Chuck Leavell con Ron Wood

Interviste

Special Guest: Chuck Leavell

Chuck Leavell è stato il pianista della Allman Brothers Band subito dopo la scomparsa di Duane Allman ed è dal 1981 il pianista dei Rolling Stones, basterebbe questo per chiudere il discorso. Ma Chuck Leavell è molto di più, è un musicista straordinario che ha portato esperienza e un tocco di stravaganza blues e jazz nei dischi e nelle band in cui ha suonato, da Eric Clapton (Unplugged e 24 Nights) ai Black Crowes (Shake Your Money Maker), dai Gov’t Mule (Live…with a little help from our friends) a John Mayer (Born and Raised), è un uomo sensibile ai problemi dell’ambiente, in particolare le foreste dello stato in cui vive, la Georgia, ed è una persona umile e di una signorilità fuori dal comune.


Quando, attraverso Maurizio “Gnola” Glielmo, suo amico, gli ho mandato una mail dicendogli che ero interessato ad intervistarlo ma capivo che il suo tempo era prezioso visto che era in tour coi Rolling Stones, lui in meno di un’ora mi ha risposto affermando che non c’erano problemi, anzi era lusingato di essere messo in esposizione da una rivista italiana, il Buscadero e che comunque avrebbe trovato del tempo in mezzo al tour per rispondermi. Gli ho mandato le domande, neanche dodici ore dopo avevo le risposte. Considerate il fuso orario. Incredibile, lui è Chuck Leavell, non l’ultimo arrivato. Provate ad intervistare anche l’ultima delle presunte rockstar o qualche rocker emergente, attraverso i loro manager o le case discografiche. Minimo ci vorrà una settimana prima che abbiate fra le mani qualcosa. Ma la classe non è acqua e Chuck Leavell di classe, oltre che di modestia, ne ha da vendere. Signore e signori, ladies and gentlemen, special guest: Chuck Leavell.

Sei nato a Birmingham in Alabama vicino Muscle Shoals, la località resa famosa dai suoi studi di registrazione, pensi che questa cosa abbia avuto un’influenza sul tuo modo di suonare?
Forse qualcosa mi ha lasciato, ma sono stato influenzato anche da tanti musicisti estranei all’Alabama e al Sud. Come Leon Russell, Elton John, Nicky Hopkins, Billy Preston, Ian Stewart e altri. Pianisti jazz come Keith Jarrett, Herbie Hancock, Chick Corea. Certamente ho assorbito gli stili di Clayton Ivy e Barry Beckett, due grandi tastieristi che hanno lavorato a Muscle Shoals.

Hai imparato per primo a suonare il piano o ti sei prima cimentato con qualche altro strumento, e chi ti ha insegnato a suonare?
Il pianoforte è arrivato prima di ogni altro strumento. Lo suonava mia madre ed è stata lei che mi ha invogliato a esercitarmi su di esso. Da quel momento ho preso lezioni, solo per qualche tempo…circa sei mesi, quando avevo sette anni. Dopo di ché mio cugino mi ha insegnato a suonare la chitarra e più tardi, alla Junior High School, ho imparato a suonare la tuba. Ebbi la mia prima band, The Misfitz, quando avevo tredici anni…suonavo sia la chitarra che le tastiere.

Prima di entrare nella Allman Brothers Band quali sono state le tue esperienze musicali?
Ce ne sono state diverse. Da giovanissimo con i Misfitz avevamo un set fisso all’YMCA ogni venerdì notte. Fummo addirittura richiesti come house band per uno show televisivo del sabato mattina. Dopo quella esperienza, all’età di quindici anni, iniziai a lavorare nelle session di registrazione di Muscle Shoals e di Birmingham. Attorno ai diciassette anni andai a Macon in Georgia e lì lavorai come sessionman. Partii in tour per un paio di anni con Alex Taylor, il fratello maggiore di James Taylor, che era alla Capricorn Records, e poi con Dr. John quando ne avevo diciannove. Mi unii agli Allman Brothers che avevo vent’anni.

