Anche oggi che la coltre di mistero che li avvolgeva all’inizio si è definitivamente diradata, i Godspeed You! Black Emperor rimangono un enigma quasi insondabile. Anche in concerto, in cui ce li hai lì, dal vivo davanti a te, rimangono personaggi umbratili, schivi, uomini e donne che, ti viene da pensare, solo attraverso la loro arte hanno deciso di esprimersi e comunicare al mondo. Persino quando, dopo tre minuti tre dall’inizio del concerto, la sedia su cui è seduto Efrim Menuck cede ed il chitarrista si ritrova a terra, la loro musica non ha cedimenti ed il pathos che già s’è creato non ha interruzione. Al buio, con solo una tenue luce rossa ad illuminarli fiocamente, e con le affascinanti proiezioni di pellicole in 16mm (a cura di Karl Lemieux) alle loro spalle, per quasi due ore l’orchestra canadese ha fatto precipitare il numerosissimo pubblico del Live di Trezzo nel loro mondo estatico e visionario, nel suono di una delle band più originali ed uniche degli ultimi vent’anni. Aperto dal maestoso incedere di Hope Drone – il cui titolo già dice molto – il loro set è stato un unico fluire di suoni ed emozioni (niente bis ovviamente), in cui si sono susseguiti massimalisti ed intensissimi crescendo elettrici – in cui tutta la potenza di fuoco data da tre chitarre, due bassi, due batterie e violino ha modo di dispiegarsi – a momenti più dilatati, astratti e meditativi. Come sempre accade nei loro concerti, già ora, col disco nuovo fresco di stampa, iniziano a far capolino nuove composizioni; qui a Trezzo se ne sono sentite due, magnetiche, sontuose, magistrali come è loro abitudine. Per il resto, occorre menzionare la scelta di suonare tutto l’ultimo Asunder, Sweet And Other Distress in sequenza, a conferma dell’unitarietà di un’opera che, anche dal vivo, si è confermata potente, viscerale, ai livelli più alti nella loro discografia. Ed è anche impossibile non citare la presenza in scaletta di Mladic, ormai un classico delle loro esibizioni, nonché un saggio di mesmerica violenza rock senza pari, capace di dare i brividi nonostante la torrida temperatura dentro il locale. Band e concerto enormi per farla breve, per una serata resa tra l’altro ancora più imperdibile dall’esibizione in apertura di una sempre brava Carla Bozulich, protagonista per mezz’ora con i suoi blues allucinati, tratti in larga parte dal suo ultimo, bellissimo album, Boy. I GY!BE torneranno in estate in Italia, di sicuro allo Zanne Festival in Sicilia. Se potete, il consiglio è di non perderveli.