Anche Kris Kristofferson (1936-2024) se n’è andato. A un’età ragguardevole, certo, ma è un altro tassello della musica con cui siamo stati svezzati che prende il largo verso le celesti praterie.
E nel suo caso parlare solo di musica è riduttivo. Se dovessimo limitare ad un solo titolo la sua storia musicale, questo non potrebbe che essere Me And Bobby McGee, volenti o nolenti è una canzone che solo i sordi possono non aver ascoltato almeno una volta, anche incidentalmente. Se non altro nell’immortale versione che ne diede Janis Joplin. Poi ci sono tutte le altre, da Sunday Morning Coming Down a Jesus Was A Capricorn, a The Silver Tongued Devil And I, fino a Help Me Make it Through The Night e Why Me, sia che le abbiamo ascoltate nelle versioni originali o in quelle di altri giganti come Johnny Cash ed Elvis.
Come molti colleghi coevi, Kris era partito da una lunga gavetta, non senza aver prestato prima servizio nell’esercito, in una base NATO in Germania. Poi, pian piano, era partita la carriera discografica, parallelamente a quella come attore, cosicché nell’immaginario dell’ascoltatore, spesso e volentieri Kristofferson ha assunto le sembianze dei personaggi che aveva portato sul grande schermo, fossero essi Cisco Pike, Billy The Kid o Martin “Anatra di gomma” Penwald, il camionista liberatorio del Convoy (1978) di Sam Peckinpah.
Dalle nostre parti è sempre stato più conosciuto per il lavoro in ambito cinematografico, ma le due cose sono imprescindibili a partire dal ruolo di Cisco Pike, il cantautore/pusher protagonista dell’irrinunciabile Per Cento Chili Di Droga del 1972 (in cui compariva in un cameo un’altra leggenda della musica texana di nome Doug Sahm) passando per il Billy The Kid di “Bloody” Sam, al fianco di altri nomi della scena musicale come Bob Dylan, Donnie Fritts e Rita Coolidge, fino a quello della rockstar alla deriva di È Nata Una Stella (1976).
Con la Coolidge, sposata nell’anno di Pat Garrett & Billy The Kid (1973), Kristofferson mise in piedi un duo canoro di un certo successo, tornando — a fine rapporto — a fare il solista e mettendo insieme il poker d’assi degli Highwaymen insieme a Johnny Cash, Willie Nelson e Waylon Jennings. Se da un lato la sua musica è sempre stata attraversata da una certa spiritualità, non possiamo scordare come il nostro sia sempre stato anche un convinto progressista: nell’insospettabile 1979, fu uno degli artisti statunitensi che si esibirono nella Cuba castrista prendendo parte ad un festival svoltosi al teatro Karl Marx dell’Avana a cui presero parte tra gli altri anche Weather Report e la California Blues Band di Stephen Stills.
Nel corso degli anni la produzione discografica si è diradata, certo, ma quando ci si è messo Kris ha dimostrato di avere ancora, come emerso dall’ascolto del magnifico The Austin Sessions (1999), una voce meritevole di assoluta attenzione. L’ultima uscita a suo nome dovrebbe essere invece lo scoppiettante live d’archivio uscito nel 2022 e registrato al Gilley’s di Pasadena, Texas, nel 1981.
Ci mancherà, poco ma sicuro: a qualcuno mancherà nei panni dei personaggi cinematografici già citati, o in quelli di altri film fondamentali come I Cancelli Del Cielo (1980), Voglio La Testa Di Garcia (1974), Alice Non Abita Più Qui (1974), o nel ruolo del presidente americano Andrew Jackson nella serie TV Texas Rising (2015). A qualcun altro mancherà in carne ed ossa sul palco del tributo a Bob Dylan, mentre consola Sinead O’Connor presa a fischi e urla dal pubblico, o come lo si è visto nella sua ultima apparizione in pubblico lo scorso anno, quando per il 90° compleanno di Willie Nelson si è esibito tremolante al fianco di Rosanne Cash.
A me mancherà un po’ in tutte queste incarnazioni, ma soprattutto sentirò la mancanza del Kristofferson che ho visto dal vivo nel maggio del 1996 a Lagundo, ad una trentina di chilometri da casa mia, in quella che è stata la sua prima esibizione italiana in assoluto: era il concerto d’apertura nonché prova generale di un tour europeo, nella band essenziale che lo accompagnava c’era Jerry Scheff (il bassista di Elvis) e Kris indossava, a testimonianza del suo mai sopito impegno civile, una t-shirt che recitava «Free Leonard Peltier».