Foto: Lino Brunetti

In Concert

Battles live a Milano, 29/3/2016

C’è ancora poca gente nei Magazzini Generali di Milano quando sul palco sale Kaitlyn Aurelia Smith a proporre una mezz’ora di elettronica tra ambient e una forma canzone eterea ed evanescente. Ne arriva un po’ di più mentre a suonare sono gli italiani Niagara, dediti ad un electro-wave non esaltantissima per il sottoscritto, se non in un pezzo (il penultimo fatto) dall’ipnotico andamento tribale e kraut-rock. Il pubblico, comunque lontano dal sold-out, arriva definitivamente giusto quando a salire sul palco sono i veri protagonisti della serata, i Battles.

Ridottisi a trio, dopo la defezione di Tyondai Braxton, gli americani rimangono comunque quello che si era soliti definire un super gruppo, visto che sono formati dal chitarrista e tastierista Ian Williams (in precedenza in Don Caballero e Storm & Stress), dal chitarrista e bassista David Konopka (Lynx) e dal batterista di Helmet e Tomahawk, John Stanier.

E per quanto i loro dischi siano più che godibili e originali – compreso l’ultimo La Di Da Di – assistere ad un loro concerto rende evidente il fatto che proprio la dimensione live sia quella a loro più congegnale. È già insolito il modo in cui si presentano sul palco, tutti su una stessa linea – come a dire che non c’è nessuna gerarchia tra di loro – con la batteria in mezzo, Konopka alla destra con la sua enorme pedaliera e Williams alla sinistra con le sue iconiche due tastiere inclinate.

Quella dei Battles è musica strumentale fortemente ritmica, costruita sugli assalti fisici e muscolari di un quadratissimo Stanier (mai visto un uomo sudare quanto lui!) e sugli intarsi melodici e strumentali costruiti dagli altri due. Senza dubbio più funambolico Williams, capace di divincolarsi e suonare allo stesso tempo le sue due tastiere e la sua chitarra elettrica, più discreti ma non meno essenziali gli interventi di Konopka, forse più attento ad un lavoro di costruzione armonica sotterraneo.

Descrivere quello che fanno non è mai troppo facile. Cosa suonano i Battles? Elettronica con strumenti veri? Funk? Post-rock? Hardcore futurista? Forse un po’ tutte queste cose, rimasticate e risputate fuori attraverso grooves mirabolanti e gioiosi, partiture pulsanti attraverso cui perdere la testa e liberare il corpo. Volendo ben guardare è musica sperimentale la loro, per nulla ligia a quello che si usa definire pop. Eppure, per quasi un’ora e mezza non c’è stato nulla di celebrale e difficile tra quello che arrivava dal palco, bensì solo un’enorme onda di potenza e good vibrations. Del tutto a modo loro, davvero grandi!

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