Cosa succede se si ritrovano assieme una chitarrista australiana (Serra Petale), una tastierista uruguagia (Agustina Ruiz), una bassista svedese (Josefine Jonsson) e una batterista inglese (Nic Crawshaw)? No, non è l’inizio di una stantia barzelletta vecchio stile, bensì l’elenco di musiciste che compone la formazione delle Los Bitchos, frizzantissimo quartetto di stanza a Londra, ma come abbiamo visto dall’eterogenea provenienza.
Appena un paio di mesi fa hanno debuttato con un album prodotto da Alex Kapranos dei Franz Ferdinand e pubblicato da City Slang, Let The Festivities Begin, mettendo a segno una musica dalle multiformi ascendenze – cumbia argentina, psichedelia turca, surf music, garage punk, funk, un pizzico di reggae e di psichedelia – che già gli hanno valso l’appellattivo di “risposta inglese ai Khruangbin”. Ora sono in tour a portarne in giro le canzoni e la sera del 19 aprile sono passate anche dal Magnolia di Segrate, alle porte di Milano.
Sono appena le 21:30 quando si presentano sul palchetto interno del locale come quintetto – con loro c’è un chitarrista aggiunto – e, nonostante di fronte a loro ci siano poche decine di persone, mettono subito in mostra un divertente piglio festaiolo e una grinta tale che sembra stiano suonando di fronte a migliaia di persone. Sono il gruppo perfetto da vedere dal vivo le Los Bitchos, intanto perché è subito evidente che sono loro per prime a divertirsi come matte a stare su un palco, cosa che immediatamente si riversa naturalmente sul pubblico, il quale si ritrova piazzato in faccia un sorrisone lungo tutta l’esibizione, e poi perché la loro non è solo musica bella da sentire, ma anche da ballare, perfetta quindi per un concerto che in men che non si dica si trasforma in un vero party.
Serra Petale è la vera anima della band, intanto perché è lei a scriverne tutti i pezzi, e poi perché è quella che con la sua chitarra, sulla quale è abilissima, dipinge le melodie che di fatto sostituiscono le parti cantate (decisamente rarissime). Puntuale e tutto fuor che secondario l’apporto delle altre ragazze, intente a macinare un groove continuo dalle cangianti sfumature (la sezione ritmica è ottima), che sono di fatto la base sulla quale Serra dipinge i suoi fraseggi chitarristici.
Lo si poteva intuire dal disco, ma dal vivo appare decisamente più chiaro: peregrini sono i paragoni fatti con una band quale i Khruangbin, che, aldilà di un comune riferirsi a sonorità esotiche e al ricorso a pezzi basilarmente strumentali, appare piuttosto distante come approccio. Laddove quelli sono sinuosi e vicini a una sorta di lounge avvolgente, le Los Bitchos sono invece pungenti e punk, nettamente più propulsive ritmicamente e più spigolose nelle loro trame sonore. Se quelli vanno bene per un afterhours, con le Los Bitchos si è definitivamente nel pieno della festa.
Lo hanno fatto vedere attaccando con un terzetto quale FFS, Change To Heart e Good To Go! che ha subito dettato il passo alla serata, per poi continuare con brani che già nel titolo dicono tutto, vedi Lindsay Goes To Mykonos, Tropico, Tripping At A Party, Pista (Fresh Start) (con balletto incluso) o Las Panteras. Le canzoni di Let The Festivities Begin le hanno suonate praticamente tutte, ma non si sono limitate a quelle, visto che in scaletta hanno aggiunto anche la fantastica psichedelia sinuosa e funky di Yulele del songwriter uruguagio Eduardo Mateo, una serrata Trapdoor dei King Gizzard And The Lizard Wizard e infine una punkettosa Tequila!, grintosamente urlata da Agustina e decisamente liberatoria, con la quale hanno chiuso l’oretta di show.
Il pubblico le acclama rumorosamente, ma loro escono solo per concedersi al rituale di foto, autografi e quattro chiacchiere al banchetto. Una cosa è certa: se stavolta eravamo in pochi, probabilmente le cose non andranno così la prossima volta, anche grazie al passaparola credo. Intanto segnatevi che saranno di nuovo in Italia in estate al Todays di Torino. Un più che valido motivo per non mancare.