Recensioni

Emma Ruth Rundle, Marked For Death

Emma Ruth Rundle, Marked For DeathEMMA RUTH RUNDLE
Marked For Death
Sargent House Records
***

Nella ancor breve carriera della giovane artista di Los Angeles Emma Ruth Rundle, il canto non è stato un riflesso incondizionato e nemmeno un’azione propriamente spontanea, visto che ha trascorso all’incirca l’ultimo decennio suonando la chitarra per formazioni dal passo pesante come Red Sparowes, Nocturnes e Marriages, prima di scoprire la voce con il suo secondo album solista Some Heavy Ocean del ’14 (l’esordio Electric Guitar One del ’11 è solo strumentale).

A giudicare da quanto si ascolta nel nuovo Marked For Death comunque, Emma sembra aver raggiunto la giusta confidenza con il fraseggio e la respirazione, assicurandosi un futuro da cantautrice, che non esclude ovviamente il prosieguo della sua attività di strumentista, ma che potrebbe valerle un diverso grado di attenzione.

Fin dal macabro titolo si intuisce che l’immaginario a cui si ispira la Rundle è quello che a partire dalle più antiche murder ballads arriva fino alle cupezze del fenomeno doom, un’universo lirico fatto di ombre gotiche e inquietudini bibliche, che esplode in un’intreccio di atmosferico folk e abrasive tensioni rock, come può capitare di sentirne negli ultimi dischi di Marissa Nadler, nell’abisso di tenebra di Chelsea Wolfe o nei momenti più elettrici dei Mazzy Star.

Sono canzoni vestite di scuro quelle di Marked For Death, sfregiate dal metallico sferragliare della chitarra elettrica e pervase dal malcelato malessere che si respira negli acuti lirici e nelle tonalità affascinanti della voce di Emma: percezioni che si accumulano sia quando i torbidi grumi di feedback e le scariche dei tamburi di Protection evocano certo indie-rock degli anni ’90, sia quando ballate come Hand of God, Furious Angel o Heaven battono quieti tempi folk tra suggestivi riverberi shoegaze e leggere orchestrazioni, sia quando i crudi solismi di Real Big Sky portano a galla le traiettorie a bassa fedeltà di tanto cantautorato lo-fi.

A volte, Emma Ruth Rundle pare quasi dibattuta tra l’emotività della cantautrice e la febbre della rockeuse, come succede nei sonici saliscendi delle titletrack, nel chiaroscuro di una Medusa dai tratti quasi psichedelici o nei furiosi crescendo di una So, Come, che pare sfuggita proprio ad un vecchio disco dei Come. Sebbene Emma Ruth Rundle ne possieda l’avvenenza, Marked For Death non è l’album che potrebbe trasformarla nella prossima reginetta del pop, ma è senza dubbio in grado di far sbocciare definitivamente la sua carriera di cantante.

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