These Dreams Of You
Per ricordare Paolo Carù
Teatro Auditorium San Luigi
Somma Lombardo
15 Dicembre 2024
Bellissima serata in quel di Somma. Per ricordare Paolo Carù sono intervenuti amici e musicisti che hanno dato vita ad un evento davvero memorabile. Peccato che molti lettori del Buscadero non abbiamo avuto modo presenziare all’incontro perché i posti in sala erano limitati, ma chi ha avuto la fortuna di essere presente alla serata, ha potuto assistere a qualcosa di unico.
Tutti gli amici che hanno ricordato Paolo – Riccardo Bertoncelli, Carlo Feltrinelli, Claudio Trotta e Luigi Grechi, quest’ultimo arrivato appositamente da Roma – hanno sottolineato l’importanza del personaggio nel valorizzare la cultura musicale italiana, creando a Gallarate un vero centro per gli amanti del vinile. Oltre al profilo umano di Paolo è stata evidenziata la sua profonda cultura musicale e il suo messaggio espresso poi con il Buscadero, diventato per molti una vera guida artistica.
Sul palco sono intervenuti molti musicisti: ha aperto la serata Massimiliano Larocca che insieme a Federica Ottombrino ha interpretato First We Take Manhattan di Leonard Cohen e Max in compagnia di Andrea Parodi, ricordando i fasti del loro gruppo, i Barnetti Bros, hanno riproposto Pancho & Lefty di Townes van Zandt. Andrea ha poi presentato la versione italiana di The Ghost of Tom Joad di Springsteen e una stupenda versione arricchita dai fiati di Sonora Death Row di Blackie Farrell.
Meritano una nota particolare la Borderlobo, la resident band che ha guidato tutti gli artisti che si sono esibiti. Diretti da Alex Kid Gariazzo alla chitarra – uno dei più bravi chitarristi italiani – troviamo Paolo Ercoli al mandolino, Riccardo Maccabruni alle tastiere e alla fisarmonica, Max Malavasi alla batteria, Michele Guaglio al basso e il sontuoso Alex Valle, già nella band di Francesco De Gregori, alla slide guitar. Inoltre sottolineiamo la possente presenza degli Slide Pistons, vale a dire Raffaele Kohler e Luciano Macchia, rispettivamente alla tromba e al trombone, che hanno infiammato il pubblico con i loro assoli. Alex Gariazzo si è poi esibito in due brani di artisti a lui molto cari proponendo Demasiado Corazon di Willie DeVille e Free Fallin’ di Tom Petty.
La componente internazionale è stata rappresentata da Derek Van Der Horst con Summer’s End di John Prine, subito seguita da Richard Lindgren, personaggio molto noto ai buscaderiani per la sua frequente presenza ai concerti italiani. Richard, con la sua debordante personalità, ha interpretato Downtown Train di Tom Waits, Rainy Night in Soho dei Pogues e Powderfinger di Neil Young. È stata poi la volta di Davide Van Des Sfroos, in forma smagliante, che ha presentato Blowin’ In The Wind e la trascinante Sciur Capitan.
A questo punto sono saliti con me sul palco i redattori e collaboratori della nostra rivista, Helga Franzetti, Donata Ricci, Mauro Zambellini, Marco Denti, Marco Verdi, Daniele Ghiro e Fabio Cerbone per ricordare come il Buscadero si appresti a festeggiare nel 2025, il 45° anno della sua esistenza: la continuità della rivista era uno degli obiettivi perseguiti da Paolo.
Per la conclusione della serata tutti gli artisti si sono presentati sul palco per una memorabile session. Nel gioioso finale sono stati riproposti tre brani molto amati da Paolo quali The Weight della Band, Ring of Fire di Johnny Cash e Jesus on the Mainline impreziosita dalla presenza dell’armonica di Jimmy Ragazzon (Mandolin’ Borthers) e dalla collaborazione del pubblico. Per chiudere degnamente la serata Davide Van Des Sfroos ha guidato la band tra il pubblico, intonando Redemption Song di Bob Marley e cantata da tutti i presenti.
Alcune annotazioni per concludere: prima di tutto, as usual, un merito speciale va ad Andrea Parodi nell’organizzare l’evento riuscendo ad amalgamare artisti di varia estrazione, coinvolgendoli in una serata magica. Bravissimi poi tutti i musicisti che sotto la guida di Alex Gariazzo, pur non avendo provato adeguatamente i brani per mancanza di tempo, hanno saputo fornire una prova di grande spessore. Grazie infine all’Amministrazione del Comune di Somma Lombardo che ha reso possibile l’evento. Una grande serata da ripetere nella prossima primavera. Una serata magica. Paolo ne sarebbe stato contento.
Guido Giazzi
Ricordando con un sorriso un amico e un maestro
Quella dello scorso 15 dicembre è stata una serata speciale, speciale in tutti i sensi, speciale nell’entusiasmo, speciale nella partecipazione collettiva, speciale in quello spirito sciamanico che aleggiava nell’aria. Non verrò a riportare la cronologia dell’evento, già ci sarà il resoconto dell’amico Guido, per l’occasione gran maestro di cerimonie, mi limiterò a farvi partecipe del vissuto che è stato ricco di emozioni (e commozione).
