Recensioni

JD McPherson, Nite Owls

JD McPHERSON
Night Owl
New West
**1/2

Musicista della backing-band di Alison Krauss e Robert Plant, JD McPherson con il suo ultimo disco, intitolato Nite Owls, gioca con riferimenti compositi, dal glam (scuola T.Rex) accennato nell’iniziale Sunshine Getaway al rockabilly «congelato» negli anni Cinquanta di I Can’t Go Anywhere With You, in cui divide il microfono con Bloodshot Bill.

Con questo album l’intento dell’artista — peraltro palesato nella pagina dedicata al disco della sua label, la New West — è stato quello di giocare con decadi diverse, stili differenti, influenze composite. Il minutaggio ridotto — scelta saggia per ridurre le conseguenze di un effetto strano e straniante per l’ascoltatore, che potrebbe pensare di trovarsi intrappolato in una playlist di diversi artisti o, peggio, in una sorta di riproduzione casuale ad libitum — limita i danni nel delineare un profilo che fatica ad essere riconoscibile.

Insomma, si finisce per perdersi un po’ tra le atmosfere delle varie canzoni, il r’n’r/punk stropicciato à la Replacements, non si avvicina nemmeno lontanamente alle ultime prove della band di Paul Westerberg e Tommy Stinson, figurarsi agli urticanti EP d’esordio della formazione di Minneapolis. La title-track è Jon Spencer con il fiato corto, più recitata che altro. Shining Like Gold guarda dallo specchietto retrovisore sul country dei tempi che furono, mentre The Rock and Roll Girls è gradevole e, seppur manieristica, si lascia ascoltare con piacere.

Le chitarre acustiche di Baby Blues, certamente più interessanti, marchiano un episodio che avrebbe potuto essere preso come termine di paragone per proporre, nell’insieme, qualcosa di più accattivante. The Phantom Lover of New Rochelle è un altro rockabilly spuntato fuori da playlist infarcite di brani degli Heavy Trash (progetto parallelo, da tempo fermo ai box, del sopracitato Spencer). Meglio Don’t Travel Through The Night Alone, mentre la chiusura, affidata a That’s What A Love Song Does To You, fa propria la lezione dell’ultimo Grant-Lee Philips, ibridandola con soluzioni che Howe Gelb potrebbe apprezzare per un nuovo capitolo dei suoi Future Standards.

I riferimenti sono numerosi e tutti illustri, a mancare, purtroppo, è l’ispirazione, non sempre figlia di un’urgenza espressiva veramente efficace.

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