Recensioni

Nick Lowe & Los Straitjackets, Indoor Safari

NICK LOWE & LOS STRAITJACKETS
INDOOR SAFARI
NL LTD./YEP ROC
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Ma dico io, chi glielo fa fare, a Nick Lowe, di mettere in (relativa) discussione una carriera altrimenti immacolata con progetti come questo? Alla guida dei Brinsley Schwarz prima, come produttore poi e in veste da titolare poco dopo, il britannico Nick The Knife ha regalato al rock’n’roll alcune delle sue pagine più frizzanti e a tutt’oggi sfogliate. Ha attraversato il Merseybeat e, nel tentativo di creare un canone ancora vivacissimo di canzoni da tre minuti saltellanti tra power-pop, rock, country e convulsioni ritmiche, ha anticipato il punk e in pratica squadernato il pub-rock. Ha messo la firma su una sfilza di album da amare alla follia e scritto (What’s So Funny ‘Bout) Peace, Love & Understanding, classico assoluto nonché da sempre oggetto di continue riletture. Ha fatto parte dei Little Village e mantenuto, anche nei primi anni del nuovo millennio, quando il suo requisito anagrafico aveva abbondantemente sopravanzato le 50 primavere, una vivacità invidiabile.

Non eravamo riusciti a volergli meno bene neanche di fronte al suo prematuro ingessarsi nel ruolo del crooner con spennellate lounge, e nondimeno, a dieci anni dall’ultimo disco in studio, perché riaffiorare all’improvviso con il qui presente Indoor Safari, che non è brutto (per carità!) ma per metà già conosciuto? Sette dei suoi dodici brani provengono infatti da un trittico di EP pubblicati, sempre con i Los Straitjackets nei panni della backing-band, tra il 2018 e il 2020.

Siccome Lowe aveva detto a suo tempo di averli fatti uscire «per far sapere al pubblico che il negozio era ancora aperto», per quale ragione non farne uscire un quarto oggi, anziché riciclare più di una mezza dozzina di canzoni? Poi, è chiaro, la classe di Lowe e del gruppo — combo strumentale e mascherato di specialisti della vecchia Nashville — non si discute, né appare meno scintillante del solito nelle cromature swing della splendida Went To A Party o nel modernariato doo-wop dell’altrettanto magnifica Crying Inside (entrambe nuove di zecca).

Malgrado siano già note, non c’è del resto alcunché da eccepire nemmeno riguardo al delizioso battello soul di Raincoat In The River, all’ironica prolusione jazzy dell’ondeggiante Trombone, alla ballata da Elvis (impegnato col tè delle 5pm) di Blue On Blue. L’intreccio fra twist e primi Beatles della spumeggiante Jet Pac Boomerang ci fa capire, se non altro, quante e quali prelibatezze l’«abominevole mattatore» potrebbe ancora regalarci. Se solo ne avesse voglia, se solo la vita di quartiere nella placida Brentford (a ovest di Londra) non fosse così confortevole, se solo il governo laburista di Keir Starmer non si apprestasse a ritoccare ancora, al rialzo, il prezzo delle sigarette già più care d’Europa, se solo…


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