Recensioni

Eric Clapton, Slowhand at 70 – Live at The Royal Albert Hall

claptonERIC CLAPTON
Slowhand at 70 – Live at The Royal Albert Hall
Eagle/Edel 2CD/2DVD
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La sera del 20 Maggio scorso, ho visto Eric Clapton alla Royal Albert Hall, in una delle sette serate che hanno concluso la sua carriera. Dal vivo. Infatti lo aveva detto da tempo che, una volta compiuti i 70 anni, avrebbe smesso di esibirsi dal vivo. E così ha fatto. Ho visto un bel concerto, non un grande concerto, ma comunque sempre di ottimo livello. La scaletta era la stessa di due anni prima, al massimo una canzone diversa, una sera ogni tanto, neanche tutte le sere. Probabilmente non aveva più tanta voglia di creare, di inventare, di fare qualche cosa di nuovo: era una sorta di resa dei conti, ma comunque la si voglia vedere e la classe non è acqua, lo spettacolo è stato più che soddisfacente.

La band sul palco è notevole: oltre a Slowhand abbiamo Steve Gadd, batterista superbo, Nathan East, il bassista delle star, Chris Stainton, pianista straordinario, Paul Carrack, organista e vocalist e le due coriste di colore Michelle John e Shar White. Il concerto è stato bello, deciso, potente, coinvolgente al massimo. Non è la serata che ho visto io, certe versioni (I Shot The Sheriff, Tell The Truth, Key To The Highway, per citarne alcune) mi sembrano migliori. Eric domina la scena, mentre il gruppo lo segue in modo fluido.

Il suono è blues rock, con qualche puntata soul. Somebody’s Knocking (di JJ Cale) apre le danze: Eric ricorda il vecchio amico e la serata, a parte il bis, si chiude con Cocaine. Key To The Highway, un classico del blues (portata alla notorietà da Little Walter) è in una versione scorrevole, allungata, che vive sulla chitarra del nostro, sul piano di Stainton (formidabile il vecchio Chris) e sull’organo di Carrack. Il blues, il grande amore di Slowhand, sarà il dominatore della serata, come capita spesso nei concerti del nostro. Tell The Truth, una delle grandi canzoni di Layla, vive una seconda vita in queste calde esibizioni Live. Il retaggio gospel rivive alla grande nelle voci delle due coloured, mentre Manolenta fa la sua parte in modo egregio. Anche Pretending, una canzone discreta, dal vivo è decisamente meglio: c’è quell’aura gospel, con le voci dosate con estremo gusto e la band che scivola come un olio.

Hoochie Coochie Man, scritta da Willie Dixon e resa celebre da Muddy Waters, è uno dei classici assoluti del blues: il piano di Stainton e le due coriste fanno la differenza. Eric e la band la suonano in modo personale, togliendo un po’ della ruvida patina blues che avvolgeva la versione originale e rendendola leggermente sofisticata, ma è sempre grande musica. You Are So Beautiful (di Billy Preston) è cantata da Paul Carrack: io non l’avrei messa nello show, è superflua. Can’t Find My Way Home (di Steve Winwood) tratta dal repertorio dei Blind Faith è un veicolo perfetto per le evoluzioni di Slowhand, ma la canzone la canta Nathan East, un’altra concessione, dopo il brano precedente, di Eric alla band. East, eccellente bassista, non ha una grande voce.

I Shot The Sheriff è decisamente più bella della versione che ho sentito la sera del 20 Maggio: lungo intro strumentale che fa da apripista per la nota reggae ballad di Bob Marley, portata al successo da Clapton nei settanta. Le due coriste spingono molto, poi entra il nostro e la sua voce fa come da paciere, riportando la normalità nel brano, che non perde la sua carica caraibica, ma acquista ulteriormente nella rilettura rock della band. Poi la band siferma e Clapton inizia la parte acustica, in cui si esibisce con alcuni membri della band Driftin Blues, voce chitarra e basso, è già bella, ma Nobody Knows When You’re Down and Out è puro godimento con tutta la band (Stainton alla grande), dietro di lui (che si esibisce all’acustica) le due coriste richiamano classiche sonorità blues, mentre la band tesse il suo filo.

Tears in Heaven è commovente, viene accolta da un applauso scrosciante e lascia andare la sua melodia toccante per qualche minuto, mentre la gente ascolta nel più assoluto silenzio. Layla,una canzone che da anni è considerata uno dei brani guida del suo repertorio, viene rifatta in modo elettro acustico, con la band dietro le spalle. Bella versione, ma quella elettrica, quella originale, era ben altra cosa. Andate a risentire quella che c’è nel box Give Me Strength, nel Live, strepitosa. Questa è raffinata, rarefatta, ma molto meno emozionante. Let it Rain è molto bella, elettrica, diretta, con le black girls protagoniste, assieme alla sfolgorante chitarra del nostro.Wonderful Tonight, notissima ballata, viene suonata in modo estremamente piacevole, e lascia ampio spazio alla bella melodia di fondo, struggente come non mai.

Crossroads, omaggio a Robert Johnson, viene eseguita con grande lavoro di tastiere, Stainton in primis, ma anche Carrack fa del suo meglio, mentre la base è piuttosto rock: possente, magnetica, tosta. Il DVD contiene anche una versione bonus di Queen of Spades, sempre di Robert Johnson, eseguita come Dio comanda. Il blues è il suo amore, Eric non lo ha mai nascosto. Cocaine, ancora JJ Cale, chiude bene la serata, con Clapton e le due ragazze che ci danno dentro alla grande. Siamo al bis: è la volta di High Time We Went, presa dal repertorio di Joe Cocker che, come succede da almeno due anni a questa parte, chiude le serate di Slowhand. Sul palco cantano sia Clapton che Carrack che Andy Fairweather Low, amico del nostro e sempre tra i piedi nei suoi concerti. Stainton segna con il suo assolo il brano. Buona versione, meglio di quella che ho sentito io. Questo concerto viene edito in DVD, oppure nella versione DeLuxe, 2CD/2DVD: il bonus DVD contiene estratti dei precedenti concerti di Clapton alla Royal Albert Hall, più un libro di 60 pagine.

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