ELLIOTT BROOD
Work and Love
Paper Bag Records
***½
Sono passati diversi anni da quando gli Elliott Brood hanno esordito con un EP, Tin Type, dieci se non erro. Almeno cinque da quando si sono conquistati alcune copertine che contano, nel natio Canada: una band che è cresciuta lentamente, spargendo musica e pochi, ma ben fatti, dischi. Work and Love è il quinto lavoro del trio capitanato da Mark Sasso (voce solista, chitarra, armonica, banjo), Casey Laforet (chitarra solista, voce solista, tastiere) e Stephen Pipkin (percussioni).
Sono partiti come band di country alternativo, dead country in realtà, e hanno via via smussato il proprio suono passando da alternative country ad Americana. Ora stazionano in ambito più rock e Work and Love è certamente il disco più riuscito, armonico e maturo. Days Into Years, 2012, aveva fatto vincere loro i Juno Awards, gli Oscar canadesi della musica: un disco bello e fluido, molto più country rock di questo. Qui c’è chiaramente una evoluzione anche se qui e là ascoltiamo ancora il banjo (Nothing Left), ma in un ambito che non è più tanto country. Le canzoni hanno un fondo melodico denso e ben strutturato e il disco è più adulto rispetto al passato, ha un suono più personale, canzoni più solide e ben pochi punti in comune con il suono di altre band.
Elliott Brood sono cresciuti cambiando via via il suono, ora più corale, come nella piacevole Tired o nell’iniziale Little Ones, brano guida del disco. Anzi, Little Ones ha avuto lunghi passaggi su NPR in Usa (National Public Radio) a dimostrazione della crescente popolarità della band. Se prima erano solo un gruppo culto, ora vanno a suonare assieme ai Jayhawks o aprono per Steve Earle oppure i Lumineers. Stanno salendo lentamente. Canzoni come Taken, intro lento, melodia che si apre, belle voci a sostenerla, con twang e sliding in bella evidenza, oppure Jigsaw Heart, con bell’uso di voci o, ancora Mission Bell,squisita lezione di modern rock, con un uso molto originale della tromba (Michael Louis Johnson). Una band che è sempre più americana nel suono, nella forza espressiva (la già citata Taken è perfetta in questo senso) si può avvicinare ai Jayhwaks migliori o, in parte, anche ai Sadies, quelli più roots.
Work and Love nelle prime copie contiene un secondo CD, con 5 canzoni, sedici minuti di musica, che dà ancora più spessore al disco e lo rende ulteriormente appetibile. Sembra una di quelle band nate e cresciute nell’American Heartland e questo ulteriore cambio è dovuto anche alla presenza di Ian Blurton, chitarrista canadese e musicista molto esperto, che ha dato una ulteriore quadratura al suono. Un brano come Mission Bell è tutto, tranne che country.