Era un appuntamento a cui non bisognava mancare quello svoltosi alla Salumeria della Musica, un mercoledì sera di un novembre insolitamente caldo. Una serata speciale, in cui Cesare Basile è tornato in quella Milano che per anni gli ha fatto da casa, una serata in cui ritrovarsi con gli amici (presenti sia sopra che sotto il palco) e per proporre il suo repertorio, a partire dalle bellissime canzoni del suo ultimo album, Tu Prenditi L’amore Che vuoi E Non Chiederlo Più, un disco che gli ha permesso di aggiudicarsi sia la Targa Tenco come miglior disco dialettale del 2015, che di vincere il Pimi Speciale come miglior artista independente.
Al suo fianco I Caminanti, una band fantastica composta dal vulcanico Enrico Gabrielli ai fiati, da Rodrigo D’Erasmo al violino, da Simona Norato a voce e tastiere, da Luca Recchia al basso e da Massimo Ferrarotto alla batteria, mentre lui era ovviamente impegnato a voce e chitarra.
Basile, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è da tempo uno dei più appassionanti, coerenti ed originali cantautori di casa nostra. Nella sua musica convivono su uno stesso piano le radici folk del Mediterraneo (la sua Sicilia certo, ma anche il Nord Africa) così come quelle americane; il blues (non inteso solo come linguaggio musicale, bensì in un senso ben più profondo e autentico), così come il rock e la nostra più alta canzone d’autore (a partire da De Andrè), di cui è uno dei pochi autentici eredi ed originali continuatori (forse addirittura l’unico, di certo il più grande). Il suo rigore politico, la sua indipendenza autentica e portata avanti senza cedimenti, ne fanno una sorta di outsider, di personaggio quasi scomodo, lontanissimo dal disimpegnato e superficiale mondo odierno.
Tutto ciò vibra nella sua musica con una potenza ineludibile, una forza che dal vivo è ancora più pressante. Le sua canzoni – brani come Araziu Stranu, Libertà Mi Fa Schifo Se Alleva Miseria, Parangelia, una Sogno Di Una Vipera scritta a pochi passi da dove in quel momento la sta eseguendo, ci dice – nella veste di questa sera sono ancora più intense, visionarie, emozionanti. Le parole, dirette e lancinanti, si rafforzano grazie alla fantasia esposta da un Gabrielli in stato di grazia; dagli interventi a volte lirici, a volte dissonanti di D’Erasmo; dai controcanti e dai tocchi magistrali della Norato; da una sezione ritmica che asseconda le sfumature delle varie canzoni sempre con efficacia. Oltre un’ora e mezza di grandissima musica, un fiume in piena di emozioni che in un paio di brani ha visto salire sul palco anche una sempre vulcanica Lilith, ovviamente a cantare La Vostra Misera Cambiale e poi rimasta sul palco anche per Franchina.
Il consiglio rimane sempre lo stesso: fate vostri i suoi dischi e non perdetevelo dovesse passare dalle vostre parti. Di certo non ve ne pentirete.