Interviste

Sempre Più Vicini: intervista a Marco Monaci

Negli ultimi anni, gli appuntamenti allo Spazio Teatro 89 di Milano, organizzati da Teo Segale e Marco Monaci, sono stati sicuramente tra i più appassionanti, interessanti e stimolanti, tra quelli offerti dalla città. Concerti votati sempre alla qualità, alla ricerca, a un modo non effiimero di proporre cultura e, nello stesso tempo, fare aggregazione.

Solo per fare qualche esempio, allo Spazio hanno suonato tipi come The Necks, l’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp, gli Horse Lords, i Senyawa, i Širom, gli Yalla Miku, oltre a diversi tra i più interessanti gruppi italiani in circolazione. L’improvvisa scomparsa, qualche mese fa, di Teo, oltre all’immensa tristezza, aveva fatto sorgere il dubbio che l’esperimento potesse non continuare. Marco, che lo ricordiamo è anche titolare del negozio di dischi e libri Volume (che come leggerete, presto diverrà altro), nonché anche musicista nei Fine Before You Came, assieme a vecchi e nuovi amici e con la collaborazione dello stesso Spazio Teatro 89, non ha però fatto evaporare ciò che s’era costruito e coraggiosamente ha deciso di andare avanti. Rilanciando inoltre e non poco, almeno a giudicare da ciò che si vede buttando un occhio al programma della neonata rassegna Sempre Più Vicini, della quale già vi avevamo segnalato gli appuntamenti fissati al momento.

La serata inaugurale c’è stata il 25 settembre, col concerto del percussionista Giovanni Iacovella e quello della bassista Ruth Goller e noi chiaramente c’eravamo.

Il primo si è reso protagonista di un bel set tutto basato sulle percussioni e sulla loro interazione sia con elementi digitali, sia con una serie di visual intrinsecamente legati a ciò che stava suonando dal vivo. Attraverso l’utilizzo di una batteria acustica, di svariati oggetti usati come percussioni e di electronics, Iacovella ha creato una sorta di unica suite nel quale mescolare poliritmi e textures sonore, dando forma a una musica dal feeling elettronico, anche se tutta suonata con gambe e braccia. Molto interessante.

Ruth Goller, intestaria di un ottimo, ancorché non facilissimo album, uscito per International Anthem, Skylla, si è presentata invece con l’accompagnamento delle vocalist Alice Grant e Lauren Kinsella e del batterista Emanuele Maniscalco, per presentare appunto i pezzi contenuti in quel lavoro. Musica ardua da definire univocamente, essendo assolutamente al confine con cose diverse fra loro. Nella maggior parte dei momenti è sembrato di trovarsi in pieni territori minimalisti, con la batteria a inseguire traiettorie jazzate, le voci delle tre cantanti intente (Goller compresa quindi) a dar forma a un pop alieno memore degli esperimenti vocali di Meredith Monk e il basso elettrico della leader a tratteggiare figure sonore al confine col post rock più sperimentale (spesso, non so bene perché, mi sono venuti in mente i Gastr Del Sol). Sound ipnotico come pochi, solo a tratti più ruvido e rumoroso, con la distorsione a montare lancinante. In entrambe le situazioni, inequivocabilmente fascinoso.

Una partenza migliore non poteva esserci, insomma, e quindi ci è parso del tutto naturale scambiare quattro chiacchiere con Marco, per sentire direttamente da lui cosa bolle in pentola e per discutere di musica live e altro ancora. In coda all’intervista, una gallery fotografica della prima serata di questa rassegna di concerti, della quale, è ovvio, v’invitiamo a non perdervi i prossimi appuntamenti. Segnateveli tutti sul calendario!!

