THE CRANBERRIES
IN THE END
BMG
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Nei mesi precedenti la triste, prematura e tragica scomparsa di Dolores O’Riordan, The Cranberries avevano iniziato a lavorare a quello che avrebbe dovuto diventare (e che oggi è) il loro ottavo album. Dolores e Noel Hogan avevano iniziato a scriverlo nel maggio 2017 e molto materiale era stato registrato prima di quel fatidico 15 gennaio 2018. Come è ovvio, l’accaduto lasciò i membri della band scioccati e persi nel dolore, privi di forze. Consultandosi con la famiglia della cantante, però, hanno deciso di non dissipare il lavoro fatto e di completare il disco, in modo da onorarne la figura, il talento e il lavoro, oltre che ovviamente l’amicizia che li legava.
“Sapevamo che questo doveva essere un grande disco, se non il migliore, uno dei migliori album che potevamo fare.” racconta Noel “La preoccupazione era di rischiare di distruggere l’eredità della band realizzando un album che non fosse all’altezza degli standard. Una volta passati in rassegna tutti i demo su cui Dolores ed io avevamo lavorato, abbiamo deciso che avevamo un album forte, e sapevamo che il farlo uscire sarebbe stata la cosa giusta e il modo migliore per onorare Dolores”. Ecco così Noel, Mike Hogan e Fergal Howler rivolgersi al produttore Stephen Street, col quale avevano lavorato su ben quattro dei loro album precedenti, tra cui quelli più noti, e assieme a lui partire alla costruzione vera e propria del disco, attraverso session contaddistinte dall’eccitazione creativa che la realizzazione di ogni album dovrebbe avere, ma anche da un senso di profonda tristezza.
In The End è il canto del cigno per la band irlandese, l’ultimo capitolo di una storia protrattasi per ben venticinque anni e che ha fruttato qualcosa come quaranta milioni di dischi venduti. Il sound è quello classico dei Cranberries, la qualità delle canzoni è più che buona e non ci sono dubbi circa il fatto che i numerosi fan lo accoglieranno con affetto. Il loro mix di melodia pop e chitarre alt-rock rivive qui in brani come All Over Now, Wake Me When It’s Over, Got It, Summer Song o The Pressure. La bellissima voce della O’Riordan è ovviamente al centro di tutti i pezzi, ma il suo cantato sempre peculiare emoziona particolarmente nelle melodie drammatiche e grondanti spleen di Lost o di Catch Me If You Can, così come nella soave ariosità di brani senza ombre come A Place I Know o Illusion. È un disco, anche a dispetto del suo titolo, non contrassegnato dal senso della fine, ma forte e propositivo quanto quello di una band ancora in vita. Un omaggio migliore, a Dolores, così come ai fan della band, probabilmente era difficile farlo.