ARTISTI VARI
Look Again to The Wind: Johnny Cash’s Bitter Tears Revisited
Sony Masterworks
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Quando ho intervistato Joe Henry, lo scorso mese di maggio, proprio alla fine della nostra bella discussione mi aveva anticipato l’uscita di questo disco. Un disco importante. Un omaggio a Bitter Tears di Johnny Cash, uno dei capolavori dell’uomo in nero, ma anche della nostra musica. Bitter Tears, edito nel 1964, era un disco impegnato politicamente, un disco che denunciava la situazione degli indiani pellerossa, con il governo che se ne fregava altamente dei problemi di quella gente: Cash era abituato a dare voce a quelli che non l’avevano e Bitter Tears è uno degli esempi più belli di questo suo modo di fare musica. Ed è anche il disco con cui Cash prende una posizione ben definita, di consapevolezza sociale, denunciando una cosa che molti sapevano ma che tutti ignoravano. Cinquanta amni dopo Joe Henry ed un manipolo di grandi della nostra musica riprendono quel disco e lo rileggono in modo personale, una sorta di nuovo manifesto folk che trasforma quel disco mitico in un album di ballate roots, eseguite con grande classe ed assoluta conoscenza della materia. Henry ha chiamato gente del calibro di Norman e Nancy Blake (Norman è l’unico musicista, ancora in vita, che ha partecipato a quel disco), Kris Kristofferson, Gillian Welch e Rawlings, Emmylou Harris, Steve Earle, The Milk Carton Kids, Rhiannon Giddens, Bill Miller ed altri ed ha confezionato un piccolo capolavoro.
Infatti questa non è una rilettura pedissequa ma un interpretazione, una revisione personalizzata di una manciata di canzoni, di grandi canzoni, che Johnny Cash e Peter LaFarge avevano scritto più di cinquanta anni fa. Apre una lunga e splendida As Long As The Grass Shall Grow, un classico di LaFarge che Gillian Welch e David Rawlings interpretano in perfetta solitudine. Una ballata triste, tragica, intensa, fortemente coinvolgente che i due fanno loro con lo stile imprescindibile della Welch, ben sostenuta dalla superba musicalità di Rawlings. Più di nove minuti per dare una nuova veste ad una delle canzoni più belle della nostra musica, una canzone struggente che, a distanza di così tanti anni, è ancora in grado di emozionare: la voce di Gillian ed il timbro delle chitarra sono indimenticabili. Apache Tears è una slow ballad scritta da Johnny. Anche in questo caso Emmylou Harris la fa sua, accompagnata da suoni scarni ma molto presenti (Jay Bellerose, Patrick Warren, Keneth Pettengale e Joe Ryan (aka Milk Carton Kids) e Dennis Crouch). Emmylou la interpreta in modo semplice, disadorno, ma con un piglio poetico tutto suo. E c’è anche, forse ancora più bella, quasi completamente strumentale, che affascina in modo incredibile, Apache Tears Reprise curata da Gillian e David, Greg Leisz, Bellerose, Warren e David Piltch. Una rilettura strumentale da brividi. Custer (La Farge), è interpretata da Steve Earle (con i soliti noti Warren, Ryan Penttengale, Crouch e Bellerose) con il suo classico stile. Tempo veloce, la voce usata in modo quasi epico, che racconta un pezzo di storia: un accompagnamento acustico di grande forza espressiva completa il tutto. The Talking Leaves, malinconica composizione scritta da Cash, viene riletta con grande pathos e notevole forza interpretativa da Norman e Nancy Blake: Gillian ed Emmylou, oltre ai soliti sidemen, completano il quadro dei musicisti. Nancy parla, racconta la storia, mentre una musica scarna e le voci a bocca chiusa di Gillian ed Emmylou la avvolgono. The Ballad of Ira Hayes è la canzone più famosa di Peter LaFarge: la hanno interpretata tutti, compreso Dylan. Una brano passato alla storia, una story song tragica che racconta la vita di un soldato, di origini pellerossa, che passa dalla fama (è uno di quelli che hanno alzato la bandiera americana ad Iwo Jima) ad una tragica morte, alcolizzato ed abbandonato da tutti. La canta Kris Kristofferson con la sua bella voce impastata, da ottantenne pieno di forza, grande musicista, straordinario storyteller. Un versione intensa, profonda, toccante. Drums vede la voce di Norman Blake portare in palma di mano questa canzone, scritta ancora da LaFarge. I soliti noti, Gillian e David, Nancy ed Emmylou gli fanno da corollario e la ballata scivola via che è un piacere. White Girl (ancora LaFarge) vede i Milk Carton Kids protagonisti con le loro voci particolari e le nitide chitarre. Un altra story song intensa ed amara, riletta come una folk song classica. Rhiannon Giddens (la voce dei Carolina Chocolate Drops) fa sua, in modo decisamente personale, con sfaccettature folk e blues, The Vanishing Race, scritta da Johnny Horton. Una canzone che supera i sei minuti, una ballata amara, dalle tonalità aspre, quasi da work song. Gillian Welch e David Rawlings, con Norman e Nancy Blake, reinterpretano in una versione (quasi) strumentale la splendida As Long As The Grass Shall Grow: una cascata di chitarre acustiche per dare ancora più profondità alla struggente melodia. Chiude il disco, lo dico ancora, splendido, Look Again to The Wind, ennesima composizione di Peter LaFarge, eseguita da Bill Miller, sostenuto da Dennis Crouch e dal mandolino di Sam Bush.