BLAKE MILLS
Heigh Ho
Caroline/ Universal
***½
Almeno per il momento, la carriera del cantautore Blake Mills sembra una delle centinaia di storie fatte di innumerevoli alti e bassi e dall’improbabile lieto fine che riempiono il mondo del rock’n’roll quasi come uno stereotipo: di solito cominciano tutte con l’effimera euforia di una band, nello specifico i Simon Dawes concepiti insieme a Taylor Goldsmith (successivamente fondatore dei più fortunati Dawes); proseguono con qualche tentativo solista (Break Mirrors del ‘10) magari incensato dalla critica ma ignorato dal grande pubblico; e finiscono con un tenace tirare a campare tra manovalanza conto terzi (Mills ha suonato con Band of Horses, Beck, Cass McCombs, Lucinda Williams, Neil Diamond, Conor Oberst, Norah Jones e Avett Brothers tra gli altri), qualche produzione per sbarcare il lunario e una lunga serie di occasioni mancate. Con le case discografiche che hanno drasticamente ridotto gli investimenti e considerando il crescente sovraffollamento del mercato, conseguenza delle scorciatoie offerte dalla tecnologia digitale, oggi uscire da questa situazione e cambiare il corso di una storia già scritta mille altre volte, è sempre più difficile; ma non c’è dubbio che Heigh Ho, secondo album dell’artista di Venice Beach e, in ambito cantautorale, in assoluto uno dei dischi più originali, creativi e “nuovi” degli ultimi tempi, meriterebbe tutta l’attenzione ed il plauso di questo mondo.
A dire il vero, qualcuno si è già accorto dello straordinario talento di Mills ed un complimento come “…degli ultimi chitarristi che ho ascoltato penso che Blake Mills sia fenomenale…” espresso da Eric Clapton in persona, può rendere l’idea, così come la collaborazione con produttori come T-Bone Burnett e Rick Rubin. L’aria del capolavoro o quantomeno l’alto profilo delle canzoni, si respira già dal calibro dei musicisti coinvolti: Jim Keltneralla batteria, il multistrumentista Jon Brion, Don Was e Mike Elizondo al basso, Benmont Tench alle tastiere, per concludere con Fiona Appleospite al controcanto; in pratica la band che suona nei sogni di qualsiasi songwriter.
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