MAYA DE VITRY
The Only Moment Mad Maker Studio
***1/2
Troppo spesso, quando parla di un determinato giovane artista, la stampa americana (ma non solo) si inventa paragoni scomodissimi, non capendo che così non fa il bene del musicista in questione ma viceversa lo mette sotto grande pressione, aumentando a dismisura le aspettative. È questo il caso di Maya de Vitry, singer-songwriter originaria di Lancaster, Pennsylvania, che dopo tre album pubblicati tra il 2019 e il 2022 (e un passato come leader della string-band Stray Birds) ha visto associati a lei i nomi di Joni Mitchell e Laura Nyro, con qualche attinenza forse solo con la seconda per una impressionante somiglianza fisica.
Non immaginiamo cosa possano dire oggi quegli stessi addetti ai lavori visto che il nuovo lavoro della cantautrice, The Only Moment, è senza dubbio il migliore tra tutti. Autoprodotto, il disco mette in luce l’ottima capacità di Maya nel songwriting e soprattutto la sua bellissima voce, che riesce a donare un tono soul alle varie composizioni siano esse ballate, brani di derivazione folk o semplici e dirette pop-songs. La de Vitry si accompagna al piano, chitarra e anche al violino, venendo aiutata da pochi ma capaci sessionmen come Anthony Da Costa alle chitarre, Ethan Jodziewicz al basso e Dominic Billett alla batteria.
Il CD inizia splendidamente con Nothing Else Matters (i Metallica non c’entrano, i brani sono tutti originali), una ballata rarefatta con la notevole voce della de Vitry a intonare una melodia da brividi accompagnata solamente da un piano e un paio di chitarre. Decisamente diversa Compass, canzone folk-rock dal ritmo sostenuto, motivo di fondo accattivante e strumentazione elettrica; sempre in territori folk, ma con un approccio più delicato e arioso, si pone la spedita e fluida Odds Of Getting Even, in cui risalta con chiarezza la bravura di Maya nel creare linee melodiche profonde e dirette al tempo stesso.
Tracce di soul, grazie soprattutto all’uso della voce, nella lenta ed intensa I’m Not Going Anywhere, in cui la leader dispensa emozioni «per sottrazione», così come nella raffinata If They Feel Like Wings, che in più ha un refrain che ben si accoppia a una leggera orchestrazione creando un crescendo degno di nota, mentre la vivace e rockeggiante Some Rent riporta un raggio di sole all’interno del disco.
Con Burning Building, dal passo cadenzato ma lento, torniamo ad atmosfere notturne con piano e chitarra elettrica a sostenere nel buio la voce di Maya, a differenza di Addicted che è più diretta e tradisce un’attitudine pop; chiusura con l’acustica ed intimista Watching The Whole Sky Change che procura altri brividi (e che voce), e con le ambientazioni soulful di Ribbon. Lasciamo quindi da parte certi nomi altisonanti: Maya de Vitry merita di essere apprezzata per quella che è e non per chi potrebbe ricordare.