KATHRYN WILLIAMS
INTRODUCTION
ONE LITTLE INDEPENDENT
***½
Tre anni fa, il mastodontico Anthology raccoglieva dieci dei dodici album pubblicati nella (allora) ventennale carriera di Kathryn Williams (mancavano gli ultimi due), aggiungendovi altrettanti bonus disc colmi di materiale extra, spesso inedito (incisioni live, home recordings, pezzi tratti da singoli ed EP, demo), due libri con testi e memorabilia assortita. Tre anni dopo, con in mezzo un nuovo album di canzoni natalizie realizzato con la poetessa e scrittrice Carol Ann Duffy (Midnight Chorus), la cantautrice inglese originaria di Liverpool se ne torna con un nuovo, ma decisamente più conciso, compendio della sua discografia, pubblicato in occasione del Record Store Day del prossimo 23 aprile.
Introduction, lo dice esplicitamente il titolo, è una perfetta introduzione alla carriera della Williams, dato che è composto da dodici pezzi, uno per ciascuno dei suoi album (l’unico escluso è per l’appunto l’ultimo Midnight Chorus), scelti dalla sua autrice con l’intento di fare una panoramica veloce ma esaustiva sulla sua musica. Kathryn Williams è una cantautrice rimasta sostanzialmente sempre in ambito folk, che non ha mai mancato di collaborare con altri musicisti (due dei suoi album sono cointestati con artisti quali Neil MacColl in un caso e Anthony Kerr nell’altro, ma è anche protagonista di side projects quali The Crayonettes e The Pond), senza però andare mai troppo fuori dal seminato, pur rivendicando ascolti eclettici, vedi l’album di cover Relations o il disco di standard jazz Resonator.
Questo lo si nota anche durante l’ascolto di Introduction che, al di là di un ovvio, progressivo affinamento produttivo con lo scorrere delle tracce, mostra un percorso coerente, tanto che lo si potrebbe considerare come un album vero e proprio, piuttosto che un’antologia. Anche per questa ragione, se non conoscete la sua musica, davvero questo è un ottimo punto di partenza, un disco che vi permetterà di godere dell’accorato indie-folk di Fade, della bellissima melodia di Flicker, di una ballata quale Mirrorball o della splendida cover, per acustica e violoncello, di Spit On A Stranger dei Pavement.
Ma tutti i pezzi presentano ottima scrittura e un gran bel gusto nell’arrangiamento, dal folk rock melodico Indifference, passando per pezzi in cui s’infilano pianoforte e archi come Hollow o 6am Corner, per i ricami acustici di Just A Feeling, il piano carezzevole di Sequins, l’incanto di Electric, le sfumature country, con banjo e pedal steel, di Common Ground, infine per la versione magnifica di I’m A Fool To Want You, nella quale la sua voce è attorniata solo dal vibrafono di Kerr e dalla tromba di Martin Shaw.