In ricordo dello scomparso James Cotton [1935-2017]
Qualche giorno fa, il 16 marzo, ci ha lasciato anche James Cotton, uno dei più grandi armonicisti del blues. È morto di polmonite a 81 anni, essendo nato il 1 luglio 1935 a Tunica, in una piantagione di cotone nel Mississippi. “Nomen Omen” sembrerebbe proprio il caso di dirlo, visto che tutta la sua famiglia, padre, madre e 7 fratelli e sorelle, di cui lui era il minore, lavorava proprio nella piantagione di cotone.
Una vera storia del profondo Sud, come sono ormai quelle mitiche (sempre più rare ormai) che ci giungono dal Mississippi e che ci raccontano di un mondo che pare ormai arcaico e lontano, ma che assume i contorni magici quando si parla di James Cotton.
Riuscì davvero a scalare il cielo del blues e del rock, partendo da un campo di cotone ed arrivò a suonare con alcuni dei grandi nomi del blues di Chicago: Sonny Boy Williamson, Howlin’ Wolf e Muddy Waters, prima di mettersi in proprio con la sua James Cotton Band e di diventare una star, accolta con tripudio dalle osannanti folle che scorrevano ai concerti rock, a cui veniva invitato a partecipare. Ecco così completato il suo percorso artistico: dai campi di cotone al paradiso delle star del rock!
Eppure la storia comincia proprio come un racconto da Libro Cuore: rimasto orfano a 9 anni, il giovane James – che già suonava l’armonica e che si era nutrito delle trasmissioni rurali trasmesse dalla KFFA Radio intitolate King Biscuit Time (dal nome dello sponsor) – ascoltando Sonny Boy Williamson II, venne condotto dallo zio proprio dal famoso armonicista che, dopo averlo sentito, di fatto lo adottò e lo portò a suonare con sé. Quando Sonny Boy se ne andò e lasciò la band, James Cotton andò a suonare da “busker” nella famosa Beale Street di Memphis. Venne più tardi notato da Howlin’ Wolf che lo inserì nella sua touring band che girava per i juke-joints del Sud.
James Cotton nel 1952, a soli 15 anni, registrò 4 tracce per la Sun Records, fino a quando ad un concerto apparve Muddy Waters che cercava un sostituto armonicista, per Junior Wells. Si era nel 1953: cominciò così un lungo sodalizio durato per 12 anni, fino al 1966. Con la Muddy Waters Band partecipò alla incisione di dischi memorabili, ne ricordo uno soltanto: At Newport del 1960. Dal 1966 forma la sua James Cotton Band e parte per una lunga carriera solista con musicisti come Matt “Guitar” Murphy e Hubert Sumlin.
Il suo approccio musicale/stilistico, molto aggressivo e spettacolare gli attirò le simpatie degli artisti rock che lo vollero come ospite in importanti manifestazioni concertiste rock, dove Cotton seppe attirarsi le simpatie del giovane pubblico che vi assisteva. A testimonianza di queste collaborazioni cito soltanto il capolavoro Fathers & Sons del 1969, con Mike Bloomfield, Paul Butterfield, Muddy Waters, Otis Spann.
A fine anni ’70 ritornò a lavorare con Muddy Waters, in occasione del suo ritorno al successo con i dischi prodotti da Johnny Winter, di cui qui ricordo solo l’eccellente Hard Again del 1977. La sua carriera poi sarà ancora lunghissima, con una discografia non inflazionata, ma caratterizzata da incisioni quasi sempre inserite nell’alveo del canonico blues di Chicago. Interessanti alcune sue incisioni per la Alligator, come: Harp Attack! con Junior Wells, Carey Bell e Billy Branch; The Best Of James Cotton – The Alligator Years (se si vuole un’antologia dell’ultimo periodo); Cotton Mouth Man, un tributo a Cotton con moltissimi grandi del rock e del blues del 2013.
Ricordo di aver ascoltato James Cotton a Milano negli anni ’90, al mitico Capolinea (il tempio del Jazz milanese), dove si esibì, poco dopo essere stato operato alla gola e dopo il concerto riuscii a scambiare quattro chiacchiere con lui nel backstage familiare del Capolinea. Mi sorprese la sua cortesia, anche se l’ora tarda e la stanchezza lo costrinsero a poche parole di ringraziamento per gli apprezzamenti che gli porsi.
Ci mancherai James e ci mancheranno le tue armoniche intrise del sound del più puro Chicago Blues, di cui eri uno degli ultimi Profeti sopravvissuti!