Il Circolo Magnolia di Milano, che sia per via dell’Expo o meno, quest’anno ha in programma una notevolissima ed eclettica serie di concerti estivi, tanto che abbiamo il sospetto che lo visiteremo piuttosto spesso. Giusto per citarne qualcuno: i Black Mountain, Frank Turner, Hanni El Khatib, l’Altro Festival con gli Of Monsters And Men, i Public Enemy, Jacco Gardner, i Calibro 35, persino i Goblin che rifanno le musiche di “Profondo Rosso”. Tenete d’occhio il loro sito, questo è senz’altro il consiglio. Tra le varie cose in programma, c’era pure questa serata hard rock, in cui si esibivano i tedeschi Wedge, gli Orchid e i tanto chiacchierati Blues Pills. I primi me li sono persi, sui secondi – a mio parere dozzinali, tamarri, uguali a mille altri – stenderei un velo pietoso, e quindi concentriamoci sui terzi. La band svedese – ma da lì arriva veramente solo la cantante Elin Larsson ed il nuovo batterista André Kvarnström, visto che il bassista Zack Anderson, ex Radio Moscow, è dell’Iowa, ed il chitarrista Dorian Sorriaux è francese – non si può dire che brilli anch’essa per originalità, ma in quanto a qualità delle canzoni, freschezza ed abilità tecniche, devo dire che è stata proprio grande ed ha divertito parecchio. È soprattutto in sede live che mettono in campo tutte le loro carte: la Larsson è una furia scatenata, ha una bellissima voce dalle sfumature soul e la presenza scenica di cui c’è bisogno; Sorriaux – giovanissimo, non so se arrivi a vent’anni! – un chitarrista tecnicamente ineccepibile, abile e sufficientemente fantasioso nei riff come negli assoli, quasi una sorta di Jimmy Page in erba; stratosferica anche la sezione ritmica, in particolare Anderson, le cui linee di basso praticamente mai si limitano solo a dettare il tempo, inerpicandosi spesso in arditi ghirigori caleidoscopici. Hard blues decisamente seventies e zeppeliniano, tradizionalissimo nell’impianto, come evidenziato da canzoni come High Class Woman, Astralplane o No Hope Left For Me. In scaletta una cover di Tony Joe White (Elements And Things), la nuova Yet To Find per sola voce e chitarra acustica e quello che per loro è già un classico, l’esaltante Devil Man, con cui hanno chiuso. Dovessero ripassare dalle vostre parti, da vedere.