Durante il pomeriggio del 15 marzo, leggo la notizia che il concerto dei Bachi da Pietra all’Arci Bellezza di Milano è sold out e la cosa mi riempie istantaneamente di felicità, visto che per chi scrive sono da sempre una delle migliori band italiane. In realtà, quello che è sempre stato basilarmente un duo formato da Giovanni Succi e Bruno Dorella, due che hanno fatto la storia dell’underground rock italiano, e che oggi, con l’ingresso del bassista e tastierista Marcello Batelli (Non Voglio Che Clara, Il Teatro Degli Orrori), è un trio, suona nella più piccola delle due sale del Bellezza, quella Palestra Visconti dove vennero girate delle scene di “Rocco e i suoi fratelli”, visto che di sopra, nella sala principale, c’è un gruppo che suona “punk romantico”. Della cosa c’informerà con un certo divertito sarcasmo Succi stesso, giustamente perplesso nei confronti dell’accostamento fra le due parole.
Poco male comunque, perché vedere i Bachi da vicinissimo e ad altezza pavimento è una bella botta e il fascino da club iper underground della Palestra Visconti perfettamente s’intona con la musica livida del trio. Musica che, negli anni, ha subito diverse evoluzioni e oggi è sicuramente nella sua fase più rock e comunicativa, diretta, pungente, che per descrivere il mondo non esita a usare l’arma dell’ironia più dissacrante.
Ne è prova il loro ultimo, riuscitissimo album, quell’Accetta e Continua che stasera farà da ossatura a buona parte del concerto e che dimostrerà anche in sede live di essere un signor album, colmo di pezzi assolutamente memorabili, a partire da quella Mussolini che l’aveva anticipato e che stasera verrà qui suonata in una forma quasi stilizzata.
Succi ha carisma da vendere ed è col tempo diventato un cantante sempre più affilato e credibile, oltre ad essere un chitarrista sempre piuttosto originale nel suo modo di approcciare lo strumento. Il modo di suonare i tamburi di Dorella rimane quasi solo suo: basilarmente usa solo le braccia, ma ad ascoltarlo quasi non ci se ne accorge, vista la potenza e precisione che riesce a mettere in campo. Nella collaudata economia del duo, bene s’è inserito Batelli, ottimo ad aggiungere controcanti più tradizionalmente melodici e a riempire gli spazi sia col basso che con la tastiera.
Come si diceva, i pezzi dell’ultimo album l’hanno fatta da padrona, ma non sono mancati brani da album quali Reset, Quintale e soprattutto Necroide, dalla quale, immancabile, hanno ovviamente estratto l’inno Black Metal Il Mio Folk.
Peccato per l’assenza di Fuori C’è Il Vicino, il mio pezzo preferito dell’ultimo disco, unico neo di una performance davvero notevolissima. Non perdeteveli se dovessero passare dalle vostre parti.