Foto © Sian Adler La zona è quella della movida e l’ora è più o meno quella dell’apericena (qualunque cosa sia), ma il cortile del centro culturale BASE, situato negli edifici restaurati dell’ex-Ansaldo, è un altro mondo rispetto alla Milano da bere del circondario: ci si immagina piuttosto in un qualche angolo di New Orleans visto il caldo umido della serata o magari nel dehor di un folk club del Greenwich Village, dove è in programma l’ultimo concerto del breve tour italiano del cantautore scozzese James Yorkston insieme a Nina Persson, iconica cantante del gruppo svedese The Cardigans, che ottenne un grande successo internazionale negli anni ’90.
Si direbbe che un’estroversa pop-star da milioni di copie e uno schivo folksinger che quando canta fa venire in mente i magoni di Nick Drake, abbiano poco o nulla in comune e invece sul palco Nina Persson e James Yorkston se la ridono e se la spassano come fossero vecchi amici, cantando le canzoni di The Great White Sea Eagle, l’ultimo disco di studio dello scozzese a cui partecipa l’artista svedese, da cui ha preso il largo questa inedita collaborazione.
La platea è occupata da appassionati che seguono il concerto in religioso silenzio e il palco è spoglio ad eccezione di un albero cresciuto più o meno nel mezzo come unico elemento scenografico, così come la musica che prevede solo l’impiego di una tastiera e di una chitarra acustica in accompagnamento alle due voci, è basica, essenziale e molto distante dalle articolate atmosfere di un disco in cui suona un’ampio ensemble come The Second-Hand Orchestra, che, come sottolinea la Persson, di solito crea parecchio movimento negli spettacoli dal vivo.
Molte delle canzoni interpretate dalla coppia nel corso della serata sono frutto dei cimenti di Yorkston al piano, uno strumento scoperto di recente e con cui ha cominciato a comporre in alternativa alla chitarra, per questo quando sale sul palco l’artista si siede subito alla tastiera, scandendo sui tasti lievi melodie sospese tra malinconia folk e cameristico pop con cui le voci armonizzano all’unisono o in contrappunto.
A partire dall’inedita With Me With You, i due eseguono un’abbondante dozzina di brani tratti dagli ultimi due lavori di Yorkston, The Great White Sea Eagle del ’22 e The Route To The Harmonium del ’19, proponendo deliziose miniature melodiche come la dolce Sweetness In You, la riflessiva The Upturned Crab, la corale appalachiana Choices, Like Wide Rivers, la splendida Struggle, l’intensissima A Forestful Of Rogues, il pop minimalista di Ellen Mary Leather, la bellissima A Hollow Skeleton Lifts A Heavy Wing e la cameristica The Harmony, con Yorkston che si alterna tra i tasti e le corde e la Persson che si dimostra cantante ispirata e espressiva.
La notte porta un po’ di frescura e la serata è gradevole e divertente con i musicisti che mostrano simpatia e tra le canzoni snocciolano curiosi aneddoti sull’esperienza del tour, elogiando la bellezza del nostro paese, la bontà del cibo, raccontando di giornate in piscina e dell’incontro con una manifestazione di alpini in occasione di una sosta a Bassano del Grappa, a cui Yorkston dedica alcune esilaranti strofe improvvisate al momento.
Richiamati sul palco dagli applausi di un pubblico non proprio numeroso ma parecchio partecipe, James Yorkston e Nina Persson concludono il concerto con la soffice poesia della ballata Sam And Jeanni McGregor e con l’epifania pop di Hold Out For Love invitando la platea ad unirsi al coro dello scanzonato ritornello.
Nonostante la fragilità degli arrangiamenti, lo spettacolo sta tutto nelle canzoni di James Yorkston, perché raramente capita di ascoltarne di tanto ispirate e emozionanti; la sorpresa è invece nell’inatessa estroversione del personaggio, quasi in antitesi con il carattere intimo e introverso della sua musica: ci si augura che dopo gli entusiasmi per questo primo tour in Italia, decidano di tornare presto insieme all’intera The Second-Hand Orchestra.
