I biopic musicali sono diventati un vero e proprio genere, e oltre ai più popolari dedicati negli anni a Johnny Cash, Elvis, Elton John, Freddie Mercury, ci sono delle vere e proprie chicche per noi del Buscadero, come la storia di Blaze Foley immortalata da Ethan Hawke con Charlie Sexton nei panni di Townes Van Zandt.
Un biopic su Bob Dylan non ci lascia di certo indifferenti, e al tempo stesso rappresenta una sfida enorme nel raccontare la complessità del più prismatico e carismatico di tutte le rockstar. Se I’m Not There resta un capolavoro inarrivabile nel viaggio tra le metamorfosi di Dylan, James Mangold compie un piccolo miracolo con A Complete Unknown, circoscrivendo la storia dal suo arrivo a New York fino all’anno della svolta elettrica del 1965. La sceneggiatura è ispirata dal libro di Elijah Wald, Going Electric, che inizialmente doveva essere anche il titolo del film, le cui riprese sono cominciate prima della pandemia. Un periodo molto lungo, necessario per caratterizzare al meglio i personaggi, magistralmente interpretati dagli attori.
Edward Norton è commovente nella figura paterna e candida di Pete Seeger e Timothée Chalamet sale in cattedra scena dopo scena forgiando il suo personaggio sulla frase chiave attorno a cui ruota l’intero film. “Ognuno vorrebbe che io fossi diverso, ma io voglio essere come? Come qualunque cosa non vogliano che io sia”. Personalmente ho apprezzato le parti più romanzate, che si allontanano dalla didascalia e si avvicinano nella leggerezza della narrazione allo stile di un film che ho particolarmente amato come La Bamba.
E poi c’è quella New York sullo sfondo, vibrante, magica, sognante come nella copertina di Freewhelin’ dove Bob cammina con Suze Rotolo sottobraccio per le vie del Village. Suze è l’unico personaggio del film con un nome inventato (pare per volere dello stesso Bob per proteggere la sua memoria). Diventa Sylvie Russo e il suo personaggio esalta il lato più umano e romantico della storia (straziante quando scappa in lacrime ascoltando It Ain’t me Babe e rendendosi conto che Dylan non sarà mai di nessuno).
Sono stato a Roma alla Premiere con presenti il regista e gli attori principali (Norton, Chalamet e Monica Barbaro, anche lei superlativa nel ruolo di Joan Baez) e la sera ho avuto l’onore di vedere il film all’Auditorium Parco della Musica seduto a fianco di Scarlet Rivera che commentava ogni scena, cantava le canzoni, e aveva gli occhi lucidi nel seguire passo dopo passo il nascere di Bob Dylan, l’uomo che qualche anno più tardi cambierà la sua vita per sempre. Chissà se stanno pensando a un sequel con il Dylan gipsy di Desire, che un pomeriggio di giugno inchioda la macchina sulla tredicesima strada dal Village perché vede passare questa ragazza dai capelli rossi col violino in spalla.
Scarlet Rivera, Jono Manson e il musicista dei Delines e romanziere Willy Vlautin hanno visto e commentato il film in esclusiva per il prossimo numero in edicola del Buscadero!