Foto © Lino Brunetti

In Concert

Bodega live a Segrate (MI), 22/4/2022

Sono le 21 in punto come annunciato – forse più perché c’è un secondo evento durante la serata che non per un allinearsi anche qui da noi agli orari dei concerti all’estero – quando i newyorchesi Bodega salgono sul palchetto interno del Magnolia. Non che ci stiano centinaia di persone, ma la stanza è bella affollata e questo, nella prima settimana post pandemia dove a Milano, praticamente  ogni sera, c’è più di un concerto tra cui scegliere, è senza dubbio un fatto positivo.

La band si è fatta conoscere attraverso due dischi (più un EP) che sono quanto di meglio ci sia in giro in fatto di post punk e indie rock, due generi che i Bodega fondono con grandissima maestria, ricordando in qualcosa i Parquet Courts, ma andando oltre nelle contaminazioni (qualcosa mi dice che siano anche fan dell’hip hop). Facile preventivare che dal vivo sarebbero stati una bomba, ma onestamente non credevo così tanto. Merito di un’energia contagiosa, di un pugno di canzoni che esaltano e che si fanno ricordare, di un suono composito e molto meno monolitico rispetto a quello che potrebbe sembrare a primo ascolto, ma anche di una presenza scenica che rende il loro show bello da vedere oltre che da sentire.

Se il cantante e chitarrista Ben Hozie sembra il classico amico con cui usciresti a berti una birra e lo stesso si potrebbe dire del bassista Adam See, ben più scenografici sono gli altri membri del gruppo, a partire dalla cantante e percussionista (anche al campionatore) Nikki Belfiglio, al centro della scena e scatenatissima nel suo arringare il pubblico con le sue movenze e i suoi contrappunti vocali; passando per il chitarrista Dan Ryan, autentico prototipo del chitarrista wave/rock’n’roll, sia attraverso le pose, che attraverso uno stile spigoloso e fantasioso, tecnicamente ineccepibile; per arrivare alla batterista Tai Lee, un concentrato di furia percussiva, inarrestabile sui tamburi, suonati rigorosamente in piedi senza mai smettere di saltare, fedele al suo essere stata una delle percussioniste del noto spettacolo “Stomp”.

Più potenti pungenti che su disco, attaccanno con una tripletta quale Margot, How Did This Happen? e Statuette On The Console (non nella versione italiana, come sarebbe stato auspicabile) e da lì in poi vanno avanti per un’ora e un quarto praticamente senza pause e senza interruzioni, facendo seguire un pezzo dietro l’altro senza rallentare praticamente mai, se non in qualche pezzo un po’ più pacato come Shiny New Model o la conclusiva Charlie, pezzo dedicato da Hozie a un amico scomparso anni fa. Nel mezzo, momenti clamorosi con pezzi come Territorial Call Of The Female, Doers, Name Escape o Jack In Titanic, brani dove tutti gli elementi del progetto Bodega esplodono, e dal vivo ancor di più.

Sembrerebbe non ci sia più spazio per null’altro, ma l’insistenza del pubblico li fa tornare sul palco dove eseguono una mastodontica Truth Is Not Punishment che dai neppure tre minuti della studio version, dal vivo s’allunga a superare i dieci, con visionarie e percussive parti improvvisate assolutamenti travolgenti.

Live band divertentissima, non perdeveli per nulla al mondo dovessero passare dalle vostre parti! Per me, indubbiamente, già tra i concerti dell’anno.

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