Nei giorni di festa, in una città come Milano, non è mai un’idea troppo brillante organizzare concerti. Molti milanesi lasciano la città approfittando di eventuali ponti, e mediamente si ritrovano assorbiti da altre cose, piuttosto che badare alla musica. Certo, i tour mica si possono pianificare attorno a simili facezie, ma forse è per questo che al Circolo Magnolia di Segrate, proprio al confine con il capoluogo lombardo, per il concerto degli svedesi Blues Pills trovo meno gente di quella che mi sarei aspettato. Intendiamoci, il tendone del locale nel quale si svolge il concerto non è che sia vuoto, ma non presenta neppure quel sold out al quale, una formazione ormai nota quale sono, giunta di recente al quarto album in studio, legittimamente dovrebbe ambire in una città come questa, a maggior ragione perché data unica nel Belpaese del loro Happy F*cking Birthday Tour.
Chi c’era, comunque, s’è divertito parecchio, questo almeno a giudicare dal calore e dall’entusiasmo che si poteva respirare tra i presenti, non solo durante l’esibizione dei padroni di casa, ma anche durante quella del gruppo spalla, i canadesi Daniel Romano’s Outfit. È vero che non si può conoscere tutto, ma mi pare davvero strano il fatto che mai m’ero imbattuto in loro in anni e anni d’ascolti e concerti. Il buon Romano, infatti, è in giro da un bel po’ e ha pure una ricca e frastagliata discografia alle spalle. Bastano davvero un paio di pezzi per appassionarsi a quello che fanno che, volendo riassumere, pare una versione ancora più energica e punkizzata degli Who, ma striata anche d’influenze Americana e psichedeliche. Insomma, una gran bella sorpresa che, oltre ad avermi portato al banchetto a prendere il loro ultimo album, mi ha fatto ripromettere, tempo permettendo, di andare anche alla scoperta di ciò che hanno fatto in passato. Bravi!
Per ciò che riguarda i Blues Pills, sono da poco tornati con un disco nuovo realizzato durante la maternità della vocalist Elin Larsson, Birthday, un album che ha portato la musica della band in territori mediamente più pop e melodici del solito, pur non perdendo molto in termini di grinta ed energia, gli elementi che in fondo hanno sempre fatto la differenza – assieme alle canzoni, ovviamente – nell’economia di una proposta che di certo non si è mai segnalata per la sua originalità.
La formazione è oggi piuttosto diversa rispetto a quella degli esordi: quello che ne era il bassista, Zack Anderson, oggi è alla chitarra, mentre il basso è finito in mano a Kristoffer Schander e dietro ai tamburi, ormai da un decennio, c’è André Kvarnström. Sebbene Anderson sia anche un ottimo chitarrista e sia un musicista di grande esperienza, avendo a lungo militato nei Radio Moscow, devo dire che non riesce del tutto a non far rimpiangere la dipartita di Dorian Sorriaux, che ricordo come un vero fuoriclasse e, allo stesso modo, Schander non la stessa fantasia, in qualità di bassista, di quella che esponeva lo stesso Anderson. Sottigliezze forse, ma la sensazione stavolta è stata quella che a rendere memorabile la performance sia stata soprattutto l’energia, la vitalità e la notevole presenza scenica della Larsson, la vera mattatrice del concerto.
Il quale inizia con una manciata di pezzi nuovi – Birthday, Don’t You Love It, Bad Choices, la bella ballata Top Of The Sky – che confermano la bontà di una scrittura sostanzialmente molto classica, che dal vivo si traduce però in qualcosa dal maggior impatto. Elin ha una grande voce che, per quanto si dimeni come un’ossessa, ballando, saltando, scuotendo la sua lunga chioma bionda, non presenta mai un minimo segno di cedimento e neppure l’ombra di un minimo di fiatone, mostrando invece un ventaglio espressivo assai ampio.
La band l’asseconda con la forza di una sezione ritmica potente e decisa e con gli incisi chitarristici di Anderson che non strafà mai, stando ancorato alla canzone. Che le cose migliori vengano soprattutto dalle cose del primo album, tutt’ora piuttosto saccheggiato con pezzi come Black Smoke, High Class Woman o l’imperdibile, sulfurea Devil Man, con la quale ci hanno mandato a casa, o da una hit quale Proud Woman, non deve stupire più di tanto, anche se il loro repertorio è comunque piuttosto equilibrato nel continuare a dare linfa al caro, vecchio, classico rock’n’roll.
Intrattenitori di gran livello, i Blues Pills suonano ancora autentici, esaltanti e molto divertenti e il calore e la forza espressi da Elin Larsson sono una di quelle cose che per lasciarti indifferente devi essere morto o quasi. Insomma, gran bel concerto!