Partirei dal nome che avete scelto per la rassegna di concerti allo Spazio Teatro 89: “sempre più vicini”. Una dichiarata scelta di diversità rispetto ai meccanismi sempre più alienanti nella quale pare vivere l’industria dello spettacolo oggi giorno (in una città come Milano, poi)? O anche l’implicito desiderio di farsi comunità, di creare uno spazio e degli appuntamenti dei quali il pubblico possa fidarsi a priori, sapendo di essere tra “amici” e di poter assistere a cose di alto livello?
Beh direi che hai centrato perfettamente il significato del nome della rassegna. Sempre Più Vicini parte come sai dal titolo di un album dei Casino Royale che ha segnato profondamente i ragazzi e le ragazze della mia generazione e che peraltro nel 2025 compirà 30 anni. Un disco a cui vogliamo bene e a cui siamo legati. Ci sembrava il titolo giusto per trasmettere quel senso di vicinanza e comunità che genera dalla passione per la musica dal vivo e per descrivere un modo diverso di vivere queste esperienze, in cui la dimensione sociale, la condivisione di idee, la curiosità e l’aiuto reciproco sono al centro di tutto, forse prima ancora della musica stessa. In una città in cui spesso i concerti sono vissuti come eventi a cui si deve presenziare per forza, per esserci e, ahimé, per poi poterlo raccontare, ci piace porci come alternativa un po’ più umana, ecco. 

Già negli anni passati, quando i concerti allo Spazio li organizzavi con Teo (a proposito, il continuare quest’avventura, credo, sia anche un modo per onorare lui e quello che avete costruito assieme), le scelte artistiche erano state per lo più orientate verso cose, da un lato di altissima qualità artistica, ma dall’altro per lo più laterali nei suoni, con una spiccata tendenza all’andare fuori dai sentieri più ovvi. Mi pare ci sia la voglia di proporre una serie di concerti racchiusi comunque in una cornice che sia coerente e dalla precisa personalità. È in effetti così?
È totalmente così. Teo rimane una fonte di ispirazione gigantesca e indispensabile sia per la scelta artistica, sia per il modo in cui ha sempre fatto le cose (e come le abbiamo sempre fatte insieme). Naturalmente l’intenzione mia, di Federico Ugliano e Luca Visciano dello Spazio Teatro 89 e di Nina Terruzzi, che da quest’anno è con noi, è di rendergli onore (Sempre Più Vicini è un album a cui anche Teo era molto legato), ripartendo da dove avevamo lasciato, ma contemporaneamente scompigliando un po’ le carte, a partire dal fatto che abbiamo pensato a una rassegna anziché una serie di concerti spot. Sempre Più Vicini è una rassegna che travalica i generi, il cui unico vero filo conduttore è un certo modo di fare le cose. Credo che quello che cerchiamo sia fondamentalmente un equilibrio tra ricerca e autenticità. Sono entrambi criteri che guidano le scelte artistiche, lo sono sempre stati. E poi ci piace provare a fare sentire le persone accolte in un luogo non esclusivo, nonostante a volte la musica che proponiamo non sia delle più immediate, diciamo.

Vuoi presentare in breve i prossimi appuntamenti?
Certo! Il 6 novembre ci saranno i Califone, storica band di Chicago capitanata da Tim Rutili nata dalle ceneri dei Red Red Meat a fine anni ’90. Presenteranno il loro ultimo, bellissimo lavoro Villagers. Il 10 novembre un matineé (alle 18) con Spiralis Aurea Trio ovvero i 3 chitarristi avant-sperimentali Stefano Pilia (Zu, Massimo Volume, Il Sogno Del Marinaio), Alessandra Novaga e Adrian Utley dei Portishead. Insieme suoneranno brani tratti dall’ultimo disco di Stefano Pilia intitolato proprio Spiralis Aurea. Il 13 dicembre ci saranno i faust, che non hanno bisogno di presentazioni e che saliranno sul palco con una formazione che conta tra i suoi membri oltre all’originale Zappi Diermaier anche Ilpo Väisänen dei Pan Sonic. E poi andiamo direttamente al 16 marzo 2025 con i Fire! di Matt Gustafsson che quest’anno hanno pubblicato il bellissimo Testament su Rune Grammofon e che non vediamo l’ora di ascoltare dal vivo. Stiamo lavorando anche a delle aggiunte molto interessanti tra febbraio, marzo e aprile, vi aggiorneremo presto.

Hai in programma di ripetere anche gli appuntamenti più piccoli proposti in passato all’Exalge?
Mi piacerebbe moltissimo perché Exalge è un posto bellissimo dove si sta bene e dove ci si sente subito a casa. C’è un mio problema di tempo al momento, ma conto nel giro di un mese o due di ricominciare a metterci la testa. L’esperimento di Volume Fuori dello scorso anno (anche quello nato insieme a Teo) era stato bello e voglio portarlo avanti. Il cuore è sempre (anche) lì.  

Quanto è diventato complicato, con l’aumento delle spese, dei cachet degli artisti e di tutto quanto, proporre concerti di questo tipo, credo sostanzialmente senza l’appoggio di fondi pubblici o sponsor?
Piuttosto complicato. Basarsi solo sui biglietti a volte ti costringe a escludere a priori delle proposte oppure a rischiare molto, e succede che si prende qualche batosta. Parliamo di numeri piccoli eh, ma del resto siamo piccoli anche noi, quindi è tutto proporzionato. Però è vero anche che l’aumento dei biglietti è un aumento piccolo. Un biglietto che fino a qualche anno fa magari costava 12/14€, adesso costa 15/18.  Sembra poco, eppure ha un impatto. Fondi pubblici ce ne sono ben pochi, anzi non ce ne sono affatto. Quest’anno però siamo riusciti ad ottenere un patrocinio da Fondazione Cariplo che ci aiuta a respirare un poco. 

Secondo te, è possibile creare in una città come Milano esperienze simili a quella del Jazz Is Dead a Torino, che ritengo sia un modello importante, in Italia, nel fare quello che si diceva sopra? O sono realtà così diverse che è molto più difficile? E in generale, è qualcosa che t’interessa o non è nei tuoi piani “allargare così tanto il raggio d’azione”?
Devo confessarti una cosa: non sono mai stato a Jazz Is Dead. Tutti gli anni mi ripeto che ci vorrei andare perché c’è sempre una lineup super interessante e non ci riesco mai. Poi io sono torinese, quindi ho un legame particolare con quella città e mi piace lo spirito con cui vengono portate avanti le cose. A Milano, secondo me, è complesso fare un festival di quel tipo, gratuito o a prezzi super popolari. Perché Milano tende un po’ a fagocitare tutto quello che è ‘evento’ in una spirale di music business, sponsor, economie, soldi, hype. Senza queste cose vai poco lontano. E non mi sembra che da parte della Regione o del Comune ci sia interesse a investire su progetti di questo tipo, che puntano tutto sulla qualità, a partire dal fatto che non ci sono nemmeno gli spazi adatti per farlo.  Anni fa organizzavo, insieme a un sacco di altra gente bella, un festival stupendo completamente autogestito e su base volontaria che si chiamava Zuma. Tre edizioni che furono quasi più un esperimento sociale (riuscitissimo) e che a suo modo dimostrarono che un altro modo di fare le cose a Milano è possibile. Ma a volte mi viene da pensare che fosse l’eccezione che conferma la regola. 

Non solo con i concerti stai proponendo cose a Milano. Da tempo Volume è un importante punto di riferimento per gli appassionati di musica (e non solo) in città. Ora stai per trasferirti in una nuova sede e unirti ai ragazzi e le ragazze di Spazio Bk, per creare un ulteriore luogo che non sia semplicemente un posto dove andare a comprare qualcosa, ma che (appunto) faccia comunità. Ti va di presentarlo ai nostri lettori?

Sì! Questa è proprio una cosa imminente che succederà nelle prossime settimane. Volume trasloca per la seconda volta in 8 anni, ma questa volta lo fa fondendosi a Spazio Bk (libreria bellissima specializzata in libri illustrati) e trasferendosi in uno spazio molto più grande, in Via Farini 69, in un progetto articolato che si chiamerà VolumeBK. Oltre a dischi, libri illustrati, saggi, libri di musica e molto altro, nel nuovo spazio ci sarà un grande laboratorio creativo dove accadranno tante cose: incontri, showcase, presentazioni, listening sessions, corsi e altro ancora. Tutto questo a partire da metà novembre circa. Sono contentissimo.

biglietti per i concerti di CalifoneSpiralis Aurea e Fire! sono in vendita al prezzo di 18 euro, faust a 25€, tutto su Dice.

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