NATALIE MERCHANT
Paradise is There: The New Tigerlily Recordings
Nonesuch
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Tigerlily (1995) è il primo disco da solista di Natalie Merchant. Dopo avere passato diversi anni, almeno dodici, come leader e voce solista dei 10.000 Maniacs, andando contro il parere di molti, compresa la sua casa discografica (Elektra), Natalie se ne va da sola, lascia la band proprio all’apice del successo. Tigerlily è un disco complesso che la Merchant incide a sue spese (infatti rifiuta il denaro della casa discografica, vuole essere libera da ogni tipo di pressione) e con dei musicisti giovani, ancora poco conosciuti. Un nucleo di entusiasti, che danno calore e anche colore al suono dell’album che, contro ogni aspettativa, si rivela un bestseller, arrivando a vendere più di cinque milioni di copie. E ancora oggi è uno dei più venduti del suo catalogo, assieme al quasi capolavoro Motherland (2001).
Natalie scrive nel suo sito, per presentare questo nuovo lavoro: «Tigerlily è il disco più significativo che ho fatto, perché mi ha definito come artista, come cantautrice indipendente. Ha creato un ponte tra me e il mio pubblico che mi ha sostenuto per vent’anni. Ho deciso di fare Paradise is There e il film, per loro. Le canzoni hanno una nuova vita ogni volta che vengono eseguite, non sono mai uguali a prima. Il tempo le ha cambiate come ha cambiato me».
Paradise is There è una rilettura, è vero, ma è anche un disco nuovo. Le parti orchestrali, gli arrangiamenti quasi cameristici, l’uso della fisarmonica, danno all’album e alle canzoni una nuova veste, tanto che alcune sono decisamente irriconoscibili. Sono nuove. Buona parte del merito va ai musicisti che collaborano con lei da parecchio tempo essendo parte integrante della sua band: Gabriel Gordon(chitarra), Jesse Murphy (basso), Uri Sharlin (piano e fisarmonica), Allison Miller (batteria). C’è anche un quartetto d’archi: Scot Moore (violino), Shawn Moore (violino), Marandi Hostetter (viola) e Stanley Moore (cello). Aggiunti poi ci sono il sassofono di Sharel Cassity e le voci di Simi Stone, Gail Ann Dorsey e Elizabeth Mitchell.
Prendete I May Know The Word, scritta al tempo per il film di Jonathan Demme, Philadelphia e poi messa in Tigerlily, diventa quasi classica, nel senso di musica, grazie a un arrangiamento orchestrale morbido e sofisticato al tempo stesso. Come anche Cowboy Romance, tra le mie favorite, una ballata toccante, con la fisarmonica che avvolge la voce di Natalie, mentre un sezione ritmica rarefatta e un violino forniscono il resto del tappeto sonoro.
Ma è tutto il disco ad avere un suono diverso, meno rock, certamente, più morbido, ma più aperto, approfondito, con le canzoni che distendono le proprie melodie attraverso sonorità completamente rinnovate.
Trovi l’articolo completo su Buscadero n. 383 / Novembre 2015.