Foto © Lino Brunetti

In Concert

Moor Mother live a Milano, 3/11/2024

Sia pur all’interno del cartellone del JAZZMI, non è proprio così facile annoverare al canone del jazz il concerto di Moor Mother. Certo, Camae Ayewa, questo è il suo vero nome, è parte del collettivo Irreversible Entanglements, uno dei nomi più caldi del jazz contemporaneo, ma la sua ricerca musicale è orientata verso altri territori, nei quali, pur venendo contemplato qualche elemento del genere, i riferimenti maggiori si trovano nel campo della sound poetry, dell’avanguardia, dell’elettronica sperimentale, dei collage sonori.

Il suo ultimo lavoro, The Great Bailout, «attraverso un poema poi diviso fra le varie canzoni, affronta il tema della schiavitù nelle colonie britanniche e di tutte le sue conseguenze seguite negli anni a venire, partendo da dei fatti storici e in particolare da due leggi, quella del 1833 che aboliva la schiavitù nei Caraibi britannici e quella del 1835 che decideva di risarcire i proprietari di schiavi con 20 milioni di sterline dell’epoca (17 miliardi di oggi), un debito a carico del Tesoro estinto solo nel 2015 e quindi pagato da tutti i contribuenti del Regno Unito fino a quel momento». Così riassumevo nella recensione pubblicata sul Busca di Marzo.

Disco livido, potentissimo, visionario e tagliente, che nella versione live accresce ancor di più queste caratteristiche, diventando inoltre più ostico e rumoroso, meno musicale in senso classico. Sarà forse per questo, e devo dire che non mi capitava da un po’, che, nel bel mezzo del concerto, qualcuno del pubblico, capitato lì immagino più per curiosità che per altro, se ne sia andato, probabilmente sopraffatto da una musica che non dà molti appigli rassicuranti.

Senza gli ospiti che ci sono sul disco, accompagnata solamente dal bravissimo batterista Lukas Koening, Moor Mother ci ha attirato in un unico, lungo flusso sonoro lungo un’ora, immerso in un baluginante affastellarsi di percussioni, field recordings, voci captate nell’etere, rumorismo tendente all’industrial, col recitato di Camae reso ancora più alieno dall’utilizzo di filtri che ne distorcevano la voce.

Un connubio parola/suono di grandissima forza, che personalmente mi ha tenuto letteralmente in costante tensione, scioltasi appena quando le luci si sono accese e anche sul volto della musicista è apparso uno splendido sorriso, a ringraziare il pubblico accorso.

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