La magia di una voce di grande estensione, accoppiata al talento pianistico, già evidenziati dalle prime incisioni effettuate a metà dei anni ’50 – allora quattordicenne -, insieme al padre, il Rev. C.L. Franklin, predicatore-guida di una chiesa di Detroit.
Aretha nasce a Memphis il 25 marzo 1942, cresce a Buffalo e Detroit, rivelandosi presto la più dotata delle non comuni propensioni artistiche famigliari (due sorelle, Carolyn e Erma, che saranno insieme a lei nel 1980, nell’esplosivo Think del film Blues Brothers). Frequentazioni che vanno da Clara Ward, a James Cleveland, da Sam Cooke a Martin Luther King, ne formano il carattere, l’impegno sociale e l’arte. Di lei si accorge John Hammond – a lui si devono passi importanti per portare Bessie Smith, Billie Holiday, Bob Dylan e altri alla Columbia – che le procura un contratto all’alba dei ’60. Alti e bassi in ambito pop-jazz: il repertorio e gli arrangiamenti non la valorizzano in pieno.
Nel ’67 Jerry Wexler ne rileva il contratto e la porta all’Atlantic: finalmente, Aretha riesce ad esprimere tutta la sua grandezza artistica, a partire da un formidabile approccio al soul quale I Never Loved A Man registrato a Muscle Shoals, pur tra controversie di carattere personale che ne richiedono il completamento negli studi di New York. Di lì a poco arriva la sua versione di Respect, di Otis Redding, che “stravolge” il significato originario di taglio macho, per farne un “inno femminista” e più genericamente sociale. In tempi brevi la Franklin assume tutti i caratteri per essere definita la “Queen of Soul”. Vari anni di successi e di concerti (anche in coppia con altri interpreti, non solo r&b), con ritorni alle origini gospel, a cui seguono periodi di “sopravvivenza artistica”, nel tentativo di cavalcare le onde delle nuove tendenze musicali.
Prima di precipitare, a causa della malattia che l’ha portata alla morte questo 16 agosto, l’avevamo vista (dicembre del ’15) in quella strabiliante versione di (You Make Me Feel Like) A Natural Woman, che aveva commosso tutti, Obama e l’autrice Carole King compresi.
Al di là dei titoli onorifici Aretha Franklin è stata una delle più grandi artiste di sempre nella storia della musica nera e non solo.