In Concert

John Fogerty live a Lucca, 16/7/2024

Piacevole ritorno per il sottoscritto all’interno delle mura di Lucca per l’annuale Summer Festival, la mia prima volta dopo il Covid nella consueta cornice di Piazza Napoleone. L’occasione era ghiotta anche se cadeva durante la settimana: John Fogerty & His Travelin’ Band, nell’unica tappa italiana del suo Celebration Tour, così chiamato perché dopo decenni di antipatiche e dolorose dispute legali John è finalmente diventato proprietario delle sue canzoni scritte quando era leader dei Creedence Clearwater Revival (cosa che lo deve inorgoglire parecchio aldilà del fattore economico, dal momento che durante la serata lo ricorderà parecchie volte con entusiasmo).

Avevo visto Fogerty già altre volte in passato, ma dato che stiamo parlando di uno che ha a disposizione uno dei songbook più esaltanti della storia del rock quando ho visto l’annuncio non ci ho pensato neanche un attimo. In realtà avevo anche la curiosità, e forse un po’ di paura, di vedere che tipo di performer mi sarei trovato davanti visto che stiamo parlando di uno che ha comunque 79 anni suonati. Ebbene, ho potuto constatare con piacere che il rocker di Berkeley è ancora pienamente in grado di offrire uno spettacolo eccellente e per molti tratti entusiasmante, dato che gode di un’invidiabile forma fisica ed anche dal punto di vista vocale non ha avuto neppure una sbavatura: certo, con l’età ha dovuto accorciare la setlist (20 canzoni), ma per l’ora e mezza in cui è stato sul palco è sembrato a tutti di avere a che fare con un cinquantenne.

Grintosissima e giovane anche dal punto di vista anagrafico la band, guidata dai due figli maschi di John, Shane Fogerty alla seconda chitarra solista (niente affatto male) e Tyler Fogerty alle tastiere, con il terzo chitarrista Nick Stratton, la sezione ritmica formata da Jesse Wilson al basso e Richard Millsap alla batteria e con la partecipazione in alcuni pezzi di un sassofonista del quale devo ammettere di non aver colto il nome. E poi, last but not least, c’è il formidabile repertorio del nostro, un songbook che in pochi al mondo possono vantare e che ha mandato in visibilio il caldo pubblico di Lucca, formato in gran parte anche da giovani.

Dopo essere stati piacevolmente intrattenuti per mezz’oretta dal noto DJ Ringo di Virgin Radio, che ci ha fatto ascoltare dal suo mixing point una serie eterogenea di classici del rock (Tom Petty, Elvis, Johnny Cash, Eagles, Ramones, Lynyrd Skynyrd, ecc.), alle 21.30 quasi spaccate salgono sul palco Fogerty & Band rompendo il ghiaccio con una breve ma subito coinvolgente Bad Moon Rising, seguita a ruota dall’applauditissima Up Around The Bend, con il pubblico già in visibilio alla seconda canzone. Dopo i saluti di rito ecco un uno-due classico che non può mancare in un live di John: Green River e Born On The Bayou, tra rock’n’roll e swamp music e con Fogerty padre e figlio che iniziano ad arrotare le chitarre (a proposito, durante tutto lo show John non suonerà mai la stessa chitarra per due brani di fila, credo che abbiano un camion solo per i suoi strumenti…).

Arriva il primo momento nostalgia con annessa commozione con la splendida Who’ll Stop The Rain, che vede il ritornello cantato a squarciagola dai 7000 accorsi in piazza, mentre a seguire si passa in ambito country con la sempre trascinante Lookin’ Out My Back Door. A questo punto arriva la parte più rock dello show, che inizia con l’irresistibile Rock And Roll Girls (uno dei pochi pezzi del Fogerty solista suonati stasera), con il sassofonista che piomba dal nulla a metà brano, e prosegue con il solido rock’n’roll di It Came Out Of The Sky, non tra le più famose dei Creedence ma bella tosta, la corale e contagiosa Hey Tonight, ancora col pubblico che partecipa alla grande, ed una inattesa e potentissima Effigy, sei minuti di rock e psichedelia che riporta idealmente tutti i presenti indietro di almeno 55 anni.

Dopo un’oasi acustica con l’immancabile Joy Of My Life dedicata alla seconda moglie Julie (non tra le mie preferite, e poi l’album di nozze proiettato sui maxischermi ce lo poteva risparmiare), John suona a sorpresa Fight Fire, brano appartenente alla sua band pre-Creedence The Golliwogs, e poi ci dà dentro alla grande con una Keep On Chooglin’ quasi hard rock, con le chitarre di padre e figlio che fanno i numeri specie nel finale. Ed ecco il momento numero uno della serata dal punto di vista emozionale: Have You Ever Seen The Rain è una delle più belle canzoni di sempre, non solo di Fogerty, e sentire tutto il pubblico che la canta all’unisono con il suo autore (con qualche lacrima che scende qua e là) provoca in chi scrive più di un brivido.

Andiamo verso la fine: appena il tempo per divertirsi con la celebre cover in stile country-rock di Cottonfields e di entusiasmarsi nuovamente con la formidabile Down On The Corner, che fa ballare quasi tutti, ed ecco un’altra scarica di rock’n’roll come se non ci fosse domani per merito di una strepitosa The Old Man Down The Road, con incredibile jam chitarristica finale che la porta a durare quasi otto minuti, e la leggendaria Fortunate Son, per la quale John imbraccia una particolare chitarra a quadri che riprende il motivo della sua camicia.

Ringraziamenti e pausa con tutti dietro al palco: i bis, abbastanza prevedibili come scelta, sono Rockin’ All Over The World, ennesima rock’n’roll song dal tiro travolgente, e la superclassica Proud Mary, proposta con ritmo accelerato rispetto alla versione dei CCR e con il sax grande protagonista. È davvero la fine: John Fogerty a quasi 80 anni è ancora in grado di suonare rock’n’roll music come neanche molti giovani musicisti che potrebbero essere suoi nipoti sono in grado di fare, al punto che novanta minuti di concerto sono parsi a tutti perfino troppo pochi. Anche perché, con tutte le grandi canzoni che il nostro ha scritto, si poteva andare avanti tranquillamente almeno per un’altra ora. 

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