio e politicizzato; erano i portabandiera di una generazione che cercava disperatamente i propri anthem da cantare mentre potava sotto i palchi.
I loro contraltari Giamaicani furono i Culture che seppero infondere la spiritualità Rasta nella ribellione giovanile e i Burning Spear che seppero diffondere il roots-reggae pieno di soul della tradizione giamaicana, senza dimenticare il poeta del dub intellettuale Linton Kwesi Johnson che seppe creare una coscienza politica nelle nuove generazioni.
Sul versante bianco da non sottovalutare il lavoro del maestro del basso profondo Jah Wobble che, dopo aver suonato con John Lydon nei Public Image, seppe sviluppare una sua carriera solista nel dub. Poi ci sta l’ondata di revival-ska con band anche miste come The Beat, The Specials, The Selecter che si aprirono al versante dance floor di questa musica che seppe anche divertire con band come i Madness e i Bad Manners.
In questa raccolta trovate anche i grandi del dub Black Uhuru, gli Steel Pulse qui con la loro drammatica Ku Klux Klan, Dennis Brown considerato da Marley uno dei più grandi del reggae, i Londinesi Aswad, Jimmy Lindsay con una meravigliosa lunghissima cover dub di Ain’t No Sunshine. Sul versante bianco ci troviamo: The Pop Group con la lunga She Is Beyond Good & Evil Dub,i Doll By Doll, la mitica Hey Lord Don’t Ask Me Questions di Graham Parker & The Rumour, gli insospettabili XTC, gli UB 40, Elvis Costello & The Attractions con la reaggata Watching The Detectives. Molti altri artisti meno noti riempiono di suoni in levare, alzando la loro protesta contro quella che Linton Kwesi Johnson chiamava Inglan Is A Bitch.