MEMORIE DALLA QUARANTENA – EXILE ON MAIN STREET
In questo periodo di quarantena forzata, mi ritrovo isolato, nel mio appartamentino in montagna, lontano da tutti i miei dischi e da tutte le mie letture. Ovviamente anche qui ho costituito negli anni una piccola scorta di “bocciati” o di “rimandati a settembre” musicali, destinati a supporto morale per qualche weekend, ma che mostra i suoi limiti dopo 40 giorni.
È vero che ci sta pure YouTube e i file musicali da cui siamo bombardati, purtroppo i collegamenti in montagna sono quelli che sono e l’ascolto telematico diventa una vera odissea!
Ciò nondimeno ho “rispolverato” un paio di dischi davvero interessanti:
Nilsson Pussy Cats – Uscito nel 1974, riporta una serie di Sessions registrate da una “gang of drunken lunatics” (definizione di John Lennon), formata da Harry Nilsson, l’amico John Lennon (che considerava Nilsson il suo musicista preferito), Ringo Starr, Jim Keltner, Keith Moon, Klaus Voormann, Danny Kortchmar, Sneeky Pete. Le canzoni sono jams che riprendono classici senza tempo: Save The Last Dance For Me, Rock Around The Clock, Many Rivers To Cross, una sorprendente versione arrangiata da Lennon di Subterranean Homesick Blues, piu’ alcune ballads pianistiche di Nilsson. Un disco che testimonia come l’amicizia possa creare musica senza tempo, capace di divertire non solo i musicisti.
AA.VV. Roots Of Rhythm And Blues – A Tribute To The Robert Johnson Era – Registrato al Folklife Festival di Washington nel luglio 1991, costituisce un vero e proprio viaggio nelle “muddy waters” del Delta del Mississippi, in compagnia di Johnny “Ned” Shines, Robert Junior Lockwood, David Honeyboy Edwards, i quali insieme con altri artisti interpretano il repertorio di Robert Johnson: Come On In My Kitchen, You’ve Got To Move, Walking Blues, Kind Hearted Woman, Terraplane Blues e altri traditionals. Ma il bello di questo concerto è che toglie Robert Johnson dagli stereotipi che hanno circondato la sua figura; cercando di riconnettere il blues e Robert Johnson alle radici sociali e musicali del suo tempo, testimoniando come il musicista abbia saputo agire da catalizzatore delle tradizioni Afro-americane, proiettando il blues in un futuro di riscatto. “I’d rather drunk muddy water, sleep in a holler log / Than to stay in Mississippi, being treated like a dirty dog”.
Oltre alla musica contingentata passo le mie giornate a studiare, essendomi iscritto alla Facoltà Teologica di Milano. Le lezioni sono sospese ma continuo per almeno un’ora al giorno a studiare il Greco della Koine’, quello usato per il Nuovo Testamento. In aggiunta, la professoressa del corso di Teologia dell’Antico Testamento tiene le sue lezioni via Webex Meeting, ciò crea così una vera botta di vita nella monotonia della vita giornaliera e una sorta di intimità intellettuale condivisa tra docente e i pochi discenti collegati.
Per il resto ci sono i contatti via web con gli altri amici del Buscadero, una ripresa di contatti (telefonici) con amici che magari da anni non sentivo e a cui mi ricollego sempre con la stessa domanda: “Ma allora sei vivo?”. Per quanto riguarda la TV, dopo i primi giorni di quarantena passati ad ascoltare i vari bollettini/servizi sul Covid-19, è nata una sorta di auto-censura e sono sempre di più le ore in cui la TV è spenta. Solo un paio di telegiornali, cui si aggiunge la lettura della stampa quotidiana (fortunatamente qui c’è l’edicola, cui giunge pure il Buscadero) e una passeggiata in mezzo al vasto giardino condominiale in mezzo a prati in fiore, insieme con mia moglie.
Le letture sono molteplici ed abbondanti, grazie anche al libero accesso alla biblioteca virtuale datomi dal Kindle. Per cui la mia fantasia sfrenata di lettore ingordo (nel senso che leggo almeno 5 libri contemporaneamente) con molto tempo a disposizione, si può sbizzarrire in scelte magari azzardate nel loro intrecciarsi (apparentemente) senza senso; ecco gli argomenti in cui spazio nel mio ritiro “virale”:
Ricerca biblica:
Louis Ginzberg – Le leggende degli ebrei (Adelphi): un’opera originariamente edita in 7 voll. e che impegnò per ben 30 anni il suo autore, il quale seppe mettere ordine nella Haggadah Ebraica, cioè quella letteratura rabbinica, anche orale, che deriva dalla Bibbia e che ha il carattere di una narrazione, in quanto l’immaginario del popolo ebraico guarda alle sue tradizioni passate attraverso la lente della Bibbia.