Decido di arrivare a Somma Lombardo nel tardo pomeriggio per assistere alle fasi conclusive del soundcheck, appena entro nel piccolo teatro mi imbatto subito in Massimiliano LaRocca con il quale ci scambiamo amichevoli saluti, in mezzo alla sala vedo spuntare dalle poltroncine un cappello da cowboy e nell’avvicinarmi riconosco Luigi Grechi, un vecchio amico che non rivedevo da parecchio tempo e sono abbracci & baci, rievocazioni dei tempi andati, di quando gli organizzai un concerto al Teatro delle Arti di Gallarate e altri aneddoti comuni che includevano Paolo Carù.
Accanto a lui un altro amico: Davide Bernasconi alias De Sfroos. C’è stato un tempo in cui eravamo molto vicini, poi per vicissitudini e impegni personali ci siamo un poco persi; ritrovarsi è stato davvero emozionante e gratificante e abbiamo avuto modo di raccontarci pagine del nostro privato. Intanto sul palco la band prova alcuni passaggi dei vari brani e decidono quale bis fare tutti assieme, una delle proposte che trova tutti d’accordo è Ring Of Fire ed è molto piacevole assistere all’improvvisazione del brano in cui tutti in cerchio si danno il là sulle strofe e sulle parti strumentali da eseguire; Davide propone anche di chiudere con una Redemption Song in stile New Orleans’ funeral, da eseguire scendendo giù tutti in fila tra il pubblico, cosa che poi avverrà effondendo semi d’emozione.
Una delle cose più belle di assistere a un soundcheck è partecipare a quell’atmosfera rilassata e informalmente collaborativa, con la voglia dei singoli musicisti di sperimentare e proporre; sul palco c’è Andrea Parodi che va e viene, Alex Gariazzo, gran direttore d’orchestra che si sbraccia per i saluti, Ercoli che balocca con il mandolino, Valle che proietta carezze e rifiniture con la pedal steel, il Maccabruni che diteggia sui tasti del piano, alle voci chi prova una frase chi un’altra o un coro…
Poi arriva il momento magico dello show: parte LaRocca con una sentita cover di Cohen, alle canzoni si alterneranno interventi di Claudio Trotta, di Riccardo Bertoncelli, di Luigi Grechi e di Carlo Feltrinelli che ricorderanno Paolo raccontando episodi e avventure; tra i punti più stuzzicanti mi limito a ricordare una bella cover di Demasiado Corazon (W. DeVille) a cura di Alex “Kid” Gariazzo e lo spazio di Davide Van De Sfroos che, oltre ad avermi onorato di citazione in una magnifica cover di Blowing The Wind, tra inglese e italdialetto, ha eseguito una sentita Sciur Capitan che di questi tempi, dove nuvole scure di guerre aleggiano oppressive sulle nostre teste, ha un suo determinato significato e segna una presa di coscienza.
Un abbraccio ad Anna e… ciao Paolo, tu forse non lo sai, ma ci hai insegnato un itinerario di luci.
Claudio Giuliani
These Dreams Of You: La Serata Perfetta
Una delle migliori decisioni che ho preso durante il 2024 che volge al termine è stata quella di presenziare lo scorso 15 dicembre alla serata-evento intitolata These Dreams Of You, un concerto organizzato dall’instancabile ed inossidabile Andrea Parodi presso il Teatro San Luigi di Somma Lombardo per celebrare la figura di Paolo Carù e di sua moglie Anna. Non un semplice concerto, ma una serata davvero magica in cui tutto ha funzionato alla perfezione e dove non c’è stato il benché minimo inconveniente tecnico, che in questo tipo di eventi organizzati senza troppo preavviso sono all’ordine del giorno.
Ma lo show è stata solo la parte centrale, nonché la più importante, di un insieme di esperienze che erano cominciate circa un’ora e mezza prima con una cena nel salone sotterraneo dell’oratorio adiacente al teatro, nella quale hanno partecipato non solo i “colleghi” del Buscadero presenti, ma tutti i musicisti che di lì a poco sarebbero saliti sul palco ad intrattenere il pubblico: un’enorme e unica tavolata con membri della redazione del Busca mescolati agli artisti ed altri ospiti come il noto giornalista Riccardo Bertoncelli, il promoter Claudio Trotta, l’editore Carlo Feltrinelli e, a sorpresa, Luigi Grechi, salito apposta da Roma per assistere all’evento pur senza esibirsi. Una cena splendida, un momento di condivisione irripetibile in cui nessuno dei presenti ha avuto atteggiamenti da star e con la possibilità di godere anche di ottimo cibo e vino e soprattutto di un’eccellente pasta all’arrabbiata preparata da Daniele Ghiro, che si è dimostrato uno chef sorprendente (non è facile mantenere la pasta al dente per più di 50 commensali).
