In Concert

Cat Power live a Gardone Riviera (BS), 5/7/2024

Sebbene abbia luogo da diversi anni, non ero mai stato a una degli appuntamenti di Tener-a-mente, festival, ma forse dovrei dire rassegna musicale, che ha come sede il bellissimo Anfiteatro del Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera, in provincia di Brescia. La programmazione è solitamente eclettica e sempre mediamente di valore (tra le cose in programma quest’anno, gli Interpol come Glen Hansard, James Blake o Gary Clark Jr., i Kasabian e i Dogstar, ma anche De Gregori, Carmen Consoli o Colapesce Dimartino), ma basterebbe già la location per decidere di farsi una gita per recarvisi.

Visto che era la prima volta, personalmente ne ho approffittato per visitare la stupenda villa che fu di D’Annunzio, il parco e i musei che compongono il Vittoriale nel suo insieme, una visita parecchio interessante e stimolante, che certamente vi consiglio, e che alla fine mi ha persino reso più simpatico il discusso poeta, scrittore, patriota e combattente originario di Pescara.

Il motivo per cui ero qui, comunque, era il concerto di Cat Power, in giro a portare il suo show in cui rifà il celeberrimo concerto di Bob Dylan del 1966, già celebrato a sua volta con un disco dal vivo uscito l’anno scorso. Si è sottolineato più volte il fatto che Chan Marshall abbia diversi album di cover nella sua discografia, ma con quest’ultima opera ha fatto qualcosa di diverso: se di solito prendeva le canzoni altrui per trasformarle completamente e renderle in qualche modo quasi come se fossero pezzi autografi, stavolta ha percorso un sentiero completamente opposto, di fatto rimanendo fedele il più possibile a quelli che erano gli originali, per lavorarli dal di dentro, portandoli a sé col suo modo di cantare, con la sua intonazione del tutto diversa da quella dylaniana, con un’emotività così differente da far slittare in alcuni casi il significato stesso delle varie canzoni.

Forse per questo, particolarmente emozionante è parsa tutta la prima parte di spettacolo, quella acustica, quasi interamente sorretta solo dalle sue interpretazioni calde e leggermente umorali, indissolubilmente legate a un sentire le cose da sempre diverso. Parecchio sorridente, accompagnata da due musicisti a chitarra e armonica, qui Chan è stata libera di seguire il flusso delle proprie emozioni, imprimendo quei piccoli scarti capaci di rendere vivida ogni strofa di Desolation Row o quasi spettrali pezzi come Vision Of Johanna e Just Like A Woman, trasposte in un universo femminino dove semplicemente Dylan non poteva arrivare.

Ovviamente più movimentata e rock come da copione la seconda parte, con tutta la band sul palco a darci dentro in maniera impeccabile da Tell Me, Momma in poi. In maniera però probabilmente troppo impeccabile, perché se il sound della Band, in quel famoso tour, era un suono che risultava rivoluzionario e scandaloso, qui, con tutto che ne è passata di acqua sotto i ponti e nessuno si aspettava la stessa furia selvaggia, manca comunque quel tanto di grinta e quel senso d’urgenza che il rock’n’roll dovrebbe comunque mantenere. Nulla per cui gridare alla lesa maestà, intendiamoci, ma un approccio forse un po’ troppo educato  e perfettino per lasciare davvero un segno profondo, col risultato che pure un pezzo come Ballad Of A Thin Man sfili via senza graffiare con quel senso di minaccia incombente che l’ha sempre caratterizzata, rischio scongiurato invece in una potente Like A Rolling Stone, opportunamente resa aliena dal diverso modo di porgere vocalmente le strofe da parte di Marshall. La quale, nel finale, prima di lasciare il palco, si dilunga in una serie di vaneggiamenti e ringraziamenti un po’ bizzarri, che chi conosce il personaggio sa bene essere comunque parte di una personalità da sempre molto peculiare. Se devo essere sincero, è uno dei motivi per cui l’ho sempre amata. Nell’insieme, una gran bella serata.

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