Come è avvenuto il coinvolgimento con la Allman Brothers Band, chi ti ha messo in contatto, cosa è successo in quel momento?
Come parte della Capricorn “family”, tutti noi ci conoscevamo, non che fossimo degli amici intimi ma tutti eravamo al corrente dei musicisti accasati con la Capricorn. Dopo che Duane Allman morì, Gregg Allman volle fare un album solista, fui chiamato per delle sedute di registrazioni che risultarono nel disco Laid Back. Durante quelle sedute, gli altri membri della Allman Brothers Band venivano talvolta in studio e con loro si facevano delle jam session che andavano avanti per gran parte della notte. Queste session divennero ogni volta più interessanti e dopo un mese o poco più io fui chiamato negli uffici della compagnia discografica da Phil Walden, che gestiva l’etichetta ed era il manager della band. Con mia sorpresa tutti gli Allman Brothers erano là. Dopo una breve chiacchierata mi fu chiesto se fossi interessato ad unirmi alla band. Ne fui shockato e naturalmente accettai, così iniziai a lavorare a Brothers and Sisters, album che uscì poco dopo.

Fu difficile integrarti con gli altri musicisti della Allman Brothers Band? Entrasti nella band che Duane non c’era più, come era l’atmosfera al loro interno quando tu arrivasti, chi era il leader, Gregg o Dickey Betts?
Non ebbi nessuna difficoltà ad integrarmi con gli altri. Ero lì per cercare di fare del mio meglio come musicista e per cercare di aiutare la band a trovare una via leggermente diversa dalla precedente, cercare una nuova direzione sonora, dettata dal fatto che adesso non c’era più Duane. Contribuii a questo cambiamento, sfruttai le possibilità che mi venivano offerte e feci del mio meglio per aiutare la band con alcuni arrangiamenti nelle canzoni. Non era chiaro chi fosse il leader dopo Duane, più che altro all’interno della band vigeva una specie di “democrazia”, suppongo, sebbene sia Gregg che Dickey fossero primariamente gli autori e i cantanti. C’era molta unità, tutti noi volevamo suonare al meglio delle nostre possibilità per continuare quello che Duane e la band avevano iniziato anni prima.

Come fu la divisione dei compiti alle tastiere tra te e Gregg Allman? Avevi suonato insieme a lui in Laid Back ma adesso eri in una band….
Gregg suona principalmente l’Hammond B3, di fatto è un organista. Suona un po’ anche la chitarra e qualche volta il pianoforte. Il mio compito era suonare il piano e solo quello. Gregg è un gran suonatore di B3, forse non è molto conosciuto come solista, molto più invece per come sa dare, attraverso il suo modo di suonare, colore e dimensione alla musica. E’ veramente un grande. Il mio ruolo era più circoscritto, maggiormente finalizzato a qualche parte solista, e a mettere in risalto il lavoro di Dickey Betts. Noi due facemmo un gran lavoro coi nostri strumenti sulle armonie, come nelle melodie di Jessica, High Falls e diverse altre canzoni. Lavoravamo duro per ottenere il giusto assieme, la miscela perfetta. Era il gioco di squadra la carta vincente degli Allman Brothers, e lo dimostrammo, come quando Duane creava quelle armonie strumentali tra le due chitarre, e qualche volta con l’organo di Gregg. Con me il blend era tra le due tastiere, e non penso che ci sia stata qualche altra band a fare quello che facemmo noi prima di allora, fu quello a dare unicità al nostro sound.
Per quanto riguarda Laid Back le cose erano un poco diverse, Gregg suonò la chitarra in diverse tracce, lasciando che fossi io il tastierista principale. Naturalmente suonò alcune grandi parti di organo, ma non si pensava di fare un disco come Brothers and Sisters. Entrambi i dischi vennero fuori molto bene ma ognuno aveva il proprio sound e le proprie caratteristiche, anche se profumano entrambi degli aromi del sud.

Quando ti aggiungesti alla ABB il loro sound cambiò, come testimonia Brothers and Sisters, fu il risultato di un processo naturale o una scelta programmata?
La risposta è sopra, ma ti assicuro che fu una buona decisione cercare di non rimpiazzare Duane. Non mi importa quale grande chitarrista avresti potuto trovare al tempo, penso solo che fosse una scelta sbagliata cercarlo. Aggiungere uno strumento diverso rispetto alla chitarra diede alla band la possibilità di andare in una direzione differente, oltre ad esplorare nuove idee. Fu ovviamente una sfida per me, che però risultò essere efficace. Mi ha indotto a cercare nuove cose e ad elevare il mio livello di musicista.

Trovi l’articolo completo su Buscadero n. 381 / Settembre 2015

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