Sullo show non voglio dilungarmi troppo con il rischio di risultare noioso e didascalico, basti dire che è stato uno dei concerti più toccanti ai quali ho assistito negli ultimi anni, con una band formidabile (i Borderlobo) e ospiti d’eccezione (Davide Van De Sfroos, Max Larocca, lo strepitoso Raffaele Kohler, il direttore musicale Alex “Kid” Gariazzo ed un Richard Lindgren simpaticamente sopra le righe), tutti coordinati alla perfezione dal già citato Andrea Parodi al quale spetta anche il mio personale premio di momento più intenso dello show, vale a dire una emozionante versione della springsteeniana The Ghost Of Tom Joad tradotta in italiano.
Le canzoni preferite di Paolo, brani originariamente di artisti come Bob Dylan, Grateful Dead, Tom Petty, Tom Waits, Van Morrison, Neil Young ed altri (ma non i Rolling Stones, unico neo della serata), hanno brillato di nuova luce nelle interpretazioni dei vari musicisti che si sono avvicendati, con la ciliegina di un memorabile finale collettivo con The Weight di The Band, la cooderiana Jesus On The Mainline (con interventi di Van De Sfroos in dialetto comasco!), e una commovente Redemption Song di Bob Marley eseguita girando tra il pubblico.
Alla fine di nuovo tutti al piano di sotto per il bicchiere della staffa e gli auguri per le imminenti festività natalizie: una serata indimenticabile (spero non l’ultima, ma sembra che Andrea abbia intenzione di organizzarne altre), che Paolo da lassù avrà apprezzato di sicuro anche se, come ha ricordato Guido dal palco, era una persona che preferiva restare nell’ombra e non amava particolarmente complimenti e riconoscimenti, figuriamoci una celebrazione come questa.
Marco Verdi
«Eppure resta che qualcosa è accaduto, forse un niente che è tutto» scriveva Montale nel 1971. Mi è sempre piaciuto Montale, forse per quel mal di vivere che torna sempre, che pervade un po’ quel sentimento di accostarsi alla vita. Che però non è esclusivo: spesso è accompagnato da qualcosa che “resiste”.
Non c’entra niente Paolo, anzi, possiamo forse ricordarlo come qualcuno che la vita l’ha riempita. La bellezza della musica, la letteratura che permeavano il quotidiano di ogni sua giornata potevano già essere abbastanza. Ma mi è venuta in mente questa frase sabato sera, ritornata a casa, un po’ perché Montale scrisse Satura, Xenia II, dopo la perdita della moglie, un dialogo immaginario e silenzioso che lo riconduce ai momenti più significativi della loro storia d’amore, un po’ perché il presente, il concetto in sé di quel tempo che possediamo nel presente, è il momento in cui risulta doveroso constatare quello che si è perso. Persone, sentimenti, spazi.
Un po’ ciò che è successo a lui con Anna, non più insieme, e un po’ quello che è successo a noi con lui, quando quel tremendo vuoto ci si è rovesciato addosso. Ma il presente diventa anche ricordarci quello che è rimasto degli amici, dei pensieri e di quei luoghi, ogni tentativo di recuperarlo non andrà mai perso. Parlare di Paolo, della sua passione, di tutto quello che ci ha regalato e di ciò che ancora oggi resiste insieme al suo ricordo, è come tenerlo in vita, accompagnarlo in quel cammino che tantissimi anni fa decise di intraprendere. Ma non solo: se personaggi come Carlo Feltrinelli ancora ne raccontano il piacere nell’esplorare gli scaffali del suo retrobottega, o Riccardo Bertoncelli ne tesse le lodi del fin gusto quando ancora in pochi, troppo pochi, iniziarono a baloccarsi dove lui stava giocando già in anticipo, è tenere in vita tutto il suo lavoro. E in platea i numerosi amici, i collaboratori, i discografici, Claudio Trotta che sul palco ci rivela i contrasti illuminanti nei dibattiti col personaggio.
Carù Dischi diventò tappa obbligata per gli ingordi di bellezza, per i divoratori di pagine e di musica, ma anche per chi semplicemente sapeva amare la scoperta senza pregiudizio: dalla libreria di Anna a quegli scaffali di morbido legno nel locale accanto, accarezzati dalle note dei migliori dischi di ogni epoca, il respiro era buono.
Attraverso questo ampio parlare, sabato sera, riportare gli episodi alle nostre menti, attraverso le canzoni che lui ha amato così tanto, quella musica che ha dato linfa a un universo monocorde fatta di artisti figli di un’America meticcia, di un’Europa in gran fermento, di un’eredità che non si limitava a libri di storia o geografia, ma abbracciava un mondo di culture, ideologie e convinzioni oltrepassando ogni frontiera, attraverso una magica serata, il cuore dei presenti si è scaldato di malinconia e gratitudine.
Una musica fatta di incontri e desideri, che si ritrova sopra a un palco come se volesse dire a Paolo: «guarda qui quanto di bello ci hai lasciato tutto intorno…. Non siamo quelli che lo lasceranno andare tanto presto. Stai sereno amico mio!”.
Helga Franzetti