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Come un colpo al cuore: Roberta Flack 1937-2025

Il 24 febbraio è morta Roberta Cleopatra Flack, da tempo sofferente a causa dell’inesorabile malattia — la SLA — che la colpì nel 2022, impedendole di cantare.

La sua voce gentile era inconfondibile e aveva chiare sfumature pop intrecciate a un carezzevole feeling soul. La sua carriera musicale decollò alla grande negli anni ’70, quando ottenne un successo planetario grazie a Killing Me Softly With His Song (1972), una canzone (scaturita dall’emozione provata assistendo a un concerto di Don McLean) che ha travalicato i confini della sfera black imponendosi nell’immaginario collettivo con la fisionomia di una delicata ballad pianistica e cantautorale nello stile di Carole King.

Le fonti d’ispirazione della Flack furono sia Mahalia Jackson sia Sam Cooke; in gioventù studiò il pianoforte, strumento predominante nei suoi brani, tale da conferire agli stessi un tocco di classicità (anche lei, come Nina Simone, avrebbe preferito suonare Chopin o Bach). Fece una lunga gavetta suonando nei locali e nei bar, dove venne scoperta dal pianista jazz Les McCann, impressionato anche dalla sua voce e svelto nel procurarle un contratto con l’Atlantic.

Ma sarebbe ingiusto ricordarla esclusivamente per la straconosciuta Killing Me Softly (campionata con enorme successo, 24 anni più tardi, dai Fugees di Lauryn Hill), perché solo l’anno prima, anche la rivisitazione flackiana della The First Time I Saw Your Face di Ewan MacColl, inserita da Clint Eastwood nel film Brivido Nella Notte (Play “Misty” For Me, 1971), suo esordio dietro la macchina da presa, ottenne un grande riscontro, peraltro bissato — tre stagioni dopo — dall’errebì jazzato dell’altrettanto fortunata Feel Like Makin’ Love.

Tutti e tre i 45 giri raggiunsero il primo posto nelle classifiche americane, aggiudicandosi il disco «d’oro», e Roberta Flack continuò a registrare anche negli anni ’80, pure lì mietendo sempre lusinghieri successi. Comunque, se riavvolgete il nastro, può darsi ricordiate i suoi duetti con il grande Donny Hathaway, col quale continuò a registrare fino alla drammatica morte di quest’ultimo (nel 1979): ricordo qui solo i loro grandi successi come You’ve Got A Friend, The Closer I Get To You, Where Is The Love, tutte gratificate dalla nomination per il Grammy (l’ultima lo vinse).

Nel 1971, la rivista jazz DownBeat incoronò Flack come miglior cantante femminile, scalzando la leadership pressoché ventennale di Ella Fitzgerald; lo stesso Bob Dylan la volle con sé nel tour della Rolling Thunder Revue. Nel 2020 le venne infine assegnato il Grammy Lifetime Achievement e nello stesso anno l’etichetta RunOut Groove, in accordo con Atlantic, diede alle stampe una superba edizione del cinquantennale dell’esordio discografico dell’artista, l’indimenticato First Take (1969), per l’occasione integrato da un secondo CD di materiale raro e inedito.

Il suo canto soave, da entertainer di classe, con un repertorio di canzoni che inducevano alla commozione e sollecitavano i buoni sentimenti, era frutto del suo desiderio di raccontarsi attraverso le note e di farlo in tutta sincerità, in modo da colpire l’anima dell’ascoltatore. Le sue indiscutibili peculiarità e il suo tocco dolce, lieve, profondamente radicato nei ‘70, mancheranno a tutti i romantici.

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