Andrew Bird
Milano, Teatro Dal Verme
28 ottobre 2016
Decolla dal Teatro Dal Verme di Milano, il nuovo tour del violinista di Chicago Andrew Bird: uno spettacolo (del tutto appropriato questo termine nonostante l’artista sia da solo sul palco) intitolato An Evening With…, finalmente collocato in uno spazio dove l’acustica perfetta consente di apprezzare la raffinata musicalità e tutte le infinitesimali ricercatezze della musica di Bird (le precedenti esibizioni si erano tenute ai rumorosi Magazzini Generali e al compianto Transilvania).
L’aspetto spettacolare del concerto è tutto nella performance non solo artistica, ma anche fisica, di Andrew Bird, che, un po’ artigiano e un po’ illusionista, costruisce le canzoni pezzo per pezzo, partendo dalle fondamenta e via via sovrapponendo strati di suono, giri d’accordi, note di chitarra o tintinnii del vibrafono, modulando effetti, fino a dare l’impressione che sul palco stiano suonando non uno, ma tre o quattro musicisti contemporaneamente. Muovendosi con la destrezza di un prestigiatore tra pedali e strumenti, Bird mette in scena un’incantesimo dietro l’altro, pizzicando il violino come fosse un mandolino, suonandolo come una chitarra o strappandogli quei vortici armonici che sembrano sfuggiti ad una partitura classica.
Il folk delle origini, la musica da camera, lo swing degli anni ’30 e una inconfondibile sensibilità pop sono le componenti che convivono in maniera armonica nella multipla personalità artistica di Andrew Bird e che convergono in un tessuto melodico del tutto peculiare, dove le canzoni si cantano e si fischiettano come succede sotto la doccia.
Il tour è ovviamente quello per presentare l’ultimo lavoro di studio Are You Serious, ma c’è poco o nulla dell’impronta rock del disco nell’esibizione solistica del Teatro Dal Verme, perché la verve elettrica sfuma qui in un’elaborato e rarefatto intreccio acustico da cui prendono forma tanto canzoni nuove come Capsized, Roma Fade, la titletrack Are You Serious, Truth Lies Low e la morriconiana Saint Preservous, quanto episodi del passato come Tenousness, Give it Away, la conclusiva Weather System o una Sic of elephants concepita in occasione della rielezione di George Bush jr. ed ora rinfrescata per l’incombere del candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump, così come quelli che possono essere considerati classici del repertorio del violinista come le splendide Pulaski at Night e Three White Horses.
In una performance tanto impegnativa dal punto di vista fisico, Bird si prende una pausa per un breve set unplugged, esibendosi davanti ad un microfono panoramico come si trovasse negli studi di una radio degli anni ’50, senza che la magia delle sue canzoni smetta di aleggiare in sala, visto che neppure nella scanzonata Left Hand Kisses la mancanza della voce incantevole di Fiona Apple sembra incidere più di tanto. Lo spettacolo è al debutto e qualche inciampo è del tutto perdonabile, infatti una falsa partenza o una chitarra non accordata non fanno altro che suscitare scrosci di applausi. In sala c’è chi scatta foto o gira filmati, chi non perde l’occasione per un pisolino, chi non stacca gli occhi da whatsapp e chi se ne va a metà concerto, ma a tutti quelli che hanno ascoltato attentamente, l’esibizione di Andrew Bird ha regalato momenti davvero affascinanti.