NICK CAVE & THE BAD SEEDS
Distant Sky – Live In Copenhagen
Nexodigital
Come se fosse un vero concerto, non uno qualunque ma “un’esperienza artistica totale” secondo le note stampa, c’è un’unica possibilità di vedere Distant Sky, il lungometraggio diretto dal regista David Barnard che documenta dalla prima all’ultima nota senza tagli né interruzioni, la straordinaria esibizione di Nick Cave & The Bad Seeds alla Royal Arena di Copenhagen dello scorso 20 ottobre: il film verrà infatti proiettato in contemporanea e nella sola giornata del prossimo 12 aprile in 500 sale di tutto il mondo (qui l’elenco di quelle italiane www.nexodigital.it).
Parte di una serie di proiezioni/evento a sfondo musicale che ultimamente stanno guadagnando spazio nella sempre più frammentaria programmazione cinematografica italiana, Distant Sky ritrae forse il momento più alto e spettacolare di una tournée nel complesso e fino a questo punto trionfale, almeno a giudicare dai commenti comunque entusiastici che sono circolati e dalla quantità di sold out messi a segno praticamente ovunque. E dire che a priori qualche perplessità avrebbe potuto anche sorgere, visto che l’ampia dimensione delle locations, perlopiù ampi palazzetti o impianti sportivi come la Royan Arena, dove i dettagli tendono a perdersi, non sembrava poter garantire la fedeltà necessaria ad apprezzare i suoni ricercati e atmosferici che compongono l’ultimo album di studio Skeleton Tree, di sicuro il lavoro meno immediato, più complesso e sofferto di Nick Cave: dubbi immediatamente cancellati da performance da pelle d’oca come quella di Copenhagen, nel corso delle quali l’artista ha saputo ridurre gli spazi, abbattendo ogni barriera e stabilendo quell’intimità che pare sancire un nuovo livello di condivisione con il proprio pubblico.
La sensazione provata durante i concerti e soprattutto durante la visione di Distant Sky, che con un’alternanza di primi piani e sequenze a campo lungo permette al contempo di immaginarsi a bordo palco e di respirare l’atmosfera della sala, è quella di essere parte di ogni emozione, ogni tormento, ogni dolore e ogni momento di commozione che pervade una musica affascinante e poetica o a tratti anche spiritata e violenta, comunque mai parsa tanto autentica e vissuta. In verità la pressochè perpetua riproduzione della stessa fantastica scaletta e la ripetizione di alcuni momenti salienti dello show potrebbero suscitare il sospetto che dietro ad ogni concerto ci siano una regia e una studiata componente teatrale, ma se anche fosse, sarebbe nient’altro che un colpo di genio vista la magia e la meraviglia messe in scena da Nick Cave & The Bad Seeds.
Gli attori che si agitano sul palco della Royal Arena sono forse la versione meno limpida e più dinamica dei Bad Seeds, con Warren Ellis sempre meno solista al violino e sempre più terrorista sonico, Thomas Wydler alla batteria, Martyn Casey al basso, JimSclavunos alle percussioni e al vibrafono, George Vjestica alle chitarre e il nuovo arrivato LarryMullins alle tastiere: una band che si muove con la massima disinvoltura tra raffinatezze jazz, malinconie folk, cupezze blues e dissonanze rock, plasmando un suono a tratti etereo e aereo, a tratti furioso e travolgente. Per quanto la scelta non deve essere stata facile, le ragioni che hanno eletto il concerto di Copenhagen al ruolo di documento ed opera d’arte grazie alle riprese di DistantSky, sono abbastanza ovvie se si considera la dolente poesia di Anthrocenee Jesus Alone mai così lunare ed intensa, la meraviglia di una Into My Arms cantata in coro da tutto il pubblico, l’incanto di una Distant Sky mai resa in maniera tanto commovente grazie alla voce della soprano Else Torp e ad un lirico ed ispiratissimo stacco del violino di Ellis, una From Her To Eternity mai tanto dilatata ed isterica oppure una Tupelo rallentata ad arte in un magmatico e scurissimo blues. Sono solo alcuni dei momenti da pelle d’oca di un concerto della durata di 135 minuti, in cui sfilano altre meraviglie come Higgs Boson Blues, Jubilee Street, The Ship Song, The Mercy Seat e una buona parte dei classici del repertorio di Nick Cave & The Bad Seeds, cantate dall’artista tra continue strette di mano e ammiccamenti, pose da carismatico istrione, da poeta maledetto e da ruffiano seduttore, balzi tra le prime file e invasioni di palco in stile Rocky Horror Show, che si concludono con l’abbraccio finale di uno spettatore, nominato ignaro rappresentante dell’intero pubblico.
In bilico tra un sacro rituale e una plateale messinscena, Distant Sky è l’occassione unica per vivere o rivivere le emozioni di uno degli ultimi concerti di Nick Cave & The Bad Seeds amplificate dalla dinamica spettacolarità delle riprese e dall’assoluta fedeltà del suono, che danno l’impressione concreta di trovarsi tra il pubblico in estasi totale di Copenhagen. Tutto in una notte, solo il 12 aprile.