Ho parlato con Jimmy LaFave qualche settimana fa, dopo che il suo ultimo disco, il bellissimo The Night Tribe, mi aveva lasciato a bocca aperta. Non che Jimmy non fosse bravo, anzi, ma un disco così bello, profondo, intenso e vissuto non lo aveva mai fatto, mai. Rispetto al resto della sua produzione The Night Tribe aveva una cosa in più, l’uso del piano. E che uso! Radoslav Lorkovic, da lungo tempo suo amico ed anche compagno di ventura, non aveva mai suonato a questi livelli e con questo timbro. Il piano così in primo piano era una novità assoluta nei dischi di Jimmy. Ma anche la scrittura di Jimmy è migliore, decisamente migliore. Man mano che il tempo passa, Jimmy LaFave acquista sempre più in termini di esperienza e la sua musica se ne avvantaggia, alla grande. Ho cercato di parlare con lui proprio del miglioramenti, sia nel suono che nella scrittura, ma anche dei suoi amori di sempre: Bob Dylan e Woody Guthrie. E del pianoforte, di Radoslav, di Nicky Hopkins.
[Intervista di Paolo Carù domande di P. Carù e G. Callieri]
Ciao Jimmy, sono Paolo, Buscadero magazine. Come va?
Tutto bene. Io sono in Texas.
Ah, io sono in Italia.
Ah ah ah.
Jimmy abbiamo messo il tuo disco come disco del mese. The Night Tribe ci piace molto.
Paolo, ti ringrazio.
The Night Tribe è il tuo diciassettesimo album. Ne è passato di tempo dal tuo esordio, Downunder, 1979.
Sì, è vero. Sai che non ci avevo proprio pensato (…ride…)
Quando hai iniziato, avresti mai pensato di durare così a lungo?
No, onestamente no.
Passando dagli inizi ad oggi, quali sono i momenti più difficili, i cambiamenti a cui hai dovuto sottostare?
Ho avuto dei momenti difficili, non posso negarlo. Ma, sopratutto a livello musicale, non credo di avere avuto dei particolari cambiamenti. Sì, sono cambiati diversi musicisti, ma nulla di traumatico, normali cambi di percorso da parte di gente che ha lavorato con me e poi ha cambiato. E questo è successo anche a me. Ho cambiato qualche casa discografica, ho fondato la mia. Ma nessun problema reale, almeno sino ad oggi.
Musicalmente parlando, quali sono le tue maggiori influenze? Bob Dylan, Woody Guthrie?
Sicuramente questi due rappresentano la mia maggiore influenza musicale. Ma poi ce ne sono parecchi altri: da JJ Cale a Jackson Browne, che posso considerare come mie influenze: i songwriters americani in generale, ma anche molti musicisti texani. Questo è un posto in cui i musicisti non mancano.
Il Texas, un posto meraviglioso per la musica.
L’hai detto, amico mio. Austin è un posto unico al mondo: ci sono bluesmen, musicisti country, rock band, cantautori. Qui non manca proprio nulla, basta guardarsi in giro per trovare qualche cosa di interessante.
Bob Dylan è comunque qualche cosa di speciale per te. In ogni tuo disco c’è quasi sempre una sua canzone.
Sì, è vero. E’ un grande compositore, le sue liriche sono splendide, ha il senso della melodia. E’ un musicista formidabile e non sta certo a me dirlo. Trovo sempre qualche cosa di interessante, in lui. Le sue canzoni riservano sempre delle sorprese.
In futuro potremmo quindi aspettarci un album intitolato: Jimmy LaFave sings Bob Dylan. Che ne pensì?
Yeah, (ride di gusto). Bella idea, si può fare (ride ancora).
La versione di Queen Jane Approximately che tu fai in The Night Tribe è splendida.
E’ una delle mie canzoni preferite. Ho sempre cercato di trovare un arrangiamento giusto e penso che questa volta ci sono riuscito.
Mi ricordo una versione di questa canzone, che Bob Dylan ha fatto a Brescia diversi anni fa. Una versione fantastica.
Questa sera Dylan suona ad Austin, ma non riesco ad andare a vederlo. Devo partire per la California, domattina molto presto, e così lo perdo.
Ma lo avrai visto molte volte.
Sicuro, ci puoi giurare.
La Music Road Records è la tua etichetta. Come mai hai deciso di fondare una tua etichetta?
Ho unito le forze con un mio amico, un ingegnere del suono, Fred Remmert e con un uomo d’affari di Dallas, Kelcy Warren. E abbiamo fondato questa etichetta. E, da piccola che era, si sta espandendo: oltre a me ci sono anche Sam Baker, Hal Ketchum, Rita Coolidge, Kevin Welch ed altri. Sono soddisfatto di come stanno andando le cose. Voglio aiutare anche chi fa della buona musica e non ha sbocchi sul mercato. Abbiamo appena registrato un bluesman di Fresno, California, si chiama Lance Canales ed è molto bravo. Sentirai. Molto bravo, appartiene alla scuola di Lightnin’ Hopkins ed il suo disco uscirà in Agosto.
The Night Tribe, il tuo nuovo lavoro è, a mio parere, il tuo disco migliore di sempre. Ottime canzoni e grande suono. L’uso del pianoforte è straordinario: come mai hai deciso di ave-re il piano così in evidenza e con questa qualità di suono.
ll merito è ovviamente di Radoslav Lorkovic, il pianista, un musicista che amo molto e con cui mi trovo ad occhi chiusi. Io e Radoslav abbiamo studiato il suono, cercando di trovare la giusta armonia con gli altri strumenti. Io volevo il piano come strumento dominante nelle canzoni. Quando Radoslav ha cominciato a pensare al disco, abbiamo comperato un pianoforte, un vero pianoforte. Io ho uno studio di registrazione ad Austin, dove posso incidere a mio piacimento, senza avere problemi né di tempo né di spesa. Abbiamo portato il piano in studio ed abbiamo cercato di trovare il timbro giusto, il suono che volevamo. Il punto di partenza era il suono di Nicky Hopkins che, per Radoslav, è un punto di riferimento. Ma anche per me. Abbiamo trovato il timbro giusto, per la mia voce e per le canzoni. Ci abbiamo messo un po’ ma lo abbiamo trovato: il suono del piano, questo suono, mi piace molto: abbiamo cercato il suono perfetto.
Trovi l’articolo completo su Buscadero n. 379 / Giugno 2015.