Esce il 29 novembre il nuovo disco di Michele Gazich, intitolato Il Vittoriale brucia (Moonlight Records – Fono Bisanzio / IRD), dedicato alla poesia e ai poeti, nonché primo disco di canzoni d’autore registrato Live all’Auditorium del Vittoriale il 28 Novembre 2021. Il disco uscirà in edizione limitata, in un formato unico Lp+cd e QR code per scaricare i brani in formato Hi-res.
Michele Gazich è un musicista (il suo strumento principe è il violino), poeta, singer-songwriter. Ha al suo attivo una decina di album e moltissime collaborazioni, anche con molti artisti Buscaderiani (Michelle Shocked, Eric Andersen, Mary Gauthier tra gli altri); da sempre amico di Paolo Carù; partecipò e suonò il violino al suo funerale.
Le canzoni eseguite durante il concerto costituiscono un personale tributo di Gazich ai grandi poeti e scrittori che lui ha amato e di cui ha utilizzato le parole nel suo live: Eugenio Montale, Primo Levi, Pier Paolo Pasolini, Paul Celan, Ingeborg Bachman e ovviamente Gabriele D’Annunzio, il padrone di casa, visto che il Vittoriale di Gardone Riviera costituì la sua abitazione fino alla sua morte, nel 1938, e ora è diventato pure un sito di concerti di fama internazionale.
Gazich, inoltre, osa non solo citare uno dei miti poetici della prima era fascista, Gabriele D’Annunzio appunto, ma attua una provocazione intrigante contenuta proprio nella title-track, Il Vittoriale brucia. Si pone infatti la seguente domanda: “E se d’Annunzio fosse stato antifascista?”.
Gazich cita il fatto che il vate d’Italia, quando pronunciò nel 1922, prima della marcia su Roma, un discorso dal balcone di Palazzo Marino a Milano, non usò mai la frase “Viva il fascismo”. Rimproverato dal segretario del partito fascista disse: “C’è un solo grido da scambiare tra gli Italiani: Viva l’Italia. È il mio”. Dieci giorni dopo il poeta “cadde” accidentalmente da una finestra; non morì, ma da allora di fatto venne escluso dalla scena politica e visse isolato nel suo Vittoriale, rimanendo un personaggio scomodo e di fatto recluso nel suo palazzo dorato. La canzone è frutto di molti anni di ricerca e studio da parte di Gazich e prospetta un aspetto inatteso del controverso personaggio politico incarnato da Gabriele D’Annunzio.