
MANIC STREET PREACHERS
Critical Thinking
Sony
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«Questo è un disco di opposti che si scontrano, di dialettica in cerca d’un percorso di risoluzione. Mentre la musica ha un’effervescenza e un’elevazione elegiaca, la maggior parte delle parole affronta la fredda analisi del sé, con l’eccezione dei tre testi di James (Dean Bradfield), che cercano e, si spera, trovano risposte nelle persone, nei loro ricordi, nel linguaggio e nelle convinzioni». Lo afferma Nicky Wire, come mai prima d’ora il perno dei Manic Street Preachers, bassista in grado di influenzare lo svolgimento dell’intero Critical Thinking indicando temi e stati d’animo, collettivi e del singolo. Il suo strumento e la sua voce scandiscono il ritmo della marziale traccia d’apertura, title-track di grande impatto che introduce un LP in scia alle atmosfere del precedente The Ultra Vivid Lament del 2021. Andando ancora più a ritroso, troviamo, qui, anche scorie di Futurology.
Dichiariamo subito alla dogana quello che manca a questa nuova uscita discografica: l’energia rock di Send Away The Tigers o il tentativo (all’epoca, nel 2010, riuscito benissimo) di realizzare un disco di epiche canzoni Britpop come Postcards From A Young Man. Il quindicesimo lavoro in studio dei gallesi è, come suggerisce la copertina, qualcosa che vorrebbe – almeno nelle intenzioni – uscire dal seminato. Promesse disattese, ma non è un male. Anche senza rivoluzioni (irragionevole chiederle dopo trent’anni e passa di carriera), il trio non scontenterà la propria fan base.
Le liriche dei «predicatori», mai banali, lasciano più di uno spunto di riflessione, a partire dalla title-track quasi orwelliana, scritta per provare a svegliare il pubblico ripetendo ad libitum l’interrogativo, What happened to your critical thinking? Segue a ruota il piano catchy di Decline & Fall. Stavolta, dietro al microfono, c’è J. D. Bradfield: tocca a lui inaugurare un trittico in crescendo che prosegue con Brushstrokes Of Reunion e il mid-tempo di Hiding In Plain Sight, un break (se non smithsiano, almeno molto vicino al Johnny Marr di Playland) che movimenta un brano dalla perfetta attitudine pop-rock, il cui testo è un antidoto ai disordini vari e assortiti nella vita di ognuno di noi.
Out Of Time Revival è una finestra sugli anni Ottanta che porta in dote un ritornello destinato a farsi memorizzare fin dal primo ascolto. Deleted Scenes è perfetta per essere proposta in concerto e ci ricorda la facilità con cui i Manics sanno confezionare canzoni epiche. OneManMilitia, con Wire nuovamente alla voce, è la summa di tutte le contraddizioni concettuali di cui sopra: il bassista lascia il segno anche in zona Cesarini, raccontando – come nei giorni benedetti dalla creatività di This Is My Truth Tell Me Yours – la «sua» verità: «I don’t know what I am for, but I know what I am against (…). I’m gonna burn all my fucking flags».