Foto: Lino Brunetti

In Concert

Comet Is Coming live a Milano, 11/5/2019

Una vera esplosione sonora. Una bomba. Non c’è nessun altro modo, più adatto di questo, per descrivere quanto messo in scena dai Comet Is Coming in un Santeria Social Club giustamente sold out, la sera di sabato 11 maggio. Il trio londinese è soltanto uno dei vari progetti del grande sassofonista inglese Shabaka Hutchings – gli altri principali, Shabaka & The Ancestors e Sons Of Kemet –  uno dei protagonisti di quella nuova ondata jazz che, attraverso brillanti contaminazioni sonore e uno sguardo attento alla contemporaneità, ha riportato il genere tra i favori delle nuove generazioni. A fianco del suo sax tenore, nei Comet Is Coming troviamo le tastiere di Dan Leavers (Danalogue) e la batteria di Max Hallett (Betamax). Due album e un paio di EP quanto pubblicato finora dalla band, col vertice nel recentissimo Trust In The Lifeforce Of The Deep Mistery appena licenziato dalla mitica Impulse!, disco che qui si trovavano a presentare.

La serata parte già bene col jazz-rock un po’ funky dei giovanissimi Studio Murena, ancora un po’ acerbi e non del tutto sciolti, ma bravi ad intrattenere per una quarantina di minuti con un mix di composizioni proprie e brani altrui rivisitati. Mancano un po’ di carne e sangue, ma quella ce la metteranno in abbondanza i tre Comet Is Coming quando saliranno sul palco. 

Dal vivo, le loro composizioni diventano un magma di febbrile improvvisazione, un mix d’influenze diverse che si palesano attraverso uno dei sound più eccitanti in circolazione. Il tenore di Hutchings è forse l’elemento di spicco, ma c’è da dire che l’apporto di tutti e tre i musicisti è fondamentale. Hallett è un batterista straordinario, è capace di suonare fluido e fantasioso e di muoversi con agilità tra raffinatezza e potenza. È lui quello che mette una cornice a quanto fatto dagli altri due, quello in grado di non far mai mancare un appoggio ritmico alle parti sonore, siano esse tirate di free-jazz astrale o tuffi nei suoni delle moderne metropoli contemporanee.

Hutchings è bravissimo sia nel tratteggiare melodie che rimangono in mente come riff, sia quando, attraverso una notevole padronanza della respirazione circolare, sposta l’asse dalle parti di un suono spirituale in cui le note si susseguono come l’ondata di un fiume in piena. A tener testa ai due ci sono poi le tastiere di Leavers, uno che con i suoi strumenti immette sia suggestioni da musica quasi psichedelica, con le radici in Sun Ra così come nelle partiture dei minimalisti americani, sia i bass loops e gli effetti della musica elettronica, ponendosi poi come il più tarantolato e comunicativo dei tre.

Nelle quasi due ore di spettacolo, i tra hanno continuato ad oscillare tra questi elementi, tra un jazz cosmico e ancestrale da una parte e il suo superamento attraverso il definitivo abbandono ad un suono contemporaneo e moderno che, soprattutto nella seconda parte di concerto, ha qui e là assunto i connotati di un trip pulsante, con la cassa in quarta a profilare ipotesi di techno jazz mutante.

Non immaginatevi però nulla di cervellotico o particolarmente ostico. Quello che rende eccitanti ed esaltanti come una rock band i Comet is Coming, oltre all’ovvia brillantezza della musica stessa e una perizia tecnica che però mai surclassa il godimento del tutto, è il loro essere diretti, fortemente fisici, immediati e non banali, leggibili a più livelli. La reazione super entusiasta del pubblico di questa serata ha senza dubbio dimostrato che sono sulla strada giusta. Da non perdere per nulla al mondo dovessero passare dalle vostre parti.

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