Foto © Lino Brunetti

In Concert

Rhiannon Giddens + Micah P. Hinson live a Milano, 3/7/2024

È il Teatro Dal Verme, il “…più cool di Milano…”, a ospitare il Festival Worm Up!, una nuova rassegna estiva curata da Ponderosa Music And Arts e dalla Fondazione I Pomeriggi Musicali, con un cartellone di artisti internazionali che la sera del 3 luglio affianca due personaggi che apparentemente si direbbe abbiano poco in comune come il cantautore Micah P. Hinson e la folksinger Rhiannon Giddens, anche se, da prospettive diverse, entrambe rovistano tra le pieghe e le piaghe di un’altra America, che per il primo potrebbe essere più o meno quella che riempiva un disco come Nebraska e per la seconda quella che si delineava dalle canzoni di What’s Going On.

Aria condizionata, comode poltrone e una sala ampia dall’acustica e dalla visuale perfette hanno decisamente consentito al pubblico presente, in verità purtroppo non proprio numerosissimo, di godere della serata, che è stata aperta dalle intense e tormentate ballate country-folk di Michael Paul Hinson, accompagnato dai Guano Padano Alessandro “Asso” Stefana alle tastiere, al banjo e alla chitarra lap steel e da Zeno De Rossi alla batteria, che hanno imbastito uno show asciutto e polveroso incentrato sulle canzoni dell’ultimo lavoro dell’artista statunitense, I Lie To You, registrato in Italia e pubblicato lo scorso anno dalla stessa Ponderosa.

Hinson, un vero personaggio che assomiglia vagamente ad un Hank Williams con un’aria da nerd, in passato è stato a volte protagonista di concerti svogliati e discontinui, ma non da quando si è rimesso in carreggiata con un disco all’altezza del suo talento come lo splendido I Lie To You, e non appena guadagna il proscenio del Teatro Dal Verme deve sentirsi particolarmente ispirato, perché la struggente Wasted Days and Wasted Nights che apre il concerto, mette subito i brividi, lasciando affiorare i chiaroscuri che pervadono l’animo dell’autore e il suo amaro storytelling.

Con quel particolare baritono che a volte pare quasi sgretolarsi in sussurri per poi levarsi alto e potente, Hinson canta ballate che profumano di praterie sospese tra i malumori di Townes Van Zandt e i magoni di Jason Molina, suonando una chitarra acustica o graffiando un’elettrica che i due terzi dei Guano Padano accompagnano con eleganza e senso della misura, che si tratti di sbalestrati country & western come la cover di John Denver Please Daddy (Don’t Get Drunk This Christmas), di recuperi dal passato come l’intensa Beneath The Rose o di autentiche perle come la bellissima People.

Gli basta un’ora per stregare la platea del Teatro Dal Verme che lo saluta con uno scroscio di applausi e ne vorrebbe ancora, se i tempi non fossero ristretti per gli aggiustamenti del palco necessari al concerto di Rhiannon Giddens, per la prima volta in Italia accompagnata da un’intera band.

Dalle vaste pianure del Texas ci si sente proiettati verso le paludi della Louisiana non appena la Giddens al banjo, Dirk Powell alle tastiere e alla fisarmonica, Francesco Turrisi all’organo e alla fisarmonica, Niwel Tsumbu alle chitarre, Jason Sypher al basso e il batterista imbastiscono uno strumentale che combina folk, gospel, cajun e old time music in un eccitante concentrato di quella che in America chiamano musica delle radici, una materia che Rhiannon ha esplorato a fondo fin da quando militava nella formazione dei Carolina Chocolate Drops, evocando con uno spirito tutto nuovo gli arcani spettri della tradizione.

Studiare e comprendere le proprie origini è fondamentale per Rhiannon Giddens e l’artista lo racconta più volte nel corso dello show, spiegando spesso la natura delle canzoni in un italiano piuttosto spigliato o facendo tradurre le proprie parole dal compagno Francesco Turrisi. Affascinante, statuaria e bellissima come un’amazzone, la Giddens tiene il palco con disinvoltura e simpatia, suona banjo e violino e canta con una voce potente ed espressiva che trasforma qualsiasi cosa in assoluta meraviglia, mentre l’atmosfera da profondo Sud che pervade la sala è davvero coinvolgente ed eccitante, con arie da Appalacchi e afrori da bayou che si intrecciano ai ritmi di New Orleans e all’eco degli inni di una qualsiasi congregazione religiosa, perché i musicisti fluttuano tra sfrenati cajun francofoni come Dimanche Apres Midi, sofferti blues come Come Love Come, spiritati folk rock come la splendida You Louisiana Man, arcaici madrigali per banjo e fisarmonica come Briggs’ Forrò, impegnate ballate soul come Another Wasted Life, bollenti funky come Hen In The Foxhouse o ispirati country soul come la magica We Could Fly.

Il pubblico è entusiasta e inebriato da uno spettacolo che raramente capita di vedere da queste parti con gli agi garantiti dal Teatro Dal Verme e Rhiannon Giddens e Francesco Turrisi salutano e ringraziano con la bella versione di una delle canzoni più blues che siano mai state scritte in Italia quale Vedrai Vedrai di Luigi Tenco.

L’unico rimpianto è che il teatro non fosse tutto esaurito, come avrebbe meritato un concerto di tale caratura. Se dovesse ricapitare in zona, il consiglio è di fare il possibile per non perderlo e soprattutto, come ha esortato Rhiannon Giddens: la prossima volta portate i vostri amici.

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