“…Grazie a tutti, senza di voi sarebbe stato strano…” con queste parole prive di qualsiasi nota di rammarico Michael Chapman saluta l’esiguo pubblico che in qualche modo riempie la sala dello Spazio Ligera di Milano, dove lo scorso 6 novembre è andata in scena la seconda data del suo ultimo tour italiano: un’occasione che purtroppo si sono persi in tanti (dov’erano gli innumerevoli chitarristi o presunti tali? Qui ci sarebbe stato parecchio da imparare!), ma che i presenti, tutti evidentemente cultori, non dimenticheranno facilmente, perchè capita di rado di assistere alla performance di un personaggio di questo calibro, non solo per il retaggio di 50 anni di carriera che è storia della musica, ma per la meraviglia che, nonostante i 78 anni portati con disinvoltura, continua a svelare attraverso dischi affascinanti come True North, uscito al principio di quest’anno.
Basta che metta le mani su una Martin acustica dall’aria vissuta, per intuire che Chapman è uno dei più straordinari e fantasiosi chitarristi in circolazione, uno degli originali verrebbe da dire: per potenza di suono, sensibilità di tocco e espressività degli arpeggi degno di rientrare in quella triade (John Fahey, Robbie Basho, Leo Kottke) che non a caso nomina nel corso della serata, ancora capace di incantare con una manciata di canzoni che sono le pagine di un diario lungo una vita, nonostante la voce sia indelebilmente segnata dal trascorrere del tempo. Nel corso di un’ora abbondante ha ripercorso la sua lunga storia, pescando a ritroso nel suo repertorio con una spettacolare e bluesata Fully Qualified Survivor e con una stupenda Shuffleboat River Farewell che ha chiuso il concerto con una nota di nostalgia, raccontando di cene imbarazzanti in compagnia di John Fahey, cantando ballate da pelle d’oca come That Time Of Night o Truck Song e suonando scenografici strumentali come la meravigliosa Caddo Lake o esibendo autentici numeri da primitivista come John Fahey’s Flag. La musica è evidentemente l’elisir di lunga vita di Michael Chapman: la musa che continua a ispirare dischi incantevoli come True North e concerti entusiasmanti come quello dello Spazio Ligera.