Recensioni

Deerhunter, Fading Frontier

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Fading Frontier
4AD/Self
***1/2

Abbandonato il garage pop chitarristico del precedente Monomania, i Deerhunter di Bradford Cox e Lockett Pundt tornano sui loro passi, approntando un disco indie rock a 360°. Questo alla fine è Fading Frontier, a partire da una All The Same messa ad inizio di programma, la cui melodia si fonde alle spire oniriche di chitarra ed organo.

È solo la prima tappa di un viaggio caleidoscopico, che prevede fermate presso i plink plonk sintetici di Living My Life; nel jingle jangle di una Breaker capace subito di fissarsi in testa; nelle derive quasi exotiche di Duplex Planet (con Tim Gane degli Stereolab all’harpsichord) o in quelle dark space di Take Care (stavolta con James Cargill dei Broadcast a synth e manipolazione di nastri). La lunga Leather And Wood, voce filtrata ed effetti dub, si sviluppa tramite un mood oscuro, spazzato via dal piglio funky di una Snakeskin chitarristica, attraversata dal sax alto di Zumi Rosow. In chiusura, prima le volte tastieristiche di una splendida e siderale Ad Astra, poi l’affondo platealmente pop di Carrion.

Curatissimo dal punto di vista produttivo ed efficace in termini di scrittura, Fading Frontier conferma i Deerhunter tra le band migliori dell’indie-rock contemporaneo.

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