Giorgio Agamben / Emanuele Coccia– Angeli (Giudaismo, Islam, Cristianesimo) – Neri Pozza Editore: un tomo di circa 1500 pagine, molto più corto del precedente (che nella sua ultima edizione è racchiuso in 2 voll. di circa 2000 pagine), che cerca di mettere ordine sulla presenza angelica all’interno delle Sacre Scritture delle tre religioni del Libro; una ricerca accademica che riporta tutte le citazioni che riguardano gli angeli, sia all’interno dei tre libri sacri, che nella letteratura di genere delle religioni considerate.
Sono ambedue molto impegnativi, ma permettono di ampliare i modesti orizzonti imposti dal Covid-19, spaziando non solo in territori sconosciuti e affascinanti, ma raggiungendo perfino le volte celesti dove le schiere di Angeli, cherubini, troni, dominazioni tessono canti che sarebbe riduttivo non definire angelici.
Divertimento:
Joe Lansdale – Sotto il Cielo cremisi (Einaudi ): uno dei molteplici libri del prolifico autore Texano dedicati alla coppia di “private eyes” più stramba del panorama letterario: Leonard, il nero (già una condizione non favorevole in Texas), per di più dichiaratamente gay e Hap (etero, sposato con la rossa esplosiva Brett). Una sorta Bud Spencer & Terence Hill che sparano cazzate a raffica che si ritorcono sempre contro di loro, ma che si trovano coinvolti in truci storie splatter, con decine di morti violente e una lotta impari contro la Dixie Mafia ed un’affascinate killer in gonnella.
Susanna Raule – Il club dei cantanti morti (Fanucci): un “divertissement” che solo una psicologa poteva scrivere impunemente; narra con sfrontatezza la storia di una ragazza sedicenne che muore nella più squallida cittadina USA, Merdaville, e che in un aldilà improbabile riceve da un emissario della Morte, il fascinoso e inquietante Monday, il compito di indagare, insieme con la polizia, sulla morte dell’ultima rockstar suicida per overdose nella sua villa di L.A., per valutarne la possibile ammissione al Club dei cantanti morti, presieduto ovviamente da John Lennon. Insomma un Must per rocckettari come noi!
Cultura:
Matthew Mather – Cyberstorm (Fanucci ): questo avvincente romanzo lo inserisco in questo filone perché è istruttivo imparare dalla SF; ormai la realtà supera la fantasia, ma talvolta fare qualche passo in avanti può aiutare. Come dimostra questo bel libro uscito ben 6 anni fa e scritto da un esperto di cybersecurity, dove ci sono situazioni ben peggiori della nostra attuale. Il plot narrativo ci porta in una New York che, sotto una bufera invernale, si trova d’improvviso sotto un misterioso attacco, forse cinese, di hacker che fanno saltare tutte le connessioni di rete, mandando in tilt la metropoli e il mondo intero (forse perché le comunicazioni non solo telefoniche e internet, si sono interrotte). Manca la corrente elettrica, ci si ritrova senza riscaldamento, senza ascensori, i negozi vengono saccheggiati, in aggiunta si diffondono il contagio di aviaria e di colera, con gli ospedali che vanno subito in crisi. Altro che pandemia!
Nadya Zimmerman – Nel caleidoscopio della controcultura (Carta Bianca): è un saggio scritto da un’insegnante universitaria di musica (e musicista essa stessa) che ha per scopo il dare una visione più realistica e approfondita del fenomeno culturale e musicale della controcultura di Frisco. Il libro copre il limitato periodo che va da 1965 al 1967, quello più creativo, e si sofferma sui suoi principali protagonisti: Janis Joplin, Grateful Dead, Jefferson Airplane e il sottomondo apparentemente alternativo, ma in realtà criminale che li circondava: Hell’s Angels, la family di Charles Manson. Un testo sociologico e storico, ben documentato musicalmente, che smitizza il Flower Power.
A tutto questo si accompagna ogni giorno alle 7 del mattino l’ascolto su RAI 1 della Santa Messa celebrata nella cappella di S. Marta da Papa Francesco. Ascolto che suggerisco, anche al di là delle convinzioni di ciascuno in materia di fede, per le parole che sono racchiuse nelle sue omelie: puntuali, precise, inserite nella realtà del duro momento che stiamo vivendo, non solo parole di consolazione, ma frecce che centrano sempre i bersagli delle sue critiche sulle menzogne, sulle falsità, sulle superficialità, sul distorto uso del potere da parte delle autorità (anche clericali); dove emerge il suo schierarsi sempre dalla parte dei poveri, degli emarginati, dei carcerati, degli esclusi da questa società che nel dopo virus si teme possa essere ancora più razzista, invece di fare tesoro (questa è una mia opinione) dei disastri economico-finanziari- ambientali che il nostro sistema liberal-capitalista sta mostrando di essere capace di fare passando sopra ogni obiezione sociale / morale.
Infine, qui di seguito, la mia playlist dell’esilio.