Foto © Lino Brunetti

In Concert

M. Ward live a Segrate (MI), 17/10/2022

Credo di averlo già scritto altre volte in passato: se pure ne andasse della mia vita, mai e poi mai riuscirei ad azzeccare quante persone troverò andando a vedere un concerto. Nel mio mondo, evidentemente immaginario, a un concerto di M. Ward dovrebbero accorrere, se non migliaia come l’ultima volta che l’avevo visto all’End Of The Road, almeno qualche centinaia di persone. In questa serata al Magnolia di Segrate, invece, probabilmente non arriviamo manco a cento. Poco male, in fondo, perché anche se siamo in pochi ad assistere al concerto, siamo tutti appassionati della musica del cantautore e chitarrista americano e lui, null’affatto turbato, pare invece preso benissimo dall’accoglienza calorosa e molto affettuosa e dall’atmosfera intima e amichevole che si respira.

Da solo sul palchetto interno del locale, allestito con una vecchia lampada su un tavolino dove tiene un po’ d’oggettistica usata per suonare, seduto su una sedia che dopo qualche pezzo finirà con l’andare a pezzi, Ward attacca subito con la strumentale Duet For Guitars #3, brano che immediatamente mette in mostra la sua grandissima tecnica chitarristica. Con una decina di album alle spalle, con la sua musica da anni mette in scena una canzone d’autore che è sempre parsa mediare tra il rock’n’roll con le radici affondate addirittura nei fifties e le partiture chitarristiche dei maestri dell’American primitive guitar.

In una performance in solo, queste due anime brillano entrambe all’unisono e con pari forza, mancando la distrazione apportata da una band. Canzoni come Eyes Of The Prize, Lullaby + Exile, Migrations Of Soul, Chinese Translation, Poison Cup, per citare alcune di quelle eseguite in questa serata, sono parse autentiche gemme fuori dal tempo, fantastiche in termini di scrittura melodica, affascinanti per come sanno sempre alludere a un mondo dai contorni seppiati, straordinarie nel  dipanarsi attraverso un tessuto strumentale di rara forza, in cui la tradizione vive e pulsa con raro magnetismo.

Non bastasse tutto ciò, la serata è diventata speciale grazie a un inaspettato fuori programma. A un certo punto M. Ward è stato raggiunto sul palco da due ospiti d’eccezione, ovvero quello che a suo tempo fu il suo mentore, Howe Gelb – le cronache dicono che il giovane Ward fece avere, via Jason Lytle, una cassettina a Gelb, il quale gradì molto e ne pubblicò l’esordio sulla sua Ow Om –  e la di lui figlia Talula, in giro in tour per l’Europa per conto loro e giunti fin qui a trovare il caro amico.

Con un misurato Howe alla seconda chitarra e la ragazza alla (bella) voce, i tre hanno eseguito alcuni pezzi, dalla We’ll Meet Again che faceva parte del repertorio dei She & Him, a una raccolta versione di Moon River, con nel mezzo cose anche più sfiziose, vedi una Fuel For Fire, di fatto riscrittura con altre liriche di Help Me Make It Through The Night di Kris Kristofferson e, però solo in due, una Summer’s End di John Prine cantata da Gelb e una bella cover di Rave On.

Un intermezzo piacevolissimo e un vero valore aggiunto a una serata che già di suo si stava rivelando foriera d’emozioni. Davvero un peccato per chi non c’